Conclusa la visita del cardinale Bertone in Bielorussia

Per essere liberi non basta abbattere i muri. Bisogna diventare liberi dentro e questo è possibile solo incontrando nella persona di Gesù la verità di Dio. È questa la consegna che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha lasciato alla Chiesa bielorussa a conclusione dei cinque giorni di visita. L'incontro con la comunità cattolica di Minsk è stato l'ultimo atto del viaggio, iniziato mercoledì 18 giugno. Nella serata di sabato 21 il porporato ha benedetto la prima pietra della chiesa di San Giovanni Battista e ha poi incontrato i giovani nella parrocchia salesiana. La giornata di domenica 22, iniziata con la visita alla parrocchia dei Santi Simone ed Elena a cui ha fatto seguito la deposizione della corona di fiori in piazza della Vittoria, ha avuto il culmine nella messa in cattedrale. In serata, dopo un nuovo incontro con i vescovi, il rientro in Vaticano.
Con lo stile dell'educatore salesiano, il cardinale Bertone ha riproposto ai giovani il messaggio dell'amore di Dio. "Gesù non parlava come un funzionario, come uno che predica per tradizione o per mestiere - ha detto -. Predicava con autorità, nelle sue parole si sentiva la presenza di Dio, la forza della verità". Gesù non illude nessuno, tantomeno i giovani:  non li attira con bei discorsi, miraggi di facili successi, denaro o potere. Gesù è amore:  è questa la certezza che cambia la vita. "Al contrario - ha affermato - ci sono falsi maestri che per i loro interessi economici o ideologici non si curano se i giovani muoiono, si perdono e finiscono male. Non si curano delle persone:  sono mercenari!".
Ai giovani il cardinale ha chiesto di andare contro corrente con "un0 stile di vita umile ma deciso, attento agli altri e pronto al servizio, sincero e rispettoso, non violento, costruttivo, capace di rinunciare al proprio interesse per far vincere il bene, coraggioso nel testimoniare il nome di Dio, il suo volto autentico, difendendolo da false immagini e strumentalizzazioni". Li ha invitati a non accontentarsi di una fede fatta solo di parole, di una religione formalistica, di un culto che si riduce a ritualità. Il cristiano punta alla sostanza cioè all'amore creduto e praticato, prega molto e lo dimostra nei fatti, sa che eucaristia e parola di Dio danno senso all'esistenza. Infine ha incoraggiato i giovani a vivere le complementari vocazioni al matrimonio o alla vita consacrata.
Nell'omelia della messa - presenti l'arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, il vescovo ausiliare Antoni Dziemianko, il cardinale Kazimierz Swiatek, il nunzio apostolico Martin Vidovic - il cardinale ha rivolto un fraterno saluto alla Chiesa ortodossa e alle autorità civili. Riprendendo i temi già affrontati con i giovani il cardinale ha detto che occorre avere il coraggio di testimoniare la fede "in un mondo che cerca la gioia e la pace lontano e non di rado contro Dio". Messi da parte scoraggiamenti e paure, è ora il tempo di incrementare la predicazione, la catechesi, la formazione di giovani e adulti e pure la presenza nei mass media.

(©L'Osservatore Romano - 23-24 giugno 2008)