La presenza dei cristiani in Iraq esigenza di fede e di patria

caldeiBAGHDAD, 7. L’esortazione a non abbandonare l’Iraq e a non emigrare è stata rivolta a tutti i cristiani dal primo ministro Nouri al Maliki e dal presidente del Parlamento, Osama al-Nujaifi, durante la cerimonia di intronizzazione del Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, che si è svol-ta mercoledì 6 marzo nella cattedra-le caldea di san Giuseppe a Ba-ghdad. In un messaggio, letto du-rante la celebrazione, il premier al-Maliki ha sottolineato quanto sia necessario che «i cristiani restino in Oriente al fine di dare più impulso alle relazioni tra i popoli e alla con-vivenza», aggiungendo che «siamo tristi quando assistiamo alla loro partenza a causa delle minacce e delle intimidazioni». Al-Maliki ha chiesto al Patriarca di Babilonia dei Caldei di rivolgere un appello ai cristiani a non lasciare l’Iraq perché «non vogliamo creare un Oriente senza cristiani e un Oc-cidente senza musulmani». Il primo ministro, inoltre, ha elogiato il pro-gramma pastorale di monsignor Sa-ko, incentrato sull’amore, la fratel-lanza, la pace e la cooperazione. «Dobbiamo continuare — ha con-cluso il premier iracheno — sulla strada della cooperazione per porre fine al settarismo, al radicalismo e alla violenza che ci ha condotti nell’ignoranza». Nel definire l’elezione del Patriarca Sako «un nuovo successo iracheno», il presidente del Parlamento, al-Nujaifi, ha messo in evidenza che «la presenza dei cristiani in Iraq è un motivo di orgoglio e promuove l’unità». Alla messa di intronizzazione era-no presenti, oltre a molti patriarchi delle Chiese d’Oriente e al nunzio apostolico in Giordania e in Iraq, arcivescovo Giorgio Lingua, nume-rose personalità di primo piano cri-stiane e musulmane, leader politici e civili e migliaia di fedeli. «Non abbiate paura di affrontare e superare un periodo difficile — ha detto il nuovo Patriarca — perché le sofferenze, le tribolazioni, il sangue versato dai martiri possono incorpo-rarci al mistero di Cristo e aiutarci a riconoscere la presenza di Dio fra noi». Da qui, l’esigenza di «autenti-cità legata al rinnovamento, che toc-cherà la nostra liturgia e i nostri modi di insegnamento secondo lo spirito del concilio Vaticano II e l’esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente,perché i fedeli possa-no capire, partecipare e avvicinarsi di più a Cristo e alla Chiesa». Louis Raphaël I Sako ha chiesto ai cristiani di «restare e di continua-re il percorso, perché è un’esigenza di fede e di patria. Per far questo è necessario lavorare con tutti nella Chiesa caldea, soprattutto con i miei confratelli vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli, uomini e donne, per il bene della Chiesa e della gente. Con i nostri fratelli mu-sulmani che Dio ama come ama noi stessi — ha concluso il Patriarca — approfondiremo i punti di vicinanza, pur rispettando gli elementi di differenza. È la volontà di Dio che ci ha creati diversi, ma su questa diversità bisogna lavorare per creare punti di incontro e comunione». Perché, come ha sottolineato Bene-detto XVI nell’incontro con il neo Patriarca (il 4 febbraio), la Chiesa irachena deve continuare a essere “ponte” fra cristiani e musulmani.

© Osservatore Romano 7 maro 2013