In seicento per i seicento

Telsiai church 1 front 2Il pellegrinaggio a Roma dei fedeli della Samogizia

di IRENA VAIŠVILAITĖ*

In questi giorni, precisamente dal 2 al 7 marzo, seicento pellegrini provenienti dalla diocesi di Telšiai, in Lituania, sono presenti a Roma. Li guidano il vescovo Jonas Boruta, che prese parte alla resistenza contro le persecuzioni di fedeli da parte del regime comunista, e il vescovo ausiliare Linas Vodopjanovas che, cresciuto invece in un contesto di libertà religiosa, è il più giovane vescovo del mondo cattolico.
Le seicento persone, provenienti da tutte le parrocchie e da tutti i comuni della dio-cesi di Telšiai, sono a Roma per il pellegrinaggio alle tombe degli apostoli organizzato per celebrare i seicento anni dall’evangelizzazione della Samogizia, regio-ne settentrionale del Baltico, odierna Li-tuania occidentale. Il pellegrinaggio è ini-ziato sabato 2 marzo con la visita alla tomba di san Pietro, dove i pellegrini so-no stati accolti dal cardinale Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Cit-tà del Vaticano. In basi-lica, hanno poi parteci-pato alla messa celebrata dal cardinale Audrys Juozas Bačkis, arcivescovo di Vilnius. Nei giorni successivi sono segui-te le visite alla chiesa del Gesù, alle catacombe e alla basilica di San Pao-lo fuori le Mura. La conclusione del pellegrinaggio è prevista per giovedì 7 marzo. La Samogizia — regione delimitata dai fiumi Nemunas e Nevėžis e dalla frontiera con la Lettonia — è men-zionata nelle fonti storiche a partire dal XIIIsecolo, anche se solo dal XVI la maggior parte delle lingue euro-pee utilizza il nome latino Samogitia. Nella cultura dei Paesi confinanti la Samogizia ha fama di regione isola-ta, impervia, chiusa e misteriosa. È probabile che ciò scaturisca dalla sua storia: si ritiene, infatti, che sia stato l’ultimo territorio europeo a essere cristianizzato. Dal XIIIal XVsecolo la Samogizia — che, a oggi, è rimasta una regione di piccoli caseggiati e cittadine, ca-ratterizzata da aree agricole che s’intrecciano con fitte foreste — fu cam-po di battaglia tra l’Ordine Teutoni-co, stabilitosi in Prussia e Livonia, e i lituani pagani. Fu il concilio di Co-stanza a decidere, nel 1417, di creare la diocesi di Samogizia. A questo scopo, furono inviati nella regione l’arcivescovo di Leopoli, Giovanni, e il vescovo di Vilnius, Pietro. Con i poteri conferiti loro dal concilio, crearono la diocesi con il centro a Medininkai (oggi Varniai) e nomina-rono primo vescovo di Samogizia il canonico della cattedrale di Vilnius, Mattia. Come patroni della nuova diocesi, furono scelti i santi apostoli Pietro e Paolo. Papa Martino V, elet-to a Costanza, ratificò la decisione del concilio e gli atti compiuti dai suoi inviati, concedendo il privilegio di indulgenze alla cattedrale di Sa-mogizia. Il granduca di Lituania Vytautas si prese cura di mantenimento del vescovo e delle prime otto parroc-chie. Volle anche creare una provin-cia ecclesiastica lituana distinta, ma Martino Vnon acconsentì, e così nel 1427 la diocesi di Medininkai fu an-nessa alla provincia ecclesiastica po-lacca di Gniezno, alla quale apparte-neva anche la diocesi di Vilnius. L’allargamento della rete delle parrocchie è stato lento. Ancora a metà XVIsecolo vi erano solo tren-totto chiese, e nessun ordine mona-stico. Non solo i luoghi di culto era-no difficilmente raggiungibili per la maggior parte della popolazione, ma anche i sacerdoti arrivavano molto di rado: ciò spiega perché la popola-zione dei villaggi remoti abbia man-tenuto molte usanze e credenze pa-gane. Del resto, quando il bellicoso vicino della regione, e cioè lo stato dell’Ordine Teutonico, accettò la riforma di Mar-tin Lutero, tentò di allar-gare la propria influen-za religiosa alla Samogizia, soprattut-to alle regioni pros-sime al confine. E una parte notevole della nobiltà samo-gizia nel XVIsecolo fu attirata dal cal-vinismo, adottan-dolo nei propri p ossedimenti. Tarquinio Peccolo (Peculus), segretario del nunzio pontificio in Polonia, durante la visita canonica in Samo-gizia nel 1579 trovò dun-que una situazione pastorale critica: nella diocesi il numero dei sacerdoti non arrivava a venti. E quelli presenti non si distingueva-no affatto per la loro condotta. La gente sapeva poco della fede e non la seguiva. Ormai, però, era iniziata la svolta nella storia nella diocesi: nel 1575 il duca Merkelis Giedratis venne nominato vescovo. Istruito ed energico, si occupò della ricerca e della formazione di sacerdoti, capaci di esprimersi nella lingua locale. Grazie a lui, a Kražiai si stabilirono i gesuiti e a Kretinga sorse un con-vento dei francescani. Il canonico della cattedrale samogizia, Mikalojus D aukša, tradusse in lituano il cate-chismo di Giacomo Ledesma. Il vescovo Giedraitis riuscì anche a riconquistare le parrocchie cattoli-che passate alla Riforma, e a