STATO ISLAMICO Le prove della persecuzione dei cristiani a Mosul

mosul large profughiDopo la liberazione di Mosul, si raccolgono le prove della persecuzione dei cristiani nei tre anni di occupazione dell'Isis. Ultima, in ordine di tempo, è stata rinvenuta un'altra fossa comune, con i corpi di decine di cristiani assassinati. Il 90% delle chiese è distrutto. "Accadrà anche a voi in Occidente" avvertono i sacerdoti locali.

In Iraq la persecuzione ai cristiani sembra non finire mai. E sebbene non vengano dedicati alla cosa trafiletti neanche solo per non cedere alla tentazione dell'horror vacui, di notizie agghiaccianti ne arrivano. L'ultima risale a qualche giorno fa: una fossa comune contenente i cadaveri di circa quaranta cristiani è stata scoperta dalle Unità della Mobilitazione popolare (Pmu) presso Mosul. In quella che dovrebbe essere l'ormai ex roccaforte dello stato islamico, tante le donne, i bambini e gli uomini - probabilmente rapiti mesi fa - che sono stati ritrovati ammassati in un fossa come legna da ardere. Uno sopra l'altro, in uno scenario macabro che, negli anni, è diventato il destino dei cristiani a cui si è fatta l'abitudine. E forse troppo facilmente. 

I corpi ritrovati avevano quasi tutti piccole croci al collo. Ancora cristiani, ancora vittime innocenti. Mosul è stata oggetto degli islamici per ben tre anni e fin dal primo giorno lo stato islamico ha lanciato un solo monito ai cristiani: "andate via o vi taglieremo la testa". A Mosul, come a Qaraqosh, sulla piana di Ninive, prima che l'isis allungasse la sua mano mortifera c'erano campi di grano, fattorie, bar, caffé, palestre e simboli della "vita moderna". Poi la città è stata presa, e, tempo qualche mese, e quelli del New York Times in un editoriale iniziarono a domandarsi se la fine del cristianesimo in Medio Oriente fosse ormai prossima.

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12.3.2018