Alla ricerca di una soluzione per la crisi ucraina
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- Creato: 11 Marzo 2014
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KIEV, 11. La Russia boccia le proposte statunitensi sulla crisi ucraina ma per la prima volta ne preannuncia di proprie, mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu lancia un nuovo appello a Mosca a «trovare una soluzione politica, altrimenti ci saranno conseguenze». In queste ore si susseguono i moniti alla Russia da parte delle cancellerie europee, a partire da Berlino: ormai «c’è poco tempo» avvisa il Governo tedesco, dicendosi pronto a nuove sanzioni. Anche la Francia minaccia nuove sanzioni, forse fin «da questa settimana», se il Cremlino non risponderà alle proposte occidentali di bloccare l’escalation in Ucraina. Ma, intanto, con 78 voti a favore su 81, il Parlamento della Crimea ha dichiarato l’indip endenza dall’Ucraina. E mentre la Nato ha fatto alzare in volo i suoi aerei radar Awacs sui cieli di Polonia e Romania per «monitorare la situazione», Washington rilancia la sfida.
«Gli Stati Uniti chiedono prove concrete dell’imp egno di Mosca verso le proposte diplomatiche che abbiamo fatto per facilitare un dialogo diretto tra Ucraina e Russia» ha spiegato la portavoce del dipartimento di Stato americano Jennifer Psaki, ricordando le recenti richieste di Kerry al ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: «la cessazione dell’avanzata militare russa in Crimea, uno stop al processo per la sua annessione della Crimea e la fine delle provocazioni». Ma incontrando ieri Putin a Soci, Lavrov ha detto chiaramente che le proposte statunitensi «non vanno bene perchè evocano un presunto conflitto tra Mosca e Kiev», sembrando così scartare anche l’idea di un gruppo di contatto sostenuta da Obama e dal cancelliere tedesco Angela Merkel. Il Cremlino ha però un suo piano per «portare la situazione nella cornice della legge internazionale, tenendo conto degli interessi di tutti gli ucraini senza eccezione». Piena sintonia sulla crisi Ucraina è stata intanto manifestata dal presidente statunitense, Barack Obama, e dal presidente del Governo spagnolo, Mariano Rajoy. La questione — rende noto la Casa Bianca — è stata al centro di una conversazione telefonica, ieri sera, durante la quale «i due leader hanno respinto la proposta di referendum in Crimea in quanto viola la costituzione ucraina e hanno sottolineato che qualsiasi decisione sul futuro del Paese deve includere il Governo di Kiev». Obama e Rajoy — riferisce ancora la nota — hanno ribadito la loro «grande preoccupazione» per l’evidente violazione della legge internazionale da parte di Mosca e «riaffermato il loro sostegno al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale ucraina». E mentre domani Obama riceverà il premier ucraino, Arseniy Yatseniuk, a ulteriore conferma del sostegno americano al Governo di Kiev, sulla scena della crisi ucraina ha fatto oggi la sua ricomparsa l’ex presidente Viktor Ianukovich, che a Rostov sul Don, in Russia, ha ribadito di essere ancora lui il leader. «Sono io il legittimo presidente e il capo delle forze armate», ha detto Ianukovich, aggiungendo che le elezioni presidenziali ucraine previste per il 25 maggio sono «assolutamente illegittime e illegali». Le nuove autorità di Kiev, ha aggiunto Ianukovich, «vogliono scatenare una guerra civile». L’Ue, tramite il portavoce del capo della diplomazia Catherine Ashton, ha intanto suonato un altro campanello d’allarme «per la mancanza di qualsiasi segnale che lasci pensare a un allentamento delle tensioni. Al contrario preoccupanti sono le notizie che giungono dalla Crimea: pestaggi, arresti e sequestri, oltre al terzo rifiuto di far entrare gli osservatori dell’O sce». Continua intanto il braccio di ferro all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mosca ha definito “logico” il referendum indetto per domenica 16 in Crimea sull’annessione alla Russia, ma secondo fonti diplomatiche sarebbe sempre più isolata all’interno del Consiglio, dopo che anche la Cina ha preso le distanze dicendo di rispettare l’integrità e la sovranità territoriale dell’Ucraina.
© Osservatore Romano - 12 marzo 2014
«Gli Stati Uniti chiedono prove concrete dell’imp egno di Mosca verso le proposte diplomatiche che abbiamo fatto per facilitare un dialogo diretto tra Ucraina e Russia» ha spiegato la portavoce del dipartimento di Stato americano Jennifer Psaki, ricordando le recenti richieste di Kerry al ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: «la cessazione dell’avanzata militare russa in Crimea, uno stop al processo per la sua annessione della Crimea e la fine delle provocazioni». Ma incontrando ieri Putin a Soci, Lavrov ha detto chiaramente che le proposte statunitensi «non vanno bene perchè evocano un presunto conflitto tra Mosca e Kiev», sembrando così scartare anche l’idea di un gruppo di contatto sostenuta da Obama e dal cancelliere tedesco Angela Merkel. Il Cremlino ha però un suo piano per «portare la situazione nella cornice della legge internazionale, tenendo conto degli interessi di tutti gli ucraini senza eccezione». Piena sintonia sulla crisi Ucraina è stata intanto manifestata dal presidente statunitense, Barack Obama, e dal presidente del Governo spagnolo, Mariano Rajoy. La questione — rende noto la Casa Bianca — è stata al centro di una conversazione telefonica, ieri sera, durante la quale «i due leader hanno respinto la proposta di referendum in Crimea in quanto viola la costituzione ucraina e hanno sottolineato che qualsiasi decisione sul futuro del Paese deve includere il Governo di Kiev». Obama e Rajoy — riferisce ancora la nota — hanno ribadito la loro «grande preoccupazione» per l’evidente violazione della legge internazionale da parte di Mosca e «riaffermato il loro sostegno al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale ucraina». E mentre domani Obama riceverà il premier ucraino, Arseniy Yatseniuk, a ulteriore conferma del sostegno americano al Governo di Kiev, sulla scena della crisi ucraina ha fatto oggi la sua ricomparsa l’ex presidente Viktor Ianukovich, che a Rostov sul Don, in Russia, ha ribadito di essere ancora lui il leader. «Sono io il legittimo presidente e il capo delle forze armate», ha detto Ianukovich, aggiungendo che le elezioni presidenziali ucraine previste per il 25 maggio sono «assolutamente illegittime e illegali». Le nuove autorità di Kiev, ha aggiunto Ianukovich, «vogliono scatenare una guerra civile». L’Ue, tramite il portavoce del capo della diplomazia Catherine Ashton, ha intanto suonato un altro campanello d’allarme «per la mancanza di qualsiasi segnale che lasci pensare a un allentamento delle tensioni. Al contrario preoccupanti sono le notizie che giungono dalla Crimea: pestaggi, arresti e sequestri, oltre al terzo rifiuto di far entrare gli osservatori dell’O sce». Continua intanto il braccio di ferro all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mosca ha definito “logico” il referendum indetto per domenica 16 in Crimea sull’annessione alla Russia, ma secondo fonti diplomatiche sarebbe sempre più isolata all’interno del Consiglio, dopo che anche la Cina ha preso le distanze dicendo di rispettare l’integrità e la sovranità territoriale dell’Ucraina.
© Osservatore Romano - 12 marzo 2014