PERPLESSITÀ E IRRITAZIONE

“Perplessità ed irritazione” così mons. Luigi Padovese, presidente dei vescovi turchi (Cet) accoglie la sentenza con la quale, ieri, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha definito come “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni” la presenza del Crocifisso in classe. “Togliere i crocifissi – dice al SIR il presule – va contro la cultura. Mi chiedo come mai si vuol mettere in atto una legge che discrimina la maggioranza tenendo presente che il Crocifisso non è solo un simbolo religioso ma segno di una cultura. E’ anche dal sacrificio di chi offre la vita per gli altri che si è costruita questa civiltà europea. Il crocifisso è simbolo della condivisione, della compartecipazione e attenzione alle sofferenze degli altri. Mi pare chiaro che si voglia creare un vuoto”. Ma per mons. Padovese c’è un ulteriore disappunto, la presenza nella Corte di un giudice turco. Spiega il vescovo: “sappiamo bene che in Turchia l’insegnamento della religione è obbligatoria. Noi come cristiani cattolici, in quanto minoranza non riconosciuta, abbiamo l’obbligo che i nostri ragazzi frequentino l’ora di religione islamica. Mi chiedo di che tipo di libertà religiosa e di rispetto dell’identità si possa parlare quando all’interno della Corte c’è un membro nel cui Paese la libertà religiosa non è pienamente rispettata”. “A chi ha stilato questa sentenza – prosegue il presidente della Cet - dico di rendersi conto che la realtà europea è molto più complessa e che esistono problemi più gravi di quello di lasciare o rimuovere un crocifisso. Ci sono realtà di minoranze religiose che vengono discriminate. Ragioniamo ancora in modo troppo eurocentrico, dando a chi vanta diritto di essere una minoranza quello che minoranze, come noi, in altri Paesi non possono vantare assolutamente come un diritto”.

© SIR - 4 novembre 2009