I copti si preparano al Natale, Paura e speranza dopo la strage di Alessandria

Il Cairo, 3. In un clima di tensione, avvertita anche nella capitale, si è svolta ieri ad Alessandria d'Egitto una celebrazione in memoria delle vittime del tremendo attentato - il numero dei morti è salito nel frattempo a ventidue, a cui si aggiungono oltre novanta feriti - che ha duramente colpito la comunità copta ortodossa. L'autobomba, fatta scoppiare ad Alessandria, all'esterno della chiesa dei Santi durante la messa di mezzanotte del 31 dicembre, ha nuovamente fatto ripiombare nel terrore la comunità copta ortodossa che in questi giorni si prepara al Natale, la cui celebrazione, secondo il calendario giuliano, cade il 7 gennaio. Anche perché è ancora vivo il ricordo di un altro attentato, compiuto proprio un anno fa - il 7 gennaio 2010 - all'uscita di una chiesa a Nag Hammadi, nel quale morirono sette fedeli e un poliziotto. Il patriarca copto ortodosso, Shenouda iii, ha confermato tutte le celebrazioni:  "Se non pregassimo avremmo consentito ai terroristi di privarci della celebrazione della nascita di Cristo".
Proprio in vista di questa importante ricorrenza, il ministero dell'Interno egiziano ha imposto stringenti misure di sicurezza attorno alle chiese in tutto il Paese. Le autorità hanno schierato poliziotti e agenti in borghese nei siti "sensibili", installato punti di controllo e proibito ai veicoli di parcheggiare vicino alle chiese. Il presidente Hosni Mubarak si è impegnato a rintracciare i colpevoli e ha fatto un appello all'unità nazionale, sostenendo che l'attentato era rivolto contro tutti gli egiziani. E ai cristiani - che rappresentano circa il 10 per cento della popolazione e da tempo lamentano discriminazioni - ha detto che essi non devono sentirsi abbandonati. Nella maggior parte delle scuole e delle università è stato fatto osservare un minuto di silenzio in omaggio alle vittime.
Sul fronte delle indagini, la tv satellitare Al Jazira, che ha dato la notizia di 17 arresti, ha riferito che gli investigatori egiziani seguono ora la pista di "un gruppo radicale locale" ma "guidato dall'estero". Sulla strage - il più grave attentato compiuto in Egitto negli ultimi anni e il più sanguinoso contro la comunità cristiana - grava infatti l'ombra di Al Qaida, la cui ala irachena aveva minacciato di colpire la comunità copta all'inizio dello scorso novembre, all'indomani del sanguinoso assalto alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad.
Questa mattina nella capitale egiziana ha regnato una calma precaria, mentre si prepara un sit in per questa sera nella piazza principale. Inoltre, manifestazioni di protesta contro l'attentato sono in programma oggi nelle università di Ain Shams al Cairo, di Helwan, Tanta e Alessandria. Gli scontri tra polizia e copti di ieri in varie città dell'Egitto hanno provocato 25 feriti tra gli agenti, tre dei quali in gravi condizioni, e 15 tra i manifestanti. I copti si sono radunati davanti al ministero degli esteri e alla sede della televisione di Stato. Un appello alla moderazione è stato rivolto ai copti da Fathi Sorour, presidente dell'Assemblea del Popolo, una delle due due camere del parlamento egiziano, il quale ha parlato dell'attenato come di un "atto di codardia" diretto a far scopiare la guerra civile.
Da parte sua, il patriarca ortodosso Shenouda iii - che ha ricevuto le condoglianze del nunzio apostolico in Egitto, l'arcivescovo Michael Louis Fitzgerald, oltre a quelle di esponenti del governo - ha condannato l'attentato, definendolo un "vile atto" contro persone che "stavano pregando", e al contempo ha incaricato un suo rappresentante di placare le tensioni e avviare un dialogo con tutte le parti. Lo scopo dell'attentato - ha detto il patriarca in un'intervista rilanciata dall'agenzia egiziana Mena - è di "destabilizzare l'Egitto e minare la sua sicurezza", e alla sua origine vi sono "potenze" che "non vogliono il bene dell'Egitto". Per Shenouda, "questi criminali sono nemici dei cristiani e dei musulmani e agiscono per seminare discordia". Il rischio di una escalation di violenze interconfessionali è stato denunciato anche dalla stampa:  "Dobbiamo renderci conto che c'è un complotto per scatenare una guerra civile religiosa" in Egitto, ha scritto il quotidiano filogovernativo "Rose el-Yussef".
L'attentato è stato subito condannato anche dalla Confraternita dei Fratelli musulmani, maggiore formazione politica islamica egiziana. In un comunicato, diffuso attraverso la rete, l'organizzazione ha definito l'attentato un "crimine pericoloso", chiedendo che si arrestino gli autori della strage. "Nessuna religione approva questo crimine, soprattutto l'islam che chiede la protezione della vita, dell'onore e dei beni dei non musulmani". E, contemporaneamente, sempre il gruppo dei Fratelli musulmani - secondo quanto ha reso noto un dirigente della formazione islamica, Ibrahim Manirat, al giornale arabo "al-Quds al-Arabi" - ha deciso di rivedere il veto a un'eventuale candidatura di un copto alle prossime elezioni presidