Arrivata da Damasco è ospitata dalla comunità di Sant’Anna

famiglia profughi vaticanoUna famiglia di profughi siriani, composta da padre, madre e due figli in fuga dalla guerra, è stata accolta dalla comunità parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano. Ne ha dato notizia l’arcivescovo elemosiniere Konrad Krajewski, che ha spiegato come i profughi siano entrati in Italia proprio nella domenica in cui Papa Francesco, al termine della preghiera dell’Angelus, ha rivolto l’appello ad accogliere una famiglia in ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario. Sono cattolici di rito greco-melchita, che appartengono al patriarcato di Antiochia e provengono da Damasco. I quattro componenti della famiglia sono stati ospitati in un appartamento del Vaticano, nelle vicinanze di San Pietro.
Monsignor Krajewski ha informato che è stata subito avviata la procedura per la richiesta di protezione internazionale. Dato che in base alla legge, per i primi sei mesi dalla presentazione della domanda d’asilo, i richiedenti protezione internazionale non possono lavorare, in questo periodo saranno assistiti e accompagnati dalla comunità parrocchiale di Sant’Anna. Una seconda famiglia di profughi troverà prossimamente ospitalità e accoglienza da parte dell’altra parrocchia vaticana, quella di San Pietro. L’arcivescovo ha poi sottolineato come, per soccorrere le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame, da molti anni i Pontefici, attraverso l’Elemosineria apostolica, hanno contribuito al pagamento delle tasse per il rilascio del primo permesso di soggiorno per i rifugiati attraverso il Centro Astalli diretto a Roma dai gesuiti. Nel 2014 sono stati erogati circa cinquantamila euro. E l’Elemosineria apostolica — ha ricordato monsignor Krajewski — sempre a nome del Papa aiuta quotidianamente numerosi profughi, singoli e famiglie, e contribuisce a provvedere alle prime necessità, anche sanitarie, in molti centri di accoglienza romani. L’elemosiniere ha poi reso noto che da alcuni giorni un ambulatorio mobile donato anni fa al Pontefice, finora utilizzato durante le celebrazioni e le udienze papali, è stato messo a disposizione alcune volte alla settimana per assistere i profughi in diversi centri di accoglienza nelle periferie di Roma. I volontari che se ne occupano — medici, infermieri e guardie svizzere — sono dipendenti dello Stato della Città del Vaticano e dell’università romana di Tor Vergata e membri dell’Associazione dell’Istituto di medicina solidale.

© Osservatore Romano -19 settembre 2015