istituir-ne di nuove, mettendo in pratica gli insegnamenti del concilio di Trento. Uno dei risultati fu il rinnovamento il rafforzamento della vita liturgica e la nascita di una tradizione di can-to sacro popolare. I successori di Giedraitis prosegui-rono nella stessa direzione: la rete delle parrocchie si infittì progressiva-mente; vennero creati nuovi mona-steri maschili e femminili; la forma-zione dei sacerdoti si fece sempre più solida; furono convocati i primi sinodi diocesani. Il vescovo Jurgis Tiškevičius, volendo rinvigorire la fede e la devozione della popolazio-ne, invitò i domenicani a stabilirsi a Gardai e nel 1637, seguendo l’esem-pio dei sacri monti italiani, realizzò una Via Crucis con diciannove cap-pelle, che diventarono il centro della pietà dell’intera regione. E la festa annuale di Žemaičių Kalvarija è an-cora oggi una delle maggiori ricor-renze religiose in tutta la Lituania. Nei secoli XVIIeXVIIIfu eretto un altro tempio nella regione, Šiluva. Diventò il centro della devozione al-la Madre di Dio. La tradizione del culto mariano, interrotta dalla rifor-ma, ebbe una nuova diffusione a se-guito dell’apparizione della Vergine nel 1608. Šiluva continua ad attirare pellegrini da tutta la Lituania, e re-centemente è cresciuto anche il nu-mero di fedeli che vengono in pelle-grinaggio dai Paesi confinanti. A causa delle vicende politiche e del disfacimento della Repubblica nobiliare polacco—lituana nel 1795, la Lituania e la Samogizia finirono nei confini della Russia zarista. Ma la Samogizia non ne diventerà mai una docile provincia: come punizione per le insurrezioni contro il nuovo potere, la sede della diocesi di Sa-mogizia fu trasferita a Kaunas, in una zona più vicina al controllo dei governatori russi. Fu anche vietata la costruzione di nuove chiese e ostaco-lato il restauro delle vecchie, il risul-tato di questo divieto è il patrimonio delle chiese barocche in legno nume-rose in Samogizia. Durante gli anni della Prima Re-pubblica di Lituania (tra il 1918 e il 1940) la Chiesa cattolica in Lituania e in Samogizia riconquistò piena li-bertà. E in occasione della riorganiz-zazione dell’amministrazione eccle-siastica avviata in quel periodo, furo-no cambiati anche i confini delle diocesi: dalla vecchia diocesi di Sa-mogizia venne creata la provincia ec-clesiastica lituana con centro a Kau-nas, formando una parte della dioce-si di Kaunas e la diocesi di Telšiai. Quest’ultima con la maggior parte di territorio della vecchia diocesi di Samogizia e con i suoi centri più importanti (Varniai, Kražiai, Žemaičių Kalvarija) è considerata l’erede della diocesi di Samogizia. Il suo centro è la città di Telšiai, la cui cattedra vescovile è nella chiesa dell’ex concento francescano. Negli anni dell’occupazione sovie-tica il carattere rurale della Samogi-zia rese difficile il suo controllo: sva-riati tentativi di estirpare o limitare le pratiche e i segni della fede falli-rono. Come modello di religiosità, si pensi alle feste annuali nei santuari di Šiluva e di Žemaičių Ka l v a r i j a , capaci di attirare in quel periodo nu-merosi pellegrini. O anche alla Col-lina delle Croci nei pressi di Šiauliai: le autorità sovietiche non furono in grado di impedire che venissero por-tate sempre nuove croci. La popola-zione, infatti, era rimasta fedele alle pratiche religiose tradizionali e le os-servava con ardore. Nella ricostituita Repubblica di Lituania la vita religiosa nella regio-ne della Samogizia ebbe un nuovo impulso: le congregazioni religiose femminili e maschili uscirono dalla clandestinità; vennero fondati alcuni nuovi monasteri; l’attività del semi-nario diocesano fu ripristinata; si co-struirono nuove chiese. Un grande impulso alla vita religiosa venne da-to nel 1993 dalla visita di Giovanni Paolo II. Nei prossimi quattro anni, la Sa-mogizia commemorerà gli inizi dell’evangelizzazione. I primi prepa-rativi per la celebrazione della ricor-renza sono stati avviati in occasione delle celebrazioni per il Grande Giu-bileo del 2000. Consapevoli che du-rante la dittatura comunista la storia religiosa lituana venne sistematica-mente eliminata dalla memoria stori-ca, i vescovi lituani hanno deciso di unire la commemorazione delle varie tappe di cristianizzazione della Li-tuania con il programma del rinno-vamento della fede e di nuova evan-gelizzazione. Un anno e mezzo fa sono dunque iniziati i preparativi per il pellegri-naggio dei samogizi a Roma, la cui data è stata scelta in modo che i pel-legrini possano celebrare nella città eterna anche la festa del patrono di Lituania, il principe regale san Casi-miro. Oltre alle visite alle tombe de-gli apostoli Pietro e Paolo, la pre-ghiera nella chiesa romana del Gesù ha voluto in particolare ricordare il contributo che la Compagnia ha da-to nell’evangelizzazione della Samogizia.

*Ambasciatore di Lituania presso la Santa Sede