Casa Scalabrini 634 oltre la pandemia: dall’accoglienza all’integrazione dei migranti

casa scalabriniA Roma est, festeggiati a metà giugno i 7 anni di vita, la struttura dell’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo guarda al futuro. Qui una trentina di persone migranti, ospiti per 6 mesi, passano dalla vita comunitaria all' autonomia, grazie a corsi di lingua, informatica, web radio, sartoria e anche di guida, aperti anche ai cittadini del Casilino. A settembre sarà pronto il primo Museo di arte urbana sulle migrazioni, con 10 murales sul muro di cinta della Casa
 

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Una casa che è un piccolo villaggio, con un muro di cinta ma le porte sempre aperte, nel cuore del quartiere Casilino, a Roma est, da sette anni un punto di riferimento per richiedenti asilo e rifugiati, ma anche per tutti i cittadini di questa zona di prima periferia, tra Tor Pignattara e Centocelle. È Casa Scalabrini 634, un progetto dell’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo (Ascs), per promuovere nella capitale “la cultura dell’accoglienza, dell’incontro e dell’integrazione tra migranti, rifugiati e la comunità locale, seguendo l’invito di Papa Francesco”.

In sette anni, accolti e integrati 260 migranti

In sette anni di vita, festeggiati il 17 giugno scorso, la Casa, voluta dai missionari scalabriniani, che prima qui avevano il loro seminario teologico, e che hanno risposto all’appello del Papa ad “aprire i conventi”, ha accolto finora 260 persone migranti da 38 Paesi diversi, che vivono tutte in autonomia in Italia. Ha incontrato 15 mila residenti e studenti romani ma non solo, negli eventi di sensibilizzazione e incontri organizzati sfruttando l’ampio giardino davanti all’edificio principale, color ocra. E infine formato più di 2500 persone, migranti e cittadini romani con i suoi corsi di lingua, informatica, web radio, sartoria e anche di guida, tutti gratuiti.

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