Ad una sola voce

2008-06-20_132200Cristiani di Oriente e di Occidente insieme nel giorno della Risurrezione

Quest’anno la data della celebrazione della Pasqua, il 24 aprile, coincide sia per i cristiani di tradizione orientale, sia per quelli di tradizione occidentale. Si tratta però di una pura coincidenza di calcoli: in Occidente e in Oriente si usano due diversi calendari per il computo del giorno di Pasqua, quello gregoriano in Occidente e quello giuliano in Oriente.
È la quinta volta nel corso dell’ultimo decennio che i fedeli delle diverse tradizioni cristiane celebrano in coincidenza la data della più importante festività cristiana. Anche lo scorso anno è successo ma per riavere questa coincidenza bisognerà attendere il 2017 e il 2025. “Che la celebrazione della Pasqua possa assumere un significato sempre più ecumenico”. È l’augurio del segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), il pastore norvegese Olav Fykse Tveit, che aggiunge: “In un mondo diviso dalla povertà e dalla violenza è importante che noi parliamo a una sola voce nel testimoniare con azioni e parole che il Cristo crocifisso è risorto”. Dal 1980 è stato intrapreso dai leader religiosi appartenenti ad ambedue le tradizioni un intenso lavoro per concordare una data comune. Il lavoro è stato ripreso nella riunione del 1997 ad Aleppo, in Siria, che ha segnato un passo significativo. L’augurio del segretario generale del Wcc è che “nel prossimo decennio, i cristiani di diverse tradizioni possano lavorare insieme in un clima di fiducia reciproca e di responsabilità. Solo in questo modo si potrà finalmente raggiungere un accordo sulla data comune per la celebrazione della Pasqua”. In uno scritto del 2009, mons. Eleuterio Fortino, grande protagonista del dialogo con l’Oriente, recentemente scomparso, così scriveva a proposito della questione: “Certo, tutti noi cristiani crediamo che Gesù Cristo il terzo giorno risuscitò. E questo è il fatto decisivo, importante, caratterizzante la fede cristiana. Tuttavia, la differenziazione della celebrazione è un’anomalia grave per la testimonianza cristiana nel mondo”. Abbiamo chiesto a don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, il significato per l’Italia e l’Europa della Pasqua comune a tutti i cristiani.

Quale significato riveste la comune data della Pasqua?
“Per un caso legato ai calcoli del calendario, quest’anno, e per la seconda volta, la Pasqua cade nella stessa data. È un fatto che in qualche modo ci richiama ad un sogno che è quello che i cristiani possano un giorno celebrare la più importante festività cristiana insieme nello stesso giorno. Anche se io non drammatizzerei il problema della Pasqua comune essendo legato a questioni non essenziali di fede ma di calendario. Non è detto che l’unità della Chiesa non possa essere in futuro una unità in cui anche le diverse tradizioni rituali siano in qualche modo conservate. Certamente la Pasqua unita, la possibilità cioè che i cristiani insieme uniscano le loro voci per cantare l’alleluia della Risurrezione richiama un problema di fondo che è quello dell’unità dei cristiani di fronte al mondo. È dunque un richiamo all’urgenza che i cristiani parlino con una voce sola testimoniando il Vangelo insieme perché, se divisi, questa testimonianza inevitabilmente si indebolisce”.

Che tipo di messaggio oggi i cristiani possono dare insieme?
“Oggi soprattutto in Europa e in Italia siamo immersi in un momento di grigiore, in cui sono poche le visioni, ancor meno i sogni e le speranze. La Pasqua giunge indubbiamente come un messaggio di Risurrezione, che ci dice che solo l’amore ci salva dal grigiore in cui sono caduti i nostri orizzonti. Siamo in una stagione di ripiegamento che si è visto, per esempio, nella difficoltà ad accogliere i profughi del Nord Africa. L’Italia si è trovata in prima linea a gestire questa emergenza scontrandosi con una difficoltà dell’Europa a dare un aiuto. Si ha come l’impressione di un lento ritirarsi dell’Europa dalla storia. E la Pasqua arriva come un richiamo ad un risveglio spirituale che può aiutare a vivere il tempo presente”.

Quale augurio di Pasqua vuole rivolgere ai fratelli di altre Chiese presenti in Italia?
“Vista la grande presenza degli ortodossi in Italia, legata soprattutto all’immigrazione, direi che l’augurio per loro sia quello di trovare accoglienza. E questo augurio vale ovviamente per i tanti protestanti che arrivano in Italia seguendo le stesse strade dell’immigrazione. Non dobbiamo dimenticare che più della metà degli immigrati presenti sul nostro territorio sono cristiani. Per cui l’augurio è che tutti trovino un’accoglienza e che la Pasqua sia per tutti un giorno di festa. E poi vorrei aggiungere che questo segno della Pasqua unita sia un segno di speranza per il nostro futuro. Si parla tanto di nuova evangelizzazione dell’Europa ma questa evangelizzazione presuppone una unità dei cristiani, chiede cioè che i cristiani siano uniti per comunicare insieme il Vangelo e affrontare uniti i problemi dell’uomo contemporaneo”.

© www.agensir.it - 19 aprile 2011