NON LASCIAMO L’ULTIMA PAROLA AGLI ESTREMISTI

“Siamo ottimisti” sull’esito dei nuovi colloqui di pace in Medio Oriente, perché “entrambe le parti hanno dimostrato buona volontà a collaborare per la pace, ma aspettiamo il 30 settembre per vedere se vi sarà da parte di Israele il rinnovo della moratoria per la sospensione della costruzione di insediamenti in Cisgiordania. Primo passo concreto di questo nuovo cammino”. È questo l’auspicio del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, sul cammino dei colloqui di pace in Medio Oriente, ripresi il 3 settembre con l’incontro tra il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Una dichiarazione rilasciata a margine della visita alla diocesi di Como, a cui è legato da un profondo legame di amicizia, che si concluderà quest’oggi. “Non ci sarà mai la pace per un popolo solo” ha sottolineato il patriarca ricordando come “entrambi i popoli siano stanchi della violenza” e condividano la “paura” per una situazione che, “se non si interverrà con il coinvolgimento della Comunità Internazionale, potrà peggiorare”. “È vero – ha continuato mons. Fouad Twall – da entrambe le parti ci sono dei fanatici ed estremisti. Per questo è importante non lasciare a loro l’ultima parola e spero che i leader delle due parti abbiano il coraggio di farlo e andare oltre”. Il patriarca latino di Gerusalemme ha iniziato la sua visita alla diocesi di Como, sabato 18 settembre. Ieri sera la celebrazione del pontificale nella cattedrale di Como. Durante la celebrazione il Vescovo di Como, mons. Diego Coletti, ha annunciato un nuovo pellegrinaggio diocesano in Terra Santa e il sostegno ad un “progetto per il sostegno alle attività di catechesi del patriarcato”. “Il patriarcato di Gerusalemme – ha spiegato mons. Twal – si estende su diversi Paesi comprendendo oltre a Israele e ai territori palestinesi anche la Giordania e Cipro. Per questo stiamo lavorando per potenziare i nostri uffici di pastorale, in particolare ad Amman dove vive una consistente comunità di cattolici palestinesi”. Riferendosi al prossimo Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente in programma a Roma il prossimo ottobre, il patriarca ha ricordato come “servirà a ridare unità alle stesse tredici Chiese presenti in Terra Santa, segnate da tante divisioni, perché dalla comunione possa nascere la testimonianza”. “La Chiesa in Terra Santa – ha concluso il patriarca, ricordando il pericolo dell’emigrazione dei cristiani – è chiamata ad essere un ponte tra israeliani e palestinesi, avendo il coraggio di parlare non per calcolo o paura, ma per essere fedeli alla verità e aiutando ad abbattere tutti i muri, non solo quelli materiali, ma anche quelli nei cuori delle persone”.

© SIR - 20 settembre 2010