Il benedettino della Roma orientalis

di MANUEL NIN

Padre RaquezQuando nell’anno 2000 si preparò un volume-raccolta di scritti di padre Olivier Raquez apparve ai curatori quasi naturale intitolarlo Roma orientalis. Questo titolo rifletteva in qualche modo l’anima di padre Oli-vier, monaco benedettino del monastero di Sint Andries di Brugge, in Belgio, deceduto il 14 dicembre nel suo monastero di professione.
Nato a Bruxelles nel 1923, fu ordinato sacerdote nel 1949. Arrivato al Pontificio Collegio Greco di Roma nel 1954, ne fu padre spirituale fino al 1963; vice-rettore dal 1963 al 1967, pro-rettore dal 1967 al 1969, quindi rettore dal 1969 al 1995. In quell’an-no fu nominato rettore del Pontifi-cio Collegio Pio Romeno, in un momento in cui tale collegio inizia-va un cammino di ripresa dopo il quarantennio del regime comunista. Rimase in carica fino al 2005, anno in cui rientrò in Belgio. Padre Olivier tenne inoltre corsi di liturgie orientali presso diverse università romane, convinto che la formazione teologica, liturgica e spi-rituale dei seminaristi delle Chiese orientali cattoliche mandati a Roma fosse fondamentale per la crescita di queste realtà ecclesiali. Nei suoi cor-si coinvolgeva gli studenti con la sua umana simpatia e soprattutto a partire dalla sua esperienza decen-nale nella vita liturgica bizantina al Collegio Greco. Sia dalla cattedra universitaria come docente, che dal solea della chiesa di Sant’Atanasio dei Greci a Roma come celebrante della liturgia e come predicatore, col suo sguardo vivace all’insù, come sospeso tra il cielo e la terra, sem-brava voler cogliere dall’alto quello che poi riusciva a trasmettere dal profondo del cuore a coloro che lo ascoltavano. Il suo amore e la sua conoscenza dell’Oriente cristiano riusciva a trasmetterli anche attra-verso tanti articoli divulgativi sulle feste e le celebrazioni dell’anno li-turgico bizantino. Quando negli an-ni Ottanta, all’inizio del mio sog-giorno romano, scendevo settima-nalmente dall’Aventino fino a via del Babuino per partecipare alle li-turgie del Collegio Greco, mi ritro-vavo nella chiesa di Sant’Atanasio il suo sguardo vivace quasi sornione che si avvicinava e chiedeva: «Hai la letteratura necessaria?». Doman-da che rifletteva anche la sua pro-fonda convinzione della utilità e quindi della necessità di buone edi-zioni e traduzioni dei libri liturgici bizantini per aiutare seminaristi, sa-cerdoti e fedeli nelle celebrazioni e soprattutto nella vita vera e propria della liturgia che si celebra. Convin-zione che sfociò in due opere com-plementari di cui padre Olivier fu l’anima e il motore che ne spinse la pubblicazione: l’edizione greca dell’Anthològhion in quattro volumi pubblicata a Roma tra il 1967 ed il 1980, e la loro traduzione italiana pubblicata sempre a Roma nel 2000, di cui padre Olivier curò la “guida”, il sussidio teorico e pratico per la celebrazione dell’ufficio divi-no nelle Chiese di tradizione bizan-tina. Consultore per decenni della Congregazione per le Chiese Orien-tali, collaborò alla stesura di impor-tanti documenti di questo dicastero, e mise al servizio della Santa Sede la sua conoscenza e il suo amore per l’Oriente cristiano. Nel suo pro-logo al volume Roma orientalis, il cardinale Achille Silvestrini definiva padre Olivier come «uomo di lunga fedeltà alla missione affidatagli, che testimonia in modo particolare i suoi doni non comuni di pedagogo e una rara capacità di adattamen-to». Oserei aggiungere adattamento alle situazioni e alle persone. I semi-naristi, ormai sacerdoti, provenienti dalle diverse Chiese orientali cattoli-che che per decenni passarono per il Collegio Greco o il Collegio Rome-no, lo ricordano come padre, amico, pedagogo, adattando quello che era, quello che sapeva e quello che vive-va alla persona concreta che aveva davanti, facendolo sentire quindi fratello e figlio. Amò e servì con de-dizione e direi con passione le Chie-se orientali cattoliche di vecchia da-ta, dal Libano alla Siria e alla Terra Santa, passando dalla Grecia fino alle due eparchie italo-albanesi dell’Italia meridionale. E seppe en-tusiasmarsi, ormai non più giovane, ma sempre gioviale e vivace, alla ri-nascita delle Chiese orientali cattoli-che dell’Europa centrale ed orienta-le, specialmente della Chiesa greco cattolica romena, dopo il crollo dei regimi comunisti. Sempre fermo sul-le colonne su cui ha poggiato fino alla fine: la fede cristiana, la forma-zione umana e intellettuale, l’acco-glienza fraterna, l’amicizia leale. Nel 2007 padre Mihai Frăţilă, al-lora rettore del Collegio Romeno, e oggi vescovo greco-cattolico in Ro-mania, curò l’edizione di una mi-scellanea offerta a padre Olivier dal titolo Vivere il regno di Dio al servizio degli altri, e concludeva la sua pre-sentazione con queste parole a lui riferite: «Il suo prezioso servizio alla Chiesa, sotto il segno della vita “sparsa per gli altri”, lascia il gusto della presenza di Dio, unico meridiano inalterabile per contare la gra-titudine dei suoi servitori e la prossimità del Regno nella loro vita».

© osservatore Romano - 16 dicembre 2012