La patria è opera di tutti

te-deum-ecumenicoTe Deum ecumenico a Valparaíso per le celebrazioni della festa dell’indipendenza in Cile

VALPARAÍSO, 16. «Ci sono ancora altre sfide da affrontare per fare del Cile una nazione di fratelli, dove tutti abbiano pace, rispetto e gioia, come chiediamo nella Oración por Chile. Dobbiamo impegnarci seriamente nell’opera per la giustizia e, in particolare, per combattere la disuguaglianza e le odiose differenze sociali, economiche e culturali che esistono nel nostro Paese. Nessuno può negare gli indubbi progressi verificatisi in Cile negli ultimi decenni in materia di istruzione, sanità, alloggi e qualità della vita, ma nemmeno possiamo negare che sono aumentate in modo scandaloso le disuguaglianze fra i cittadini».
È uno dei passaggi più significativi dell’omelia pronunciata venerdì scorso in cattedrale dal vescovo di Valparaíso, Gonzalo Duarte García de Cortázar, in occasione del decimo Te Deum ecumenico che ha segnato l’inizio delle celebrazioni liturgiche delle Fiestas Patrias, i due giorni, 18 e 19 settembre, nei quali il Cile ricorda l’indipendenza dalla Spagna raggiunta il 18 settembre 1818 (evento spesso chiamato più semplicemente el Dieciocho). Alla messa a Valparaíso — che è la capitale legislativa della nazione e sede del Congresso — hanno partecipato autorità civili e militari, sacerdoti, religiosi, pastori, pastore e rappresentanti di diverse Chiese e comunità cristiane (in Cile, Paese a stragrande maggioranza cattolica, è presente una folta comunità protestante). Ovviamente, ha continuato il presule, «coloro che hanno avuto maggiori opportunità di istruzione e formazione hanno anche maggiori responsabilità riguardo il bene comune. E le autorità che hanno ricevuto la fiducia della cittadinanza, e specialmente quelle che prossimamente eleggeremo, hanno il privilegio più grande che può avere un cittadino e un cristiano: quello di servire, a imitazione di Gesù, il quale non è venuto per farsi servire ma per dare la propria vita a tutti (cfr. Ma t t e o , 20, 28)». La patria sono in primo luogo i suoi abitanti — ha esordito monsignor Duarte García de Cortázar — e dunque «i nostri bambini e gli anziani, i padri e le madri di famiglia, i nonni e le nonne, le persone sane come gli infermi, i cileni come gli stranieri residenti fra noi. Tutti sono la ricchezza più grande del nostro Paese. E questa è un’occasione propizia per tornare a prendere coscienza che la patria è opera di tutti. Nessuno è di troppo in Cile. Serviamo tutti e tutti dobbiamo contribuire, ogni giorno, alla costruzione della nazione cilena». Il vescovo di Valparaíso non poteva non fare riferimento ai dolorosi avvenimenti del passato e al recente quarantesimo anniversario del golpe (11 settembre): «Nonostante il passare del tempo resta una ferita aperta nel cuore della comunità nazionale. E abbiamo visto che per raggiungere la vera pace, che tanto aneliamo, essa deve fondarsi sulla verità, la giustizia e l’amore. Solo allora arriveremo alla necessaria e desiderata riconciliazione». Ed è — ha ribadito — una sfida per tutti: «Non dobbiamo cadere nel semplicismo di dire e affermare, anche con forza, quello che gli altri devono fare. Ognuno di noi deve chiedersi, sinceramente, cosa può e deve fare per la pace in Cile». Duarte García de Cortázar cita al riguardo il messaggio diffuso, per l’11 settembre, dal Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena: «Verità, giustizia e riconciliazione: è il cammino che abbiamo proposto per una vita dignitosa e una convivenza umana. Più che mai oggi continuiamo a credere in questa via nonostante le difficoltà che si pongono davanti. È il cammino che Gesù offre per raggiungere la grande Patria dei fratelli e delle sorelle. La riconciliazione non si impone per decreto poiché essa sgorga da un cuore misericordioso. La nostra convinzione è che piccoli gesti personali e istituzionali possono essere vitali per aiutare a guarire le ferite e contribuire a una vera riconciliazione». Anche nella vicina Quilpué è stato un Te Deum a dare il via alle celebrazioni per le Fiestas Patrias. La messa, svoltasi nella chiesa di Nostra Signora del Rosario, è stata presieduta dal parroco, monsignor Jaime da Fonseca Hidalgo, il quale ha ricordato le parole del cardinale Raúl Silva Henríquez: «Se non distruggiamo l’odio, l’odio distruggerà noi».

© Osservatore Romano - 16 - 17 setembre 2013