Il cardinale Leonardo Sandri ricorda l’opera di Cirillo e Metodio

cirillo-e-metodio-banconota«La dimensione ecumenica della vita, dell’opera e del messaggio» dei fratelli di Tessalonica, venerati come compatroni d’Europa, è stata sottolineata dal cardinale Leonardo Sandri, alla presentazione degli atti del convegno «I santi Cirillo e Metodio tra i popoli slavi. 1150 anni dall’inizio della missione», svoltasi martedì 10 giugno all’ambasciata della Repubblica Slovacca presso la Santa Sede. Curata dal cardinale Jozef Tomko e dall’arcivescovo Cyril Vasil’, la pubblicazione raccoglie i contributi dell’incontro tenutosi nel febbraio 2013 al Pontificio istituto orientale, di cui il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali è gran cancelliere.
Due le dimensioni della loro missione evangelizzatrice rilanciate dal porporato: quella ecumenica e quella culturale. Quanto alla prima, il cardinale ha parlato delle «Chiese orientali cattoliche, alle quali il concilio ecumenico Vaticano II affida particolarmente il compito di promuovere l’unità tra tutti i cristiani, e la cui stessa esistenza prova l’autentica comprensione della cattolicità della Chiesa: non uniformità e omologazione, ma varietà che manifesta l’unità». A tal proposito, le Chiese orientali sono «fra le continuatrici autentiche dell’opera cirillo-metodiana, portatrici di un proprio patrimonio teologico, liturgico e disciplinare, talora di una propria lingua liturgica, in comunione però col Successore di Pietro. È bello ricordarlo — ha commentato — fugando ogni ingiustificato sospetto o timore nei loro confronti, che potrebbe insinuarsi sulle labbra o nella mente di alcuni». Un’ulteriore testimonianza del valore ecumenico dell’opera di Cirillo e Metodio si ritrova per il cardinale Sandri nel fatto che «figli della Chiesa di Costantinopoli, uniti nella vita, nella missione e anche nella glorificazione con la Chiesa di Roma, essi sono considerati esempi di vita e di apostolato sia dagli ortodossi sia dai cattolici e godono di una grande stima anche presso le comunità ecclesiali nate dalla Riforma, in quanto propagatori della parola di Dio, con la traduzione della Bibbia in lingua volgare». La seconda dimensione richiamata dal porporato è quella culturale, con l’auspicio conclusivo rivolto soprattutto ai docenti e agli allievi del Pontificio istituto orientale, affinché «lo spirito di Cirillo e Metodio sia guida e ispirazione costante nella formazione accademica degli studenti provenienti non solo dall’area slava, ma da quella siriaca, copta, etiopica. Essi possano tornare nelle rispettive Nazioni di provenienza non soltanto arricchiti da un bagaglio di nozioni e competenze sul passato, bensì capaci nell’insegnamento e nell’azione pastorale, di fecondare e rinnovare le società e le culture di appartenenza».

© Osservatore Romano - 13 giugno 2014