Migrazioni e matrimoni misti

Famiglia 4BUCAREST, 22. Il fenomeno delle migrazioni e quello dei matrimoni misti tra cattolici e ortodossi rappresentano le principali sfide che le Chiese in Europa, e in particolare quelle presenti nella regione sudorientale del continente, si trovano ad affrontare sul delicato terreno della pastorale familiare. Di tutto ciò si è discusso nel corso dell’incontro che per cinque giorni, sino a ieri, martedì, ha visto riuniti a Bucarest presidenti e rappresentanti delle conferenze episcopali di cinque Paesi (Romania, Bosnia ed Erzegovina, Albania, Grecia e Bulgaria), nell’ambito delle attività del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Giornate segnate anche — come già abbiamo riferito nell’edizione di ieri — dalla riflessione e dalla preghiera per le vittime della recente tragedia dell’immigrazione avvenuta nel Mediterraneo.
In vista del sinodo ordinario dei vescovi, in programma nel prossimo mese di ottobre, e alla luce di quello straordinario dello scorso anno, i presuli si sono comunque confrontati soprattutto sul tema della famiglia, individuando una serie di sfide, tra le quali appunto quella dei matrimoni misti tra cattolici e ortodossi. Tema che era già stato oggetto di un’approfondita riflessione in un incontro svoltosi a Sofia nel 2008. Esistono problemi — si legge in un comunicato diffuso dal Ccee — «a causa delle diversità nel modo di concepire il matrimonio e la sua sacramentalità; ma bisogna accompagnare le coppie in un cammino di fede, perché le differenze non conducano a un relativismo e a un’indifferenza religiosa». I vescovi, infatti, rilevano che se «ben vissuti, i matrimoni misti sono un’esperienza di un autentico dialogo ecumenico». Altro fronte di particolare impegno e accompagnamento pastorale individuato dai presuli è quello delle migrazioni, tema cruciale soprattutto, viene sottolineato, in un mondo fondato sull’economia globalizzata che «non ha cura né attenzione per i poveri né per i giovani e che spesso obbliga la gente di questa regione dell’Europa a cercare lavoro in altre regioni del mondo». In tal senso, rilevano i presuli, «le migrazioni sono una grande sfida per la famiglia che esige una speciale attenzione da parte della Chiesa. Molte famiglie sono divise a causa dell’emigrazione». Di qui si auspica anche una più stretta collaborazione pastorale tra le Chiese locali dei Paesi di origine e quelli di arrivo per quanto riguarda, per esempio, la preparazione al matrimonio. In tal senso, «le comunità cattoliche delle nazioni che accolgono gli emigrati dovrebbero garantire una preparazione e poi un accompagnamento delle coppie giovani che vengono a sposarsi nei loro Paesi di origine».

© Osservatore Romano - 23 aprile 2015