La Bulgaria fa posto a chi cerca un rifugio per tornare a vivere

siria-aleppoOgni giorno circa 50 siriani attraversano il confine turco–bulgaro. La maggior parte sono famiglie con figli, diversi sono i cristiani in fuga dalla guerra e dalla miseria. Questo flusso di persone rappresenta una grande sfida per il Paese delle rose che non era preparato a ricevere migliaia di profughi. Il ruolo di Caritas e ong e la solidarietà dei singoli cittadini


  Da 200 a 2mila euro a persona, questo è il prezzo che i profughi siriani pagano ai trafficanti turchi per portarli fino alla frontiera con la Bulgaria, il primo Paese europeo che le vittime della guerra incontrano nel loro tragitto in cerca di un futuro migliore. Dall’inizio dell’anno 4mila persone hanno attraversato il confine, la metà delle quali sono arrivate dopo il 1° agosto, e il numero tende a salire. Solo nelle ultime 24 ore, 86 siriani hanno chiesto asilo in Bulgaria, 38 di loro sono bambini. “La maggior parte sono famiglie con figli, vengono da diverse parti della Siria: da Aleppo, da Damasco, da Homs”, racconta al Sir Mariana Stoyanova, responsabile del servizio “Profughi e migranti” della Croce rossa in Bulgaria, aggiungendo che tra essi “ci sono molti cristiani”. “È impressionante vedere queste carovane con bambini, donne incinte, anziani, tutti in fuga dalla guerra e dall’insicurezza”. Per tanti la Bulgaria dovrebbe essere solo una tappa per raggiungere amici o parenti in Europa occidentale. Di fatto però rimarranno nel Paese delle rose per non pochi mesi perché Sofia è obbligata dalle convenzioni europee a non farli proseguire negli altri Stati dell’Ue.

 

Le condizioni di vita. “Dopo aver attraversato la frontiera i siriani vengono portati nei centri di accoglienza che in questo momento sono stracolmi”, spiega il segretario generale della Caritas in Bulgaria, Emanuil Patashev. In una struttura con capienza di 1.900 persone, ne sono alloggiate circa 2.500. Il quadro diventa ancor più preoccupante con il racconto di Boris Ceresharov dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: “In stanze adibite per 6 persone, vivono in 14. I materassi sono per terra e il direttore del centro ha detto che se continuano a venire persone, dovrà farli dormire nei corridoi. Anche i bagni sono in comune”. Per questo il 18 settembre è stato aperto un altro centro a Sofia dove saranno trasferite 300 persone ed entro la fine della settimana sarà allestito un ulteriore edificio che potrà ospitare 500 persone.

 

Bisogno di cibo e medicine. Nei centri di accoglienza mancano cibo e medicine perché dopo un primo pacco di viveri, i siriani ricevono circa 35 euro al mese per provvedere ai loro bisogni in attesa di ricevere lo status di profughi. “Durante questo periodo non hanno diritto di lavorare”, spiega Patashev, che sta preparando pacchi di alimentari e oggetti per l’igiene “per aiutare queste persone che hanno già sofferto tanto”. Dalla Croce rossa invece cercheranno di organizzare delle mense all’interno dei centri di accoglienza. “Come Stato non possiamo dare una somma più grande - spiega il vice ministro Vasil Marinov - altrimenti sorgerebbero tensioni nella società”. La pensione minima in Bulgaria è 70 euro e la povertà dei profughi si aggiunge a quella degli abitanti dei paesi vicini alla frontiera con la Turchia.

 

Riserve e gesti di solidarietà. Ad agosto si era generata un po’ di paura verso i profughi. Si diceva che tra di loro potevano infiltrarsi terroristi. Si temevano infezioni… “Lo Stato poteva impegnarsi di più per spiegare che si tratta di persone che vengono da situazioni estreme e non possono essere una minaccia per i bulgari”, dice convinto Patashev, non nascondendo le difficoltà dell’accoglienza. Da non mettere però al primo posto. Nonostante le remore di alcuni, molti sono i bulgari che vogliono aiutare i profughi. Tramite il gruppo “Amici dei siriani” in Facebook si stanno raccogliendo vestiti e scarpe. Ai gesti di solidarietà si è unito anche un vescovo della Chiesa ortodossa, Sionij da Vidin, che ha offerto due monasteri per ospitare profughi dalla Siria. In prima linea ci sono pure le suore eucarestine dell’Esarcato cattolico di Sofia, offrendo assistenza medica gratuita nel centro “Giovanni Paolo II”. I siriani ricevono appoggio anche dalla comunità dei loro connazionali in Bulgaria, insediata da anni nel Paese. “Non possiamo chiederci se accoglierli o no - afferma Patashev - perché sia come cristiani che come uomini dobbiamo aiutarli”. La grande domanda è come i profughi, una volta ricevuti i permessi necessari, potranno integrarsi nella società. L’Agenzia per i profughi organizza corsi per insegnare il bulgaro ma i programmi dell’ente sono previsti per 60 persone mentre tra qualche mese i candidati saranno 2.500.


a cura di Iva Mihailova

© www.agensir.it - 20 settembre 2013