Fermate il bagno di sangue

gaza.jpg"Noi patriarchi, vescovi e capi delle Chiese cristiane in Gerusalemme seguiamo con profonda preoccupazione, dolore e choc il conflitto che infuria nella Striscia di Gaza con le conseguenti distruzioni, assassinii e bagni di sangue, che avvengono proprio nei giorni in cui celebriamo la nascita di Gesù, re d'amore e di pace". Si apre così il messaggio che i capi delle comunità cristiane di Terra Santa hanno reso pubblico ieri, 30 dicembre, prendendo posizione sull'operazione militare che Israele ha scatenato il 27 dicembre scorso per reagire al persistente lancio di razzi sulle località israeliane che confinano con la Striscia e sbaragliare il movimento islamista di Hamas. "Siamo convinti - prosegue il messaggio dei leader cristiani - che la prosecuzione di questo bagno di sangue e violenza non condurrà alla pace e alla giustizia ma alimenterà maggiore odio e ostilità, rinfocolando il perenne scontro tra i due popoli". Poi il testo si rivolge a una serie di interlocutori: "Chiediamo ai responsabili di entrambe le parti in guerra di tornare al buonsenso e astenersi dalle azioni violente, che portano solo distruzione e tragedia. Li esortiamo, piuttosto, a lavorare per risolvere le loro differenze attraverso mezzi pacifici e non violenti". "Alla comunità internazionale chiediamo di farsi carico delle sue responsabilità e di intervenire immediatamente e attivamente per fermare il bagno di sangue (...), di lavorare sodo e con forza per porre fine agli scontri di questi giorni e rimuovere le cause del conflitto tra i due popoli, e risolvere finalmente il conflitto israelo-palestinese, con una soluzione giusta e complessiva basata sulle risoluzioni internazionali". "Alle varie fazioni palestinesi diciamo: È ora di metter fine alle divisioni tra voi e ricomporre la divergenze. In questo momento particolare chiediamo che l'interesse del popolo palestinese sia messo al di sopra di ogni interesse personale o di gruppo, e che si vada immediatamente verso una piena riconciliazione nazionale e all'uso di mezzi non violenti per raggiungere una pace giusta e completa nella regione". Il testo si chiude con la preghiera per le vittime, i feriti e chi è nel dolore. In oltre quattro giorni di bombardamenti aerei, nella Striscia di Gaza sarebbero morte, secondo fonti ospedaliere, circa 400 persone. Altre duemila sono rimaste ferite.  "Terrasanta" pubblica anche la testimonianza telefonica di alcune suore della striscia di Gaza, che vi offriamo:
"Pregare intensamente per Gaza. È la richiesta che giunge in queste ore dalle religiose cattoliche che vivono nella Striscia di Gaza, condividendo la sorte della popolazione locale. "In questo momento stanno bombardando, non so se riesce a sentire al telefono il rumore degli aerei sopra la nostra testa - mi dice la responsabile della scuola di Gaza delle Suore del Rosario -. Ieri hanno bombardato ovunque a Gaza e la situazione è davvero molto grave. I negozi sono tutti chiusi e non si può comprare cibo da nessuna parte. Non possiamo muoverci da casa e non possiamo andare in chiesa. Il problema più grave è l'elettricità che non abbiamo e di notte dobbiamo accendere le candele per spostarci. Negli ospedali si vive un'emergenza perché non ci sono più posti disponibili. La situazione è davvero molto brutta. Anche la nostra scuola è stata danneggiata, sono esplose bombe molto vicine e le porte e le finestre sono saltate. Vi chiediamo di pregare per noi". "I bombardamenti sono continuati anche vicino a noi tutta la notte ma per fortuna non nel nostro quartiere, per adesso siamo scampate - racconta da Gaza suor Salima, della fraternità delle Piccole sorelle di Gesù -. Oggi è venuta da noi una giovane sposa di vent'anni, che conosciamo da quando ne aveva cinque. Questa notte un missile ha centrato il suo appartamento ed è rimasta senza niente. Esiste una grave emergenza di tipo alimentare, manca il pane, e soprattutto il problema è l'acqua, che viene distribuita in modo fortemente irregolare. Così tutti siamo costretti a usarla con cautela. In queste difficoltà il parroco fa tutto il possibile per rimanere vicino alla gente di Gaza. Vi chiediamo di pregare seriamente per noi, perché qui non riusciamo a vedere una soluzione alla guerra". Intanto la situazione di Gaza sembra indurre il Vaticano a riconsiderare l'opportunità di un imminente viaggio papale in Terra Santa. Da più parti è stato annunciato per il prossimo maggio, ma finora non c'è stata alcuna conferma ufficiale della Santa Sede".
© La Stampa - San Pietro e dintorni