Alla ricerca dell’unità perché il mondo creda

ecumene-2di GREGORY J. FAIRBANKS *

Nel 2011 sono state portate avanti in maniera proficua le relazioni con i riformati, i battisti, gli anabattisti e altre comunità cristiane come l’Esercito della salvezza. La seguente panoramica delle attività condotte dalla Chiesa cattolica, tramite il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, insieme a queste comunità intende illustrare il lavoro teologico che continua a vari livelli. Nel 2011, tra la Comunione mondiale di Chiese riformate (nata dalla fusione tra l’Alleanza mondiale di Chiese riformate e il Consiglio ecumenico riformato) e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani è stata avviata una nuova fase di dialogo internazionale, la quarta tra i cattolici e i riformati. Le tre fasi precedenti (condotte con l’Alleanza mondiale di Chiese riformate) hanno prodotto, rispettivamente, i seguenti rapporti: La presenza di Cristo nella Chiesa e nel mondo (1970-1977), Verso una comprensione comune della Chiesa (1984- 1989) e La Chiesa come comunità di testimonianza comune del Regno di Dio (1998-2005). Il tema generale di questa nuova fase, che terminerà nel 2017, è «Giustificazione e sacramentalità: la comunità cristiana come promotrice di giustizia». I co-presidenti, rispettivamente da parte della Chiesa cattolica e da parte della Comunione mondiale di Chiese riformate, sono monsignor Kevin Carl Rhoades, vescovo di Fort Wayne-South Bend, in Indiana, e il reverendo Martha Moore- Keish, del Columbia Theological Seminary a Decatur, in Georgia. I cosegretari sono il reverendo Douwe Visser, segretario esecutivo per la teologia, la missione e la comunione della Comunione mondiale di Chiese riformate, e don Gregory J. Fairbanks del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il primo incontro, che si è tenuto a Roma dal 3 al 9 aprile 2011, ha trattato il tema «Giustificazione: il punto di vista riformato e cattolico (nella storia e al momento attuale)». I partecipanti hanno iniziato con una panoramica delle prime tre fasi del dialogo cattolico-riformato per passare poi alle relazioni sulla giustificazione presentate dai rappresentanti delle due parti. È auspicabile che questa fase di dialogo internazionale, basandosi sugli accordi già realizzati, possa accrescere la comunione nella fede tra cattolici e riformati e agevolare il discernimento sull’opportunità o meno di un’adesione della Comunione mondiale di Chiese riformate alla Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione. Tale dichiarazione, firmata congiuntamente dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione luterana mondiale, verte sulla natura della giustificazione, uno degli elementi centrali della Riforma protestante. Nel 2006, il Consiglio metodista mondiale ha aderito alla Dichiarazione comune, segno che sta crescendo il consenso teologico su un punto dottrinale fondamentale che ha diviso cattolici e protestanti dal XVI secolo in poi. Il gruppo si riunirà per il secondo ciclo di conversazioni a Decatur, in Georgia, nell’aprile del 2012 per riflettere su «Giustificazione e sacramentalità: i riti della Chiesa e l’o rd i - namento dei sacramenti e dei riti». Quanto alle relazioni con gli anabattisti, occorre ricordare che la Conferenza mennonita mondiale definisce se stessa come una comunione di chiese d’orientamento anabattista legate le une alle altre in una comunità mondiale di fede, nella fratellanza, nella liturgia, nel servizio e nella testimonianza. Quest’o rg a n i - smo comprende 1.600.000 fedeli appartenenti a novantanove comunità nazionali mennonite e al «Brethren in Christ» in cinquantasei Paesi; oltre il 60 per cento si trovano in Africa, Asia e America Latina. La Federazione luterana mondiale, la Conferenza mennonita mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani saranno a breve impegnati in un dialogo trilaterale per studiare il tema del battesimo. È auspicabile che il dialogo continui sul cammino di una crescente intesa e collaborazione, su cui stanno avanzando queste comunità, incentrando il proprio studio su questioni relative alla comprensione e alla pratica del battesimo. Ogni