Una gemma di sapienza slavo-bizantina

Codex SuprasliensisRisale alla fine del X secolo ed è il più antico manoscritto bulgaro in cirillico conosciuto e conservato quasi integralmente fino ai nostri giorni. Parliamo del Codice Suprasliense che è stato esposto a Roma, a Palazzo della Cancellieria, dal 12 al 18 dicembre. Per la prima volta dopo quasi due secoli è stato riunificato, sia pure solo virtualmente, il rarissimo manoscritto — che dopo il ritrovamento fu smembrato e subì diverse vicissitudini — del quale oggi finalmente è stata presentata l’edizione digitale. L’iniziativa si deve alle ambasciate di Bulgaria e Polonia presso la Santa Sede nell’ambito della presidenza polacca dell’Unione europea con la collaborazione dell’Istituto per la Cultura del Ministero degli esteri di Bulgaria. Il prezioso volume è sostanzialmente un menologio ossia un tipico libro liturgico della tradizione cristiana orientale consistente in una raccolta di testi liturgici e agiografici propria nella Chiesa ortodossa. Il manoscritto è redatto su pergamena in grafia accurata e fu ritrovato nel 1823 dal canonico Michał Bobrowski nel monastero uniate dei basiliani di Suprasl, all’epoca nel granducato di Lituania e ora nella Polonia nord-orientale. Il canonico per approfondire lo studio del manoscritto lo inviò allo studioso sloveno Batholomaeus Kopitar affinché potesse a sua volta esaminarlo. Alla morte di quest’ultimo però solo i primi 118 fogli del codice rimasero alla Biblioteca universitaria di Ljubljana, dove sono tuttora, ma 16 fogli seguenti furono acquistati dallo storico e paleografo russo Afanasy Fedorovich Bychkov e si conservano nella Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo. I rimanenti 151 fogli, già appartenuti alla collezione Zamoysky e dati per persi durante dal seconda guerra mondiale, sarebbero poi stati ritrovati negli Stati Uniti d’America nel 1968 e quindi restituiti alla Polonia. Si trovano ora nella Biblioteca nazionale di Varsavia. Le omelie contenute nel manoscritto sono di san Giovanni Crisostomo, di san Basilio il Grande e del patriarca Fozio. Commentano le feste liturgiche cristiane secondo il calendario della Chiesa d’Oriente e dunque comprendono sia i grandi misteri della fede, sia episodi del Vangelo. Rilevante è anche il valore paleografico e linguistico del manoscritto da cui emergono importanti dati sull’evoluzione del paleoslavo (o antico bulgaro) fino alla fine del X secolo, in un momento in cui la Bulgaria si affermava come culla delle lettere slave.

© Osservatore Romano - 17 dicembre 2011