Dialogo e non soluzioni unilaterali

bimbi-caldeiIn Medio oriente la pace va cercata attraverso una soluzione “regionale” e comprensiva, che non trascuri gli interessi di nessuna delle parti, tramite il dialogo e non con scelte unilaterali imposte con la forza. È quanto auspicato dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, intervenuto stamane, venerdì 3 ottobre, alla riunione di alcuni rappresentanti pontifici dei Paesi dell’area e dei superiori dei dicasteri competenti, convocati in Vaticano, su iniziativa del Papa, per analizzare insieme «la presenza dei cristiani in Medio oriente».
Come riferito dal direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, l’a rc i v e s c o vo Mamberti ha svolto una presentazione generale della situazione politica nella regione e dei principi ispiratori dell’azione della Santa Sede, rilevando le ripercussioni a livello globale di quanto accade. In particolare, con riferimento al fenomeno del terrorismo, il segretario per i Rapporti con gli Stati ha ribadito l’importanza di combattere il fondamentalismo che ne sta alla base. Un ruolo importante dovrebbe essere svolto dai leader religiosi, favorendo il dialogo e in particolare la collaborazione di tutti per il bene della società. La Santa Sede nel seguire la situazione politica in Medio oriente e in genere nel rapporto con i Paesi a maggioranza musulmana, ha sempre presenti come questioni fondamentali la protezione e il rispetto dei cristiani e degli altri gruppi minoritari come cittadini a pieno titolo, e dei diritti umani, in particolare quello della libertà religiosa. In seguito l’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina, ha presentato una relazione sul conflitto israelo-palestinese e sulla presenza dei cristiani in Terra santa. Centrale, per la stabilizzazione del Medio oriente e per la pace della regione, è la soluzione di tale conflitto. Infatti, dopo tanti anni, questo continua irrisolto, con gravissime conseguenze regionali e mondiali. Al riguardo, si erano aperte speranze di pace con il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra santa e il successivo incontro di preghiera in Vaticano. Il recente conflitto a Gaza ricorda che la situazione è grave e difficile, ma bisogna rinnovare gli sforzi diplomatici per una soluzione giusta e duratura che rispetti i diritti di ambedue le parti. Dopo un momento di dialogo, il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ragguagliato sui rapporti della Chiesa cattolica con le altre Chiese e le confessioni cristiane in Medio oriente. Nel pomeriggio di venerdì 3 ottobre, sono previste due relazioni sul ruolo della Chiesa di fronte al dramma dei profughi e nella promozione della giustizia e della pace, presentate, rispettivamente, dal vescovo Joseph Kalathiparambil, segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, e dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace. Dopo un prolungato dialogo, la sessione odierna si conclude con la preghiera dei vespri e una cena fraterna presso la Casa Santa Marta. Per la giornata conclusiva di domani, sabato 4, è prevista la celebrazione della messa nella Cappella Paolina del Palazzo apostolico, presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. A seguire uno scambio di idee in vista delle conclusioni e indicazioni operative, frutto di questi giorni di studio e di riflessione.

© Osservatore Romano - 4 ottobre 2014