tradizione, confrontandosi con le altre, rifletterà sulla sua teologia e sulla sua pratica battesimale, considerando il battesimo soprattutto come entrata nella Chiesa e nel discepolato. Gli anabattisti praticano il “battesimo dei credenti”, nel quale il candidato, per essere battezzato, deve professare la propria fede. Pertanto, questo innovativo forum trilaterale, che inizierà nel 2012, permetterà al dialogo di trattare questioni attinenti alla teologia e alla pratica in relazione sia al battesimo dei bambini che al “battesimo dei credenti”. Quanto alle relazioni con i battisti, è opportuno ricordare che l’Alleanza battista mondiale è un’alleanza di 216 “convenzioni” e unioni battiste comprendente oltre 37 milioni di fedeli battezzati e 105 milioni di membri. La differenza tra queste due cifre si spiega con il fatto che i battisti, come gli anabattisti, praticano il “battesimo dei credenti” adulti. La teologia battista ha radici sia nella tradizione anabattista che nella tradizione calvinista. L’Alleanza battista mondiale è stata fondata nel 1905 a Londra, durante il primo Congresso battista mondiale. I battisti costituiscono in assoluto la più grande confessione protestante e l’Alleanza battista mondiale continua a crescere nel sud del mondo. I battisti sono protestanti nel loro approccio teologico e tendono ad avere punti di vista tradizionali nella maggior parte delle questioni attinenti alla famiglia e alla morale. Durante la Giornata di dialogo, riflessione e preghiera per la pace di Assisi, il presidente dell’Alleanza battista mondiale, reverendo John Upton, ha offerto una preghiera per la pace. Una prima fase di conversazioni teologiche internazionali tra l’Alleanza battista mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha avuto luogo dal 1984 al 1988 e ha prodotto un rapporto finale intitolato Chiamati a testimoniare Cristo nel mondo di oggi. Nel 2006 è iniziata una seconda fase di conversazioni sul tema «La Parola di Dio nella vita della Chiesa: scrittura, tradizione e koinonia». L’obiettivo generale è stato quello di individuare una base comune nell’insegnamento biblico, nella fede apostolica e nella vita concreta dei credenti, come pure studiare gli ambiti in cui esistono ancora profonde divergenze tra cattolici e battisti. Questa seconda fase si è conclusa con l’incontro tenutosi nel dicembre del 2010 a Oxford, in Inghilterra. I partecipanti si sono concentrati sulla preparazione del rapporto finale, che è al momento in corso di revisione. Il testo sarà presentato con tutta probabilità nel 2012 ai due rispettivi organismi, per essere approvato. Le conversazioni sono state copresiedute, da parte cattolica, da monsignor Arthur Joseph Serratelli, vescovo di Paterson, in New Jersey, e, da parte battista, dal reverendo Paul Fiddes, docente di teologia sistematica presso l’Università di Oxford, in Inghilterra. I co-segretari sono il reverendo Fausto A. Vasconcelos, dell’Alleanza battista mondiale, e don Fairbanks, del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Circa le relazioni con l’E s e rc i t o della salvezza, è bene ricordare che questa comunità è nata in Inghilterra alla metà del XIX secolo come un movimento di missione a favore dei meno abbienti. Il fondatore, William Booth, era un pastore metodista. Nel 2007, l’Esercito della salvezza si è definito “confessione indipendente”. L’Esercito della salvezza opera in centoventuno Paesi. Comprende oltre 17.000 ufficiali in servizio, più di 8.700 ufficiali in pensione, più di un milione di “soldati”, circa 100.000 impiegati e oltre 4,5 milioni di volontari. Tra i suoi membri vi sono anche “a d e re n t i ”, ovvero persone che riconoscono formalmente l’Esercito della salvezza come la loro “chiesa”. I suoi membri possono essere classificati come cristiani protestanti che non praticano alcun sacramento. L’Esercito della salvezza ha una presenza significativa nel mondo in via di sviluppo. Dal 2007 sono in corso conversazioni ecumeniche informali tra l’Esercito della salvezza e la Chiesa cattolica. Il tema all’o rd i n e del giorno è stato nel 2011 la santificazione; nel 2012 sarà la missione. Dopo l’incontro del 2012, i partner decideranno