Il diritto di dire “Credo”

croce-e-discriminazioneL’unione europea tende le mani all’intera area mediterranea, così come agli altri Paesi che in queste ore vedono le piazze invase dalle popolazioni per chiedere libertà, democrazia, giustizia sociale. Allo stesso tempo i 27 spalancano gli occhi su quanto sta accadendo in diverse regioni del mondo, in cui le violenze contro le comunità cristiane e gli atti intimidatori verso altre espressioni religiose si moltiplicano in un crescendo che non può più essere ignorato. Il Consiglio affari esteri, svoltosi il 21 febbraio a Bruxelles, ha sancito questo impegno “a tutto campo”.

Democrazia e libertà.
Su mandato dell’Unione europea, l’alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, è stata inviata il 22 febbraio al Cairo per una serie di colloqui con i rappresentanti delle autorità che stanno reggendo le sorti dell’Egitto dopo la fuga del presidente Mubarak. Ashton - che di recente è stata anche in Terra Santa e Tunisia - ha incontrato gli esponenti della società civile e delle forze politiche. L’Ue moltiplica dunque le attenzioni verso la sponda meridionale del Mediterraneo, così come confermato dal Consiglio affari esteri, il quale ha affrontato i casi più urgenti come quelli di Egitto, Libia, Tunisia.
Il documento finale cita anche Bahrein e Yemen, esprimendo per tutti questi Paesi la necessità di un processo verso la democrazia, la pace e lo sviluppo. Il Consiglio ha quindi approvato una dichiarazione sulla libertà di religione nel mondo (accordo che era mancato nella riunione del 31 gennaio) nella quale si ribadisce che “l’Ue è fortemente impegnata nella promozione e tutela della libertà di religione o di credo, senza alcuna discriminazione”.

Un diritto universale.
Il Consiglio Ue “esprime profonda preoccupazione per il crescente numero di manifestazioni di intolleranza basate sulla religione, come dimostrano la violenza e gli atti di terrorismo perpetrati di recente in vari Paesi contro i cristiani e i loro luoghi di culto, i pellegrini musulmani e di altre comunità religiose”. Secondo i 27 ministri dell’Unione “nessuna regione del mondo è risparmiata dalla piaga dell’intolleranza religiosa... La libertà di religione o di credo è un diritto umano universale che deve essere protetto ovunque e per tutti”.
A chiare lettere la dichiarazione del Consiglio afferma che “tutte le persone appartenenti a comunità o minoranze religiose dovrebbero essere in grado di praticare la propria religione e culto liberamente, individualmente o in comunità, senza timore di essere il bersaglio di intolleranza o di attacchi”. La libertà di religione “è intrinsecamente legata alla libertà di opinione e di espressione e agli altri diritti umani e libertà fondamentali, che insieme concorrono alla creazione di società pluralistiche e democratiche”.
Proposte concrete?
Il testo sulla libertà di religione segnala ancora: “L’Ue e i suoi Stati membri proseguono l’impegno per concretizzare la libertà di religione o di credo in tutte le regioni del mondo”, tema che “sarà trattato nelle relazioni annuali sui diritti umani”.
In questo senso l’Ue continuerà il dialogo con i Paesi partner, “proponendo la sua cooperazione per promuovere la tolleranza religiosa e la tutela dei diritti umani”. Essa “svolgerà un ruolo più attivo nelle sedi multilaterali, in particolare le Nazioni Unite, in modo che la lotta contro l’intolleranza religiosa raccolga un vigoroso sostegno proveniente da tutte le regioni” del mondo. Infine il Consiglio afferma che l’Ue e i suoi Stati membri “continueranno a sostenere le iniziative nel campo del dialogo interculturale e interreligioso in uno spirito di apertura, di mani protese e di comprensione reciproca, comprese le iniziative dell’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite, dell’Unesco e della Fondazione Anna Lindh”, che si occupa in particolare dell’area mediterranea.
Il Consiglio invita infine l’Alto rappresentante ad adottare “misure e proposte concrete intese a rafforzare l’azione dell’Ue in questo settore”. Proposte e azioni che adesso non potranno mancare.

Il parere della Comece.
Il documento del Consiglio affari esteri dell’Ue è stato accolto positivamente anche dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea che in una nota parla di “passo nella giusta direzione”. “Buon senso e volontà politica - sostiene la Comece - hanno permesso una presa di posizione forte. Questa era necessaria per contrastare i numerosi atti di terrorismo e di settarismo contro i cristiani in tutto il mondo”. “La sicurezza e la sopravvivenza delle comunità cristiane, specie in Medio Oriente, richiedevano un’azione concreta”. Ma la Comece ritiene che “il Consiglio dei ministri Ue debba ora tradurre questa affermazione in azioni per garantire ai cristiani e alle altre minoranze religiose in tutto il mondo il necessario rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, compresa la libertà di religione... La Comece - si legge nel testo - spera che l’Unione europea traduca queste conclusioni in azione politica concreta”.

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