Una tragedia che riguarda tutti
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- Creato: 20 Agosto 2014
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BAGHDAD, 20. L’incontro a Baghdad con il presidente iracheno, Fuad Masum, è stato l’atto conclusivo della missione nel Paese mediorientale del cardinale prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Fernando Filoni. «L’incontro è stato molto cordiale», ha commentato il porporato, inviato personale del Pontefice tra le popolazioni perseguitate dell’Iraq, il quale nei giorni scorsi, come è noto, è stato nelle provincie di Duhok e Erbil per portare solidarietà ai rifugiati.
Al presidente iracheno, ha riferito il porporato ai microfoni di Radio Vaticana, «ho raccontato un po’ l’esperienza di questi giorni e ho sottolineato che la mia non era una visita politica, ma era una visita umanitaria per conto del Santo Padre ed è quindi per questo che mi sono recato prima di tutto a Erbil, dove la situazione nel Kurdistan è ancora molto seria e grave». Soprattutto, il cardinale sottolinea come «la questione qui in Iraq non è solo una tragedia per il popolo iracheno, per i nostri cristiani o per gli yazidi, ma è qualcosa che riguarda tutti gli uomini che hanno a cuore l’umanità. Piccole o grandi minoranze, fedi diverse e religioni diverse». Infatti, «tutti siamo accomunati in questa stessa dignità umana, che deve essere salvaguardata, difesa e incrementata». Quanto alla questione di dover «fermare l’ingiusto aggressore», il porporato ha affermato che «davanti a una situazione così precaria — e vorrei dire anche così dura — io credo che qui non si tratti di guerra: noi non possiamo mai essere a favore delle guerre, però ci sono delle conflittualità dove i più poveri — pensiamo che i nostri cristiani non avevano armi, gli yazidi non avevano armi — sono stati sottratti alle loro terre, violentati nella loro dignità, rubati delle loro famiglie. Ecco, possiamo rimanere indifferenti? Ecco allora che si tratta di diritti che devono essere difesi da ogni persona di buona volontà. Ognuno lo deve fare secondo le proprie capacità. Il Santo Padre lo fa con tutta la sua capacità spirituale e morale». Alla visita del cardinale Filoni si aggiunge in queste ore quella compiuta nella regione del Kurdistan da una delegazione delle Chiese orientali, sia cattoliche che ortodosse, guidata dal cardinale patriarca di Antiochia dei Maroniti, Béchara Boutros Raï, che ha portato conforto e solidarietà alla popolazione. Della delegazione, che ha incontrato il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis RaphaëlI Sako, e il presidente della regione del Kurdistan, Massoud Barzani, fanno parte il patriarca di Antiochia dei GrecoMelchiti, Gregorios III Laham, il patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssif III Younan, e il patriarca siro ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Ignace Ephrem II. Quello che sta accadendo alle comunità cristiane e alle altre minoranze perseguitate nella piana di Ninive e a Sinjar «è uno tsunami, è l’ecatombe del secolo». è il grido d’allarme lanciato dal patriarca di Antiochia dei Siri, che dalle pagine del quotidiano francese «Ouest France» ha rivolto un pressante appello ai Paesi occidentali: «L’Europa deve essere all’altezza della sua missione nel Mediterraneo. Altrimenti le comunità cristiane dell’Iraq, della Siria e del Libano che sono tra le più antiche in Medio oriente, rischiano veramente di scomparire insieme alla loro cultura e al loro patrimonio millenario».
© Osservatore Romano - 21 agosto 2014
Al presidente iracheno, ha riferito il porporato ai microfoni di Radio Vaticana, «ho raccontato un po’ l’esperienza di questi giorni e ho sottolineato che la mia non era una visita politica, ma era una visita umanitaria per conto del Santo Padre ed è quindi per questo che mi sono recato prima di tutto a Erbil, dove la situazione nel Kurdistan è ancora molto seria e grave». Soprattutto, il cardinale sottolinea come «la questione qui in Iraq non è solo una tragedia per il popolo iracheno, per i nostri cristiani o per gli yazidi, ma è qualcosa che riguarda tutti gli uomini che hanno a cuore l’umanità. Piccole o grandi minoranze, fedi diverse e religioni diverse». Infatti, «tutti siamo accomunati in questa stessa dignità umana, che deve essere salvaguardata, difesa e incrementata». Quanto alla questione di dover «fermare l’ingiusto aggressore», il porporato ha affermato che «davanti a una situazione così precaria — e vorrei dire anche così dura — io credo che qui non si tratti di guerra: noi non possiamo mai essere a favore delle guerre, però ci sono delle conflittualità dove i più poveri — pensiamo che i nostri cristiani non avevano armi, gli yazidi non avevano armi — sono stati sottratti alle loro terre, violentati nella loro dignità, rubati delle loro famiglie. Ecco, possiamo rimanere indifferenti? Ecco allora che si tratta di diritti che devono essere difesi da ogni persona di buona volontà. Ognuno lo deve fare secondo le proprie capacità. Il Santo Padre lo fa con tutta la sua capacità spirituale e morale». Alla visita del cardinale Filoni si aggiunge in queste ore quella compiuta nella regione del Kurdistan da una delegazione delle Chiese orientali, sia cattoliche che ortodosse, guidata dal cardinale patriarca di Antiochia dei Maroniti, Béchara Boutros Raï, che ha portato conforto e solidarietà alla popolazione. Della delegazione, che ha incontrato il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis RaphaëlI Sako, e il presidente della regione del Kurdistan, Massoud Barzani, fanno parte il patriarca di Antiochia dei GrecoMelchiti, Gregorios III Laham, il patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssif III Younan, e il patriarca siro ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Ignace Ephrem II. Quello che sta accadendo alle comunità cristiane e alle altre minoranze perseguitate nella piana di Ninive e a Sinjar «è uno tsunami, è l’ecatombe del secolo». è il grido d’allarme lanciato dal patriarca di Antiochia dei Siri, che dalle pagine del quotidiano francese «Ouest France» ha rivolto un pressante appello ai Paesi occidentali: «L’Europa deve essere all’altezza della sua missione nel Mediterraneo. Altrimenti le comunità cristiane dell’Iraq, della Siria e del Libano che sono tra le più antiche in Medio oriente, rischiano veramente di scomparire insieme alla loro cultura e al loro patrimonio millenario».
© Osservatore Romano - 21 agosto 2014