La parrocchia cattolica di Sofia ha triplicato i fedeli
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- Creato: 23 Novembre 2015
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È l’unica parrocchia di rito latino nella capitale bulgara e il suo territorio va ben oltre i confini di Sofia, coprendo un vasto raggio di 150 chilometri. La vita della comunità ruota attorno alla nuova cattedrale, edificata 10 anni fa. Situata nel centro della città, essa fa parte del singolare quadrilatero religioso composto dalla cattedrale ortodossa “Santa Nedelja”, dalla moschea “Banja Bashi”, dalla grande sinagoga, e, appunto, dalla maestosa cattedrale cattolica. Dedicata a San Giuseppe, la domenica si riempie di fedeli per la messa delle dieci e trenta. “Con la veloce crescita della città, il numero dei parrocchiani è triplicato”, racconta il parroco, il cappuccino padre Zbygniew Tecza. “Per lavoro o per studio vengono molti giovani che poi si insediano a Sofia”, “ma – aggiunge – anche tanti stranieri che si trasferiscono in Bulgaria”. Dopo la messa, inizia il catechismo per bambini, frequentato anche da ragazzi ortodossi. “È curioso – spiega il parroco – che alcuni ortodossi portino i loro figli a catechismo da noi perché non trovano una possibilità nella loro parrocchia oppure, ci dicono, apprezzano il nostro approccio con i bambini”. Si sentono tranquilli, anche perché a San Giuseppe nessuno li forzerà a diventare cattolici. Dopo i primi incontri, anche alcuni genitori desiderano ricevere una formazione cristiana e molti continuano a frequentare la Chiesa cattolica.
I rapporti con gli ortodossi. “In Bulgaria, dopo gli anni del comunismo la ripresa della Chiesa ortodossa è stata lenta”, rileva uno dei catechisti, Stoyan Karageorgiev. A suo avviso, “la maggior parte della gente non conosce neanche cosa sia la confessione o la comunione”. Aggiunge che “la metà delle persone che frequentano la parrocchia non è di origine cattolica”.
Nella cattedrale di San Giuseppe vengono anche seminaristi dalla vicina facoltà di teologia ortodossa. “Si interessano delle differenze tra cattolici e ortodossi e vogliono conoscere la liturgia della messa”
spiega padre Tecza. A suo avviso “anche se la gerarchia ortodossa talvolta si dimostra piuttosto chiusa, tra i sacerdoti e tra i fedeli ci sono buoni rapporti”.
Dall’Orient express a Bergoglio. Fondata per i lavoratori impegnati nella costruzione dell’Orient express, la cattedrale che ha visto anche la presenza dell’allora delegato pontificio Angelo Roncalli, era stata totalmente distrutta dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. Temporaneamente per le celebrazioni liturgiche era stato adattato il piccolo salone teatrale. Una situazione durata ben 60 anni. “Si è soliti dire che l’edificio non fa la Chiesa – afferma Karageorgiev – ma con la nuova cattedrale tutta la parrocchia è cambiata radicalmente”. Situata proprio all’uscita della metro, la cattedrale attrae anche semplici curiosi. Spesso l’edificio ospita concerti di musica classica e cori di grande rilievo. “Anche questa è una forma di evangelizzazione culturale – ne è convinto padre Tecza, che ammette –: come in genere i bulgari accolgono con simpatia le attività della Chiesa cattolica, hanno rispetto per noi, soprattutto per Papa Francesco”.
Attenzione ai poveri, cura delle famiglie. L’effetto Francesco si vede anche nelle offerte per i poveri. “Spinti dalle parole del Papa, le persone portano vestiti, giocattoli e cibo”, racconta il parroco. E aggiunge: “Dicono che il Papa piace perché è vicino alla gente”. Come ogni metropoli, Sofia è piena di bisognosi che i frati cappuccini, insieme alle suore di Madre Teresa, cercano di assistere: senzatetto, mendicanti, bambini orfani e carcerati.
Una cura pastorale particolare è riservata alle famiglie, anche perché gran parte dei matrimoni sono misti.
“Viviamo in un ambiente molto secolarizzato e materializzato, molto più che negli altri Paesi europei”, spiega padre Tecza. “A Sofia essere cattolici, ma anche cristiani, non è facile”. Poi ci sono i cattolici giunti dall’interno del Paese che frequentano più raramente, “abituati ad avere la parrocchia vicino a casa”. “Il fatto che San Giuseppe sia l’unica realtà di rito latino a Sofia è un problema”, ritiene Karageorgiev, “ma stranamente dieci anni dopo la costruzione anche la cattedrale nuova sembra piccola”.
© www.agensir.it - 21 novembre 2015