Card. Parolin: in Ucraina accanto alla gente che chiede pace

Il cardinale Parolin col presidente ucraino Poroshenko EPA“Non lasciatevi vincere dall’angoscia: Dio non vi dimentica”. Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin alla folla che ha partecipato alla Messa presieduta dal segretario di Stato a Leopoli, nel terzo giorno della sua visita in Ucraina. Al microfono di Mariusz Krawiec, corrispondente a Lvov della nostra redazione polacca, il porporato racconta le impressioni raccolte in particolare a contatto con la gente del Donbass, teatro
di un conflitto di cui si parla molto poco:

R. – Sono molto lieto di aver potuto conoscere per la prima volta questa realtà. I primi giorni sono stati segnati proprio dall’esperienza della guerra all’Est. Abbiamo voluto incominciare con la visita alla regione di Zaporizia, quella vicina al Donbass. La mia impressione è che questa guerra, questo conflitto, segni profondamente la carne di questo Paese. Anche lì dove non c’è la guerra però – per esempio a Kiev, per l’incontro con le autorità – le conseguenze si fanno sentire molto forte. Diciamo che la mia prima impressione è stata quella di un Paese sofferente, che cerca in tutti i modi di trovare una soluzione pacifica e negoziata al conflitto. E nello stesso tempo, è anche una Chiesa molto impegnata sul fronte della carità. Intanto, è una comunità cristiana – sia latina, sia greco-cattolica – molto viva, molto devota, in cui si vede veramente una grande fede, una grande partecipazione alla vita della Chiesa. Ma anche questa dimensione della carità: attraverso le Caritas, soprattutto, questo cercare di venire incontro alle necessità di coloro che soffrono. E quindi, questa iniziativa del Papa credo che abbia dato proprio più impulso a questa opera di carità della Chiesa, che è nello stesso tempo anche una grande opera di testimonianza nei confronti della società.

D. – Secondo lei, la Chiesa qui in Ucraina, soprattutto noi cattolici, cosa possiamo dare a questa società toccata anche dalla guerra, dalla sofferenza?

R. – Io credo che appunto la testimonianza della carità sia la cosa più importante. In questi giorni, abbiamo cercato di pregare insieme nelle varie celebrazioni e continueremo a farlo anche nelle celebrazioni successive, per la pace. La pace che tocchi i cuori di tutti coloro che sono coinvolti e soprattutto dei responsabili del bene comune, perché trovino strade – e ci sono. C’è un accordo, l’Accordo di Minsk. Se si mette in esecuzione questo Accordo, si incomincia a risolvere il problema. Bisogna avere la volontà di farlo. Quindi, prima di tutto pregare per questo e poi continuare a dare questa grande testimonianza di carità. La gente ha bisogno di sentire vicini i loro pastori, sentire vicini i credenti in modo tale che non abbia la sensazione di essere abbandonata a se stessa, in questo. E’ un po’ l’invito che Papa Francesco fa quando dice di una Chiesa vicina alle sofferenze, alle difficoltà e alle necessità delle persone che attendono un volto amico, una mano amica, un soccorso nei loro bisogni.

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