Messaggio di Natale di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie

kirill-christmasAi membri dell’episcopato, del clero, ai monaci e alle monache
e a tutti i fedeli figli e figlie della Chiesa Ortodossa Russa.
Eminenze e Eccellenze Reverendissime, reverendi padri, venerabili monaci e monache, cari fratelli e sorelle,

nella festa luminosa e gioiosa della Nascita secondo la carne del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo saluto di cuore tutti voi. In questa notte portatrice di luce ripetiamo insieme in preghiera il canto degli angeli che ci annuncia “una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore” (Lc 2, 10-11).

L’umanità, che aveva rinnegato Dio col peccato, ritrova la possibilità di unità col suo Creatore. L’entrata del Figlio di Dio nel mondo ha significato la sua auto-umiliazione con la quale Egli fu pronto a abbassarsi fino alla terribile e infamante “morte, e alla morte di croce” (Fil 2, 8). Dio nasce nella carne per manifestare il suo amore per l’umanità ed aiutare ogni uomo e ogni donna che ascolta la sua voce a giungere alla pienezza della vita e dell’essere.
E’ per questo che la festa del Natale ci dona una salda fiducia nel soccorso celeste anche nelle più difficili circostanze della vita. Dio, che non ha abbandonato le sue creature ed ha aperto per esse la via dell’eternità, ci si manifesta nel Bimbo divino, piccolo e fragile, che come ogni altro bambino ha bisogno dell’attenzione e della cura degli altri.
E’ importante che tutti noi custodiamo nel cuore questa immagine biblica. Pensando al Bambino divino che giace nella mangiatoia, acquisiamo una fede inscalfibile e una speranza indistruttibile nella Provvidenza che guida al bene ogni persona umana. E anche quando nella vita non ci resta alcun appoggio e il cammino ci appare infido, non dobbiamo dimenticare che il Signore con la forza della sua grazia può
trasformare ogni dolore, sofferenza e povertà del nostro mondo in beatitudine, gioia, abbondanza di doni spirituali.
Nella festa della venuta al mondo del Salvatore lo sguardo interiore dei credenti non può non rivolgersi alla culla del cristianesimo, alla Terra Santa, che ha avuto il privilegio di essere il paese della nascita, della vita e del ministero terreno del Signore. Oggi nei paesi in cui si sono svolti gli avvenimenti della storia sacra, i discepoli di Cristo devono affrontare dure prove, l’esistenza stessa della loro plurisecolare tradizione spirituale si trova minacciata. Eleviamo nei giorni luminosi del Natale la nostra intensa preghiera a Dio per i nostri fratelli e sorelle nella fede, custodi delle inestimabili reliquie dei luoghi santi e primi eredi della tradizione cristiana delle origini.
“Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme” (cf 1 Cor 12, 26). Queste parole dell’apostolo Paolo non riguardano solo i membri di una stessa parrocchia o comunità ecclesiale; esse, certamente, abbracciano tutti i figli della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, della Chiesa Ortodossa, diffusa su tutta la terra. La sua unità non sta solo nell’unica fede dei padri e nella comunione dei sacramenti, ma anche nella condivisione delle difficoltà, nel servizio disinteressato degli uni agli altri, nella preghiera reciproca.
L’anno trascorso è stato assai difficile per diversi paesi e popoli, compresi quelli che vivono nello spazio storico dell’antica Rus’. Diversi avvenimenti tragici e sconvolgimenti hanno provato la nostra fede e costanza.
