Colloqui per una mediazione nella crisi siriana

medio-oriente-guerraDamasco, 10. L’inviato speciale per la Siria di Onu e Lega araba, Lakhdar Brahimi, ha avuto ieri un colloquio a Ginevra con i rappre-sentanti di Stati Uniti e Russia sulla Siria: gli incontri — ha detto l’invia-to — sono stati «costruttivi». Secon-do Brahimi, è emersa la possibilità di trovare ancora una soluzione alla crisi siriana. Nei giorni scorsi l’in-viato aveva incontrato a Dublino il segretario di Stato americano, Hilla-ry Clinton, e il collega russo, Ser-ghiei Lavrov, ma al termine i suoi due interlocutori si mostrarono scet-tici sulla possibilità di una soluzio-ne. «Gli incontri sono stati costruttivi e si sono tenuti in uno spirito di collaborazione; sono state esplorate possibili strade per avanzare in dire-zione di un processo di pacificazio-ne e per creare una maggiore mobi-litazione internazionale per una so-luzione politica alla crisi in Siria» ha detto Brahimi al termine dell’in-contro con gli emissari russi e ame-ricani durato tutta la giornata. Nelle stesse ore Mosca ha smentito di aver intrapreso un negoziato sul fu-turo del presidente siriano, Bashir al Assad, e su un suo possibile asilo all’e s t e ro . Intanto, Londra ha lanciato un nuovo allarme per l’uso delle armi chimiche. «Siamo estremamente preoccupati per le scorte chimiche e biologiche e per le informazioni sul fatto che il regime siriano potrebbe usarle» ha detto il ministro degli Esteri britannico, William Hague, a margine di un forum sulla sicurezza a Manama, in Bahrein. «Abbiamo sviluppato piani di emergenza» in caso di ricorso a queste armi, ha detto Hague, ricordando che il suo Paese non ha «mai escluso qualsiasi opzione», compreso l’intervento mi-litare, anche se continua a «sostene-re una soluzione politica». Sul piano diplomatico, i riflettori sono puntati oggi su Bruxelles, do-ve è in programma il Consiglio dei ministri degli Esteri Ue, con un’agenda molto fitta, che va dalla crisi siriana alla questione israelopa-lestinese. I ministri degli Esteri dell’Unione hanno invitato anche il Presidente della Coalizione dell’op-posizione siriana, Moaz Al Khatib. Sul fronte delle violenze, un’auto-bomba è esplosa ieri a Damasco, nel quartiere di Barzeh, causando danni materiali, ma nessuna vittima: lo ri-ferisce l’agenzia di stampa ufficiale Sana. La stessa Sana spiega, in un altro lancio d’agenzia, che molti «terroristi» sono stati uccisi nella provincia settentrionale di Idlib in seguito a un’esplosione in una fab-brica di armi che controllavano. Og-gi si segnalano nuovi combattimenti in diverse parti del Paese. Peggiora nel frattempo la situa-zione umanitaria: sono oltre 63.000 i rifugiati siriani in Iraq. Lo rende noto l’Alto commissariato delle Na-zioni Unite per i rifugiati (Unhcr), spiegando che la maggior parte di essi, 54.550, si trova nelle tre provin-ce autonome del Kurdistan, nel nord dell’Iraq. Sono 8.852 (su un totale di 63.496) i rifugiati siriani che si trovano nella provincia di Anbar nell’ovest del Paese. Durante i 21 mesi di conflitto in Siria si è an-che assistito a decine di migliaia di iracheni che sono rientrati in patria dal Paese vicino. In base a stime Onu, sono 58.213 gli iracheni tornati dalla Siria dal 18 luglio.

© Osservatore Romano - 10 - 11 dicembre 2012