in che modo formalizzare le loro conversazioni teologiche. Infine, la Commisione fede e costituzione. Questo organismo si è riunito per la prima volta a Losanna nel 1927. I suoi statuti ne descrivono lo scopo in questi termini: «Proclamare l’unicità (oneness) della Chiesa di Gesù Cristo e chiamare le Chiese a realizzare l’obiettivo dell’unità visibile nell’unica fede e nell’unica comunione eucaristica, che si esprime nella liturgia e nella vita comune in Cristo, affinché il mondo creda». La Chiesa cattolica è membro della Commissione fede e costituzione dal 1968, con 12 commissari su 120 (il 10 per cento). Nel comitato permanente della Commissione fede e costituzione, che è composto da 30 membri, vi sono tre commissari cattolici su trenta (ovvero ancora il 10 per cento). Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha definito Fede e costituzione «il forum teologico più rappresentativo della cristianità». Il comitato permanente si riunisce una volta all’anno. Nel 2011 è stato ospitato dall’arcidiocesi di Milano a Gazzada Schianno. Con il prossimo incontro, previsto nel giugno del 2012, terminerà l’attuale mandato. Verrà nominata una nuova commissione che inizierà i suoi lavori dopo l’assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese nel 2013. Attualmente, sono in corso con la Commissione fede e costituzione tre progetti principali, che si trovano a stadi diversi di avanzamento. Il primo s’incentra sul documento di studio intitolato Natura e missione della Chiesa. Dopo che le Chiese ortodosse si sono riunite nel marzo del 2011 per mettere a punto la loro risposta formale al documento, il gruppo di lavoro sull’ecclesiologia ha modificato radicalmente il suo testo, abbreviandolo. Il gruppo ha avuto un proficuo incontro nel marzo del 2011 a Columbus, in Ohio, per cambiare il testo alla luce dei commenti delle Chiese ortodosse e delle riflessioni avanzate dai membri della Commissione sulla missione e sull’evangelizzazione mondiale e dai membri del comitato permanente. Nel marzo del 2012, il gruppo di lavoro sull’ecclesiologia si riunirà nuovamente per finalizzare un testo che verrà poi sottoposto, per una valutazione, all’incontro del comitato permanente del 2012. Il secondo studio verte sulle “Fo n - ti di autorità”. Il gruppo di lavoro che se ne occupa ha presentato un rapporto-guida sui propri risultati, incoraggiando le Chiese e le comunità ecclesiali a considerare «i primi maestri della Chiesa» come fonti di autorità dell’insegnamento cristiano, per meglio comprendere i fondamenti ecclesiologici della Chiesa. È stato espresso l’auspicio che questo gruppo possa in futuro collaborare con il gruppo di lavoro sull’ecclesiologia e con quello sul discernimento morale. Il terzo progetto, intitolato «Il discernimento morale nelle Chiese», utilizza una metodologia basata sullo studio caso per caso di diversi scenari per mostrare come le comunità giungono alle loro posizioni in campo morale. Nel luglio del 2011, ha avuto luogo a Mosca un incontro del gruppo di lavoro, a cui hanno partecipato, da parte cattolica, padre Frans Bouwen e Myriam Wijlens. Il gruppo ha proposto che si tengano vari seminari in tutto il mondo, in cui le diverse confessioni studino singoli casi nel corso dell’anno e presentino i loro risultati alla riunione del comitato permanente del 2012. Concludendo, questa molteplicità di contatti, dialoghi e conversazioni sta a indicare l’ampio raggio del lavoro ecumenico condotto dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. La Commissione fede e costituzione comprende cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti che aspirano al superamento delle divisioni teologiche sia storiche che recenti. Il dialogo con le comunità ecclesiali di tradizione riformata opera a vari livelli, a seconda degli interlocutori. Tutte queste relazioni riflettono l’impegno continuo della Chiesa cattolica e delle altre Chiese e comunità cristiane nella ricerca dell’unità come risposta al comandamento del Signore: «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Giovanni, 17, 21).

*Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani

© Osservatore Romano - 25 gennaio 2012