Oggi, tuttavia, le prove più difficili riguardano non la sfera materiale, ma quella spirituale. I pericoli dell’ambito fisico recano danno al benessere e all’agiatezza; ma, pur rendendo più difficile il lato materiale della vita, essi non possono causare danni notevoli alla vita spirituale. Proprio la dimensione spirituale sa cogliere l’importantissima e serissima minaccia della visione del mondo del nostro tempo. Tale minaccia consiste nel tentativo di annientare il sentimento morale, posto nell’animo umano da Dio. Oggi alcuni cercano di convincere l’uomo del nostro tempo che lui, e solo lui, è l’unico criterio della verità, che ogni individuo ha la sua verità e ognuno stabilisce per se stesso che cosa sia il bene e che cosa sia il male. Si cerca di sostituire la verità divina e la differenza tra il bene e il male che deriva da questa verità, con un’indifferenza morale e una permissività che distruggono l’animo delle persone e le allontanano dalla vita eterna. Se le catastrofi naturali e le azioni belliche riducono in rovine la vita esteriore, il relativismo morale corrode la coscienza dell’uomo, lede il suo spirito, deforma le leggi divine dell’essere e distrugge il legame del mondo creato col Creatore.
A questa minaccia dobbiamo opporci, prima di tutto invocando l’aiuto della Purissima Vergine e le schiere dei santi a Dio graditi, affinché essi, intercedendo per noi presso il trono del “Sovrano Santo e Verace” (Ap. 6, 10), che oggi adoriamo nel divino Neonato, ci ottengano le forze di lottare col peccato, lottare “contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6, 12). E’ importante imparare a riconoscere gli inganni e i miraggi della prosperità terrena nelle nostre funeste passioni, negli impulsi della cupidigia, nelle seduzioni della pubblicità, in tanti testi politici o di divertimento. Dobbiamo sempre ascoltare la voce della coscienza che ci mette in guardia circa la pericolosità del peccato, dobbiamo imparare a conciliare il nostro agire con gli insegnamenti evangelici.
Anche oggi, come in ogni tempo, ogni cristiano è chiamato a mostrare nelle sue azioni di tutti i giorni il valore di uno stile di vita conforme alla rettitudine, ad opporsi coscientemente al relativismo morale e al culto della facile ricchezza. Attorno a noi si trovano molte persone deboli, malate, abbandonate; non pochi sono quelli che per via di grandi difficoltà economiche hanno dovuto abbandonare i propri luoghi natali in cerca di lavoro e, ritrovandosi a volte in un ambiente ostile, hanno bisogno del nostro sostegno. Ogni pastore e ogni laico dovrebbe partecipare all’impegno sociale, missionario e caritatevole della Chiesa. Sant’Innocenzo di Chersoneso diceva che “Solo alla luce di Cristo si può avere una visione obiettiva di Dio, se stessi e del mondo; solo su indicazione celeste si può trovare il sentiero che porta alla vita eterna”.
Cerchiamo di condividere con quanti confidano nella consolazione di Cristo il calore e la gioia della festa di oggi. Ognuno di noi può portare la luce della stella di Betlemme a vicini e lontani: a colleghi, amici, parenti, vicini.
Nell’anno appena trascorso, in collaborazione con le autorità statali, le organizzazioni sociali e i rappresentanti del mondo degli affari, la nostra Chiesa ha dato il via a numerose iniziative che possono unire le persone e favorire la ricostituzione di solide basi spirituali e morali per la vita sociale.
Allo sviluppo di questa collaborazione e alla testimonianza della preziosa unità della nostra Chiesa sono servite le visite che ho realizzato in Russia, Ucraina e Moldavia. Esse hanno arricchito la mia esperienza di preghiera e di rapporto con tutti i fedeli e, lo spero, hanno rinsaldato i nostri legami spirituali. Nei servizi liturgici che abbiamo celebrato con la partecipazione di un gran numero di fedeli si è manifestata in modo straordinario la forza della fede e della preghiera, il che costituisce la bellezza dell’Ortodossia, la bellezza e la forza dell’ “unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 3).
Porgo a tutti voi i miei migliori auguri per il Natale di Cristo e in Nuovo Anno e prego che possiate permanere nella gioia del Signore che si è incarnato affinché noi, “giustificati dalla sua grazia, diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna” (Tit 3, 7).
“Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rom 15, 13). Amen.

+ Kirill
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie
Natale di Cristo 2011/2012