San Gregorio di Narek, “dottore della pace” per il mondo di oggi

narek mosaicoNel giorno della prima memoria liturgica di San Gregorio di Narek, le cerimonie in Vaticano, con una Messa presieduta dal cardinale Sandri e una preghiera ecumenica. Ai nostri microfoni il postulatore della causa del Dottore della Chiesa, monsignor Levon Zekyan, sottolinea il valore di questo Santo nella storia armena e in quella della Chiesa universale col suo messaggio di pace, di preghiera, di corresponsabilità

Debora Donnini e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Un Dottore della Chiesa che potrebbe essere anche definito “Dottore della pace”. Così disse Papa Francesco quando, nel corso del suo viaggio apostolico in Armenia, nel 2016, prese parte a Yerevan all’incontro ecumenico e di preghiera per la pace. Nel Libro delle Lamentazioni, infatti, San Gregorio di Narek aveva rivolto al Signore un’invocazione di perdono e misericordia per i nemici: “Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa condotta terrena e radica quella buona in me e in loro (Libro delle Lamentazioni, 83,1-2)”. Questo monaco, teologo, mistico e poeta armeno vissuto tra il 951 e il 1010, si è così fatto “preghiera di tutto il mondo” portando un messaggio di solidarietà universale con l’umanità, “un grido accorato che implora misericordia per tutti”, rimarcò il Papa esortando gli armeni a farsi “messaggeri di questo anelito di comunione”.

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