Una televisione cattolica per l'infanzia in Ucraina

di Egidio Picucci

Parlando dei russi, Turgenev ha detto che essi hanno un'idea confusa del passato, che poco si curano del presente e che passano la vita a sognare il futuro. Tutto l'opposto della vicina Ucraina che, arrivata all'indipendenza nel 1991, conosce molto bene il passato che sta rimuovendo, ricuperando solo quello valido; pensa al difficile presente e "non sogna", ma lavora seriamente a costruire il futuro partendo dalle forze giovani.
Tra coloro che collaborano attivamente a questo difficile progetto c'è la Chiesa cattolica che, pur costituendo una minoranza (il 97% dei circa 47 milioni di abitanti del Paese è di tradizione ortodossa), contribuisce validamente alla formazione del Paese soprattutto con l'opera dei religiosi e delle religiose (749 i primi, 1268 le seconde) sparsi in tutto il Paese.
Le strutture socio-assistenziali ed educative, altrove mezzo efficace di promozione, qui sono ovviamente in mano allo Stato; tuttavia la Chiesa gestisce scuole materne, primarie, secondarie e superiori (per un totale di 2.359 alunni); ospedali, ambulatori, orfanotrofi, consultori matrimoniali e centri di rieducazione.
A Vinnitsa, una città di oltre quattrocentomila abitanti, trecento chilometri a ovest della capitale, nel 1991 i Frati cappuccini provenienti da Cracovia hanno dato vita al progetto Clara-Studio, una coraggiosa attività editoriale a cui si è aggiunta, col tempo, anche la produzione televisiva.
Andiamo con ordine. All'indomani dell'indipendenza, il vescovo di Kamyanets-Podilskyi, monsignor Jan Olszanski, affidò ai cappuccini di Vinnitsa l'amministrazione di una casa editrice trasferita lì da Bratslav. Forti di un'esperienza acquisita in patria, essi cominciarono a stampare un giornale senza pretese che dopo un anno divenne una bella rivista, "La Parola Cristiana", in edicola dal 1992 al 2001. "La chiesa usciva dalle catacombe - dice padre Justin Rusin - e c'era anche un po' di timore a esporsi. Tuttavia cominciammo; i greco-cattolici erano d'accordo con noi e fu realizzato qualcosa di veramente utile". L'attività continuò con la stampa di un libro di preghiere, un best-seller giunto alla quindicesima edizione, seguito dalla pubblicazione di trenta numeri del giornalino "Tviy Zhurnal", oggi Vodohray (giochi d'acqua); di vari opuscoli sui sacramenti (molto richiesto quello sulla confessione), anch'essi arrivati a varie edizioni. Da poco più di un anno si sta pubblicando "La Voce di Padre Pio", una versione tutta ucraina della rivista che si stampa a San Giovanni Rotondo. "San Pio - sottolinea il responsabile dell'editrice, padre Justin Rusin - è conosciuto sia nel mondo cattolico che in quello ortodosso, per cui la rivista è letta indistintamente dai fedeli delle due Chiese. Le migliaia di copie che stampiamo vanno a ruba, come ci auguriamo che avvenga anche per l'ultima pubblicazione, "Pryjdy", Vieni, un trimestrale di formazione stampato per conto della scuola "Vita cristiana ed evangelizzazione"".

Nella primavera del 1993, mentre il parroco del tempo, padre Stanislaw Padewski, oggi vescovo di Kharkiv-Zaporizhia, stava preparando alcune immagini di padre Pio da lasciare nelle case dei malati che stava visitando, avvenne un fatto insignificante, ma che lui lesse in modo quasi profetico. Un'immagine gli sfuggì di mano e cadde in uno scantinato in disuso del convento:  il parroco disse che lì sarebbe sorto un centro di audiovisivi per far conoscere padre Pio in Ucraina. "A dir la verità - ci ha detto il vescovo nella sua residenza di Zaporizhia - non mi resi conto di quello che avevo detto; ma oggi, visto come sono andate le cose, penso che qualcuno mi abbia suggerito parole che non avrei mai immaginato di dire".
Nell'autunno dello stesso anno arrivò all'editrice, da parte della tv locale, la proposta di preparare un filmato per bambini. Fino a quell'anno era rimasta in vita un'emittente sovietica che proponeva programmi ispirati al vecchio regime e che, quindi, non piacevano a nessuno. Spuntò allora qualche tv privata, ma a corto di programmi:  il Paese aveva altri problemi da risolvere che quello televisivo, anche se la gente si era affezionata al piccolo schermo. Pensando di trovare nell'editrice qualcuno capace non solo di impaginare un giornale, ma anche di montare un cortometraggio, la direzione di una tv locale chiese ai cappuccini di preparare qualche filmato per i bambini che in Ucraina stavano (e stanno) vivendo momenti decisamente difficili, non soltanto per i fatti incresciosi di Chernobyl, di cui sono state le vittime più esposte, ma anche per la disgregazione delle famiglie che lasciava presagire il triste fenomeno dei bambini di strada, numerosi pure a Kiev, vittime più dell'incuria che della penuria. I cappuccini non si posero troppi interrogativi e decisero di imitare quello che si faceva nel nord Europa, dove andava in onda il Children's Channel, un programma dedicato interamente ai bambini, la cui soggettività viene spesso esclusa prima ancora che nascano.
Padre Justin Rusin - l'invito della Tv fu passato dai confratelli a lui, attore nato e grande amico dei bambini - pensò a un antidoto contro certi cartoni animati giapponesi, tipo Goldrake e Capitan Harlock, che si stavano affacciando anche in Ucraina, proponendo qualcosa che si avvicinasse di più al mondo dei piccoli.
Dal 2004 Clara Studio, che ha prodotto anche documentari (famoso quello sulla visita di Giovanni Paolo II al Paese) e cortometraggi sulla storia dolorosa dell'Ucraina e sul valore della vita, ha cambiato il nome del programma, che da Nadija è diventato Mistetzko Nadija, città della speranza, continuando a proporre settimanalmente alla tv nazionale brevi filmati che sono andati al di là del semplice intrattenimento, incidendo sulla formazione civile e religiosa dei bambini.

(©L'Osservatore Romano - 25-26 agosto 2008)