Il matrimonio civile può affiancare non sostituire quello religioso

bechara-rai-420-255-112412052055Giacomo Galeazzi
Città del Vaticano  

Il matrimonio civile può affiancare ma non sostituire il matrimonio religioso.La Chiesa maronita suggerisce una soluzione su una controversia che infuria nel paese del Medio Oriente con la più alta percentuale di cristiani. La discussione pubblica si è riaccesa a novembre, quando una coppia di ragazzi appartenenti a famiglie musulmane sciite ha firmato il contratto di matrimonio civile davanti a un avvocato e non davanti a una corte religiosa, depositandolo poi presso la consulta del Ministero degli interni, in attesa di un parere ufficiale.

Finora, le coppie libanesi che vogliono celebrare il proprio matrimonio con rito civile ricorrono all'escamotage di sposarsi civilmente a Cipro per poi far registrare in Libano la propria unione. Una proposta autorevole arriva ora dalle autorità ecclesiastiche maronite che intendono affrontare definitvamente una spinosa dibattuta da tempo nel paese dei cedri."Il tema può essere affrontato in maniera proficua solo tenendo distinti gli aspetti civili e quelli religiosi del vincolo matrimoniale", ha stabilito l'episcopato maronita riguaardo a un possibile riconoscimento dei matrimoni tra cittadini libanesi, celebrati con rito civile.Nell’incontro mensile svoltosi nella sede patriarcale di Bkerkè, sotto la guida del Patriarca Bechara Boutros Rai, i vescovi della Chiesa maronita hanno espresso una posizione interlocutoria su una argomento tornato nelle ultime settimane al centro del dibattito politico-mediatico libanese.

Nel comunicato finale del vertice, sottolinea "Fides" (agenzia del dicastero vaticano per le Missioni), i vescovi libanesi prendono atto che l'eventuale approvazione del matrimonio civile in Libano comporta necessariamente un emendamento all'articolo nove della Costituzione. Per i cristiani maroniti, notano, “il matrimonio è uno dei sacramenti della Chiesa e il matrimonio civile non può rimpiazzare questo sacramento. Dunque, quelli che si uniscono in matrimonio civile, se sono credenti, sono tenuti a rettificare il proprio status sposandosi in chiesa, per potersi avvicinare agli altri sacramenti”.

Distinguere tra aspetti civili e religiosi del matrimonio rappresenta, dunque, un punto di partenza per venire incontro alle richieste dei cittadini libanesi che intendono sposarsi con rito civile e non religioso.  Il mese scorso, il presidente libanese, il cristiano maronita Michel Sleiman, ha espresso il suo parere favorevole a un pieno riconoscimento giuridico dei matrimoni civili. Un rifiuto radicale a inserire la questione nell'agenda politica è venuta dal Gran Mufti Mohammad Rashid Qabbani. La massima autorità dell'Islam sciita in Libano ha emesso una fatwa per diffidare tutti i politici e i ministri musulmani dal sostenere qualsiasi forma di inquadramento legale del matrimonio civile, se non vogliono essere considerati come degli “apostati”.La Chiesa maronita è una comunità sui iuris in seno alla Chiesa Cattolica, da sempre in comunione con Roma anche se mantiene una liturgia e un calendario propri: celebra la sua liturgia in arabo, eccetto nei canti antichi e nelle preghiere ancestrali dell'Eucaristia per i quali utilizza l'aramaico.

E' stata fondata da san Marone, vissuto tra il IV e il V secolo come eremita sulle montagne del Tauro, nei pressi di Cirro, un'antica città della Siria settentrionale, che in vita si guadagnò la fama di taumaturgo e godé di una grande reputazione come direttore spirituale.Attualmente la Chiesa maronita conta più di 3 milioni di fedeli ed è presente in Libano, Siria, Egitto, Terra Santa, e nei Paesi della diaspora come Argentina e Australia. Due anni fa Benedetto XVI ha concesso la “Ecclesiastica Communio” al 77° Patriarca di Antiochia dei Maroniti Béchara Boutros Raï, eletto dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Maronita per succedere in questo incarico al Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, che ha rassegnato le dimissioni all'età di 90 anni. 

© http://vaticaninsider.lastampa.it - 14 febbraio 2013