Un'eredità esemplare

MSGR_PADOVESEDomenica 5 giugno, solennità dell’Ascensione, a Iskenderun, la Chiesa cattolica turca si riunirà per ricordare il primo anniversario della morte di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, ucciso il 3 giugno 2010, dal suo autista, Murat Altun.

A celebrare, alla presenza di rappresentanti dell’ordine dei Cappuccini, della diocesi di Milano e di Congregazioni vaticane, saranno il nunzio apostolico, mons. Antonio Lucibello, e il presidente della Conferenza episcopale turca, mons. Ruggero Franceschini, che di mons. Padovese ricopre la carica in attesa del successore nominato dalla Santa Sede. Si tratta dell’evento centrale nel quadro di una serie di iniziative volte a ricordare la figura del religioso cappuccino, profondamente legato alla Turchia, al suo popolo, devoto al dialogo interreligioso che ricercò in ogni momento del suo servizio pastorale. Mons. Padovese si prodigò molto, prima, durante e dopo l’Anno Paolino (2008-2009), nel cercare di ottenere dalle autorità turche la chiesa-museo di san Paolo a Tarso come luogo permanente di culto. Un desiderio rimasto, per ora, non esaudito pienamente.

Mons. Franceschini, che significato assume la celebrazione di domenica prossima?
“Domenica celebreremo l’Ascensione del Signore e ricorderemo la fraternità che esiste fra tutti gli uomini in quanto figli dell’Unico Dio. Saluterò i fratelli ortodossi, i musulmani che saranno tanti, forse più di noi, poiché hanno sentito molto questo atroce delitto. Si tratta della gente comune quella che mons. Padovese aiutava e amava. Ma non ci fermeremo solo a constatazioni teoriche, non si può parlare di fraternità e poi non viverla, parlare di collaborazione e poi non farla. Ad Iskenderun vogliamo ricordare il suo servizio alla persona, specialmente se bisognosa, al dialogo possibile, alla solidarietà. Mons. Padovese faceva costruire acquedotti nelle scuole e nei Paesi dove non c’erano. Nel ricordare la sua figura di pastore non volevamo fare discussioni teologiche ma delle proposte concrete in nome di una fede professata fino alla morte. Domenica sarà il momento di una riflessione attraverso la quale siamo invitati a darci una mano in quanto figli dell’Unico Dio per raggiungere risultati concreti. Abbiamo, certo, delle differenze teologiche, ma l’unicità di Dio è la prima verità grande che ci qualifica tutti. Questo tema della fratellanza universale nel mondo musulmano è forte e sentito”.

L’eredità che lascia mons. Padovese è, a tale riguardo, esemplare...
“L’esempio di mons. Padovese ci permette di parlare di fraternità in modo concreto e reale, aperto, che supera i confini della cattolicità. Ognuno di noi ha operato una scelta religiosa, ma abbiamo tanti spazi in comune nei quali dobbiamo vivere con attenzione, soprattutto ai più poveri. Vediamo tutto il Medio Oriente in fibrillazione, e non è una causalità: si tratta forse di una mancanza di attenzione alle persone più povere e alla crisi economica e di ideali che stiamo vivendo. Bisogna dare voce a chi voce non ha mai avuto in questi ultimi 40 anni. Ci aiuta questo momento storico terribile in cui persone che hanno vissuto spalla a spalla si sono accorte che uno aveva la borsa piena e l’altro vuota. Chi avrebbe mai pensato che l’Egitto, la Siria, avessero problemi di questo genere?..., eppure chi giungeva in questi Paesi come turista o pellegrino si accorgeva che al loro interno qualcosa non andava”.

Ci sono notizie circa il processo all’autore dell’omicidio, Murat Altun?
“L’istruttoria sull’omicidio di mons. Padovese si è chiusa in questi giorni e il processo inizierà presto. Si è chiusa, e mi pare anche bene. Abbiamo sofferto, corso rischi – abbiamo dissentito con vigore da certe posizioni scontate e un po’ troppo comode sulla vicenda – abbiamo lottato ed ora sembra che la realtà ci stia dando ragione. Non sto invocando condanne a morte o torture, assolutamente! Voglio solo dire che bisogna essere rispettosi di tutte le persone, tanto più di quelle che hanno subito un massacro atroce. Su questo forse, finalmente il mondo islamico ci darà una lezione. Le autorità preposte hanno lavorato tanto su questo caso e probabilmente sono giunte ad una conclusione ovvia, ma alla quale, forse, nessuno pensava o voleva pensare. Si volevano seguire teorie più facili. Quando si avverte che è stato commesso uno sbaglio, che aveva ragione la persona rimasta uccisa, bisogna evitare di giudicare frettolosamente. Non potevo tollerare falsità sul conto di mons. Padovese”.

A quando la nomina del successore di mons. Padovese?
“Del nuovo vescovo non sappiamo nulla, e questo ci rattrista non poco. Abbiamo enormi distanze da coprire, problemi grandi e non si deve giudicare l’urgenza dal numero dei fedeli, ma dalle loro necessità, che sono tante! Spero che questa ricorrenza del primo anniversario della morte di mons. Padovese possa servire a dare impulso alla nomina del suo successore. Le comunità cristiane e cattoliche turche, per quanto siano una piccolissima minoranza, sono vive, felici ed hanno il coraggio di testimoniare la loro fede. È importante che ‘ci siamo’ perché i cristiani sono nati in questa terra. Non dobbiamo dimenticarlo!”.

© www.agensir.it - 3 giugno 2011