Valori cristiani e difesa dei principi morali

kiril-and-patriarchMOSCA, 10. «Le Chiese cattolica e ortodossa stanno affrontando oggi sfide difficili. Il nostro compito è quello di difendere la dimensione morale nella vita dell’individuo e della società. Non è facile, soprattutto in una civiltà che ha abbandonato la nozione di peccato e rende indistinto il confine tra bene e male. Una civiltà nella quale l’unico criterio per definire il bene e il male è la legge secolare. Ma un atto legislativo non è un criterio sufficiente, perché la legge si basa sulla moralità, e se la moralità è annientata anche la legge è annientata». È uno dei passaggi più significativi del discorso pronunciato dal Patriarca Cirillo alle settime Conversazioni teologiche tra la Chiesa ortodossa russa e la Conferenza episcopale tedesca, svoltesi nei giorni scorsi a Mosca. Cirillo si è detto convinto che la sopravvivenza della civiltà umana dipende dallo stato dei principi morali: «Nella ricerca di risposte comuni ai complicati problemi di oggi — ha detto — ortodossi e cattolici danno un contributo essenziale alla causa della pace e della giustizia e alla costruzione della cultura e della comunicazione tra persone appartenenti a sistemi politici e culturali differenti. Danno il proprio apporto per un futuro migliore del nostro pianeta». Alle Conversazioni teologiche hanno partecipato, per il Patriarcato di Mosca, l’arcivescovo di Berlino e della Germania, Feofan, l’arcivescovo di Poltava e Mirgorod, Philip, il vescovo di Bobruisk e Bykhov, Seraphim, e l’arciprete Dimitry Sizonenko, segretario per i rapporti intercristiani del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne; la Conferenza episcopale tedesca era rappresentata tra gli altri dal vescovo di Regensburg, Gerhard Ludwig Müller, dal vescovo di Magdeburg, Gerhard Feige, e dal vescovo ausiliare di Hildesheim, Nikolaus Schwerdtfeger, che ha tenuto una relazione intitolata «Il concilio Vaticano II e la dignità della persona umana. La dichiarazione Dignitatis humanae e il suo contesto storico». Il tema delle settime Conversazioni teologiche era «Comprensione cristiana dei diritti umani». Al riguardo, monsignor Müller, che è vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, ha spiegato che l’obiettivo principale dell’incontro è stato di ricercare le vie per avvicinare il più possibile le posizioni delle varie confessioni sulla dignità umana nella sua dimensione religiosa, considerando che la cosa più importante nella comprensione cristiana dei diritti umani è il fatto che «siamo tutti figli di Dio e che Cristo è il capo della Chiesa, il quale ci unisce l’un l’altro». Un avvicinamento, un’intesa tra le confessioni cristiane, che non possono essere raggiunti che con il dialogo, ha aggiunto dal canto suo il Patriarca di Mosca: «Qualunque sia la cosa in cui noi possiamo essere impegnati, la nostra agenda conterrà sempre implicitamente questo desiderio di superare le differenze», ha affermato Cirillo, sottolineando che tale sforzo delle Chiese e delle comunità cristiane volto a superare le divisioni esistenti «può e deve avere un impatto positivo sulla società odierna». Per il Patriarca di Mosca, le posizioni assunte dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa cattolica riguardo ai problemi dell’antropologia moderna e alla sua interpretazione sono piuttosto vicine, quasi unanimi. Un segnale positivo, di ottimismo, poiché «le due Chiese possono e devono essere un ponte che aiuta a risolvere le differenze culturali tra le nostre società». Cirillo si è detto convinto che «se i valori cristiani prevalessero oggi in Oriente come in Occidente rimuoveremmo molti dei problemi che causano divisione in Europa»: la questione — ha spiegato — è che «lo sviluppo sociale e filosofico sta deviando dai valori cristiani» e che «stiamo perdendo ciò che ha sempre unito la cultura europea». Pur considerando il pluralismo religioso, ha concluso il primate della Chiesa ortodossa russa, le società orientali e occidentali hanno in comune le basi cristiane e «se le persone in Oriente e in Occidente vogliono vedersi come dei fratelli e dei simili dovremmo tornare ai valori comuni cristiani».

© Osservatore Romano - 10 dicembre 2011