Messaggio pasquale del Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal

In una terra segnata dalla violenza e dal dolore, i cristiani avranno la grazia di "rivivere l'avvenimento della Salvezza:  con Gesù, in Gesù, passeremo dalla morte alla vita, ci spoglieremo dell'uomo vecchio per rivestirci dell'uomo nuovo. Questa Settimana è la sintesi di tutta la nostra vita cristiana". È quanto afferma il messaggio pasquale del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, monsignor Fouad Twal.
Nel testo il Patriarca traccia i significati e i segni principali delle giornate del  triduo pasquale, invitando i cristiani a vivere la Pasqua 2009 con animo rinnovato, nella riconciliazione e nella  gioia,  guardando  al futuro della Terra Santa con la speranza certa che il Signore è presente, e vivo si fa trovare. "Gli eventi celebrati durante il triduo - ha sottolineato monsignor Twal - non sono solo avvenimenti storici di cui fare pia memoria ogni anno, restando spettatori:  i cristiani infatti partecipano al mistero di Salvezza e il mistero di Salvezza si compie in loro".
Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini ha inoltre esortato i fedeli a non distogliere mai lo sguardo da Cristo. "Egli - ha detto - è il Messia eterno, il Salvatore dell'umanità, ben al di sopra delle nostre strutture politiche e delle nostre divisioni. È colui che da Signore si fa servitore (nella cena Domini del Giovedì Santo), è colui che soffre e muore per donare la Salvezza a ogni uomo. Vedere Cristo in croce - ha sottolineato il Patriarca Twal - è una prova per la nostra fede. Il nostro cuore è diviso tra la compassione e la ribellione:  la prima poiché si vede soffrire Colui che ha fatto del bene; la seconda perché la vittima innocente è Colui che è Onnipotente".
Nella situazione di dolore e angoscia, monsignor Twal suggerisce di rivolgersi a Maria:  "Il nostro unico conforto arriva da Maria, la madre, che ci invita a credere, a sperare contro tutte le speranze. Maria crede con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le sue forze. Facciamo come lei. Restando saldi nella speranza della Resurrezione, il Signore ci aspetta in Galilea e la Galilea è la Chiesa, la nostra casa, tutti i luoghi in cui il Signore ci invita affinché siamo testimoni gioiosi della sua morte e della sua Resurrezione. Questo evento - ha concluso nel suo messaggio il Patriarca di Gerusalemme dei Latini - porta con sé una carica di novità e di gioia per tutti, per il nostro Paese, per la nostra Chiesa, per tutta l'umanità".
In Terra Santa, la giornata del Giovedì Santo è stata particolarmente partecipata e anche quella che fa vivere ai fedeli la più grande varietà di sentimenti.
Si è cominciato alle ore otto di giovedì al Santo Sepolcro. Ad accompagnare il Patriarca c'erano centocinquanta sacerdoti che hanno partecipato alla benedizione degli oli santi e hanno rinnovato insieme a lui le loro promesse sacerdotali. La liturgia, durata quattro ore, si è conclusa con una processione solenne al termine della quale il Santissimo è stato deposto nel repositorio installato sulla pietra stessa del Sepolcro. Terminata la celebrazione, le porte della basilica sono state chiuse e all'interno sono rimasti alcuni fedeli. Verso le 15, il vicario custodiale ha portato le chiavi dell'edificio, secondo la disposizione dello statu quo, che vuole che in questo giorno, per un'ora, la chiave venga consegnata ai francescani.
Quest'anno la lavanda dei piedi è stata fatta a dodici bambini della parrocchia dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Un gesto che il Custode ha poi reiterato davanti all'assemblea parrocchiale riunita a San Salvatore.
Nella serata di giovedì, tutte le realtà ecclesiali della Terra Santa si sono ritrovate per una veglia di preghiera nella basilica delle Nazioni, al Getsemani, accanto al giardino degli Ulivi.

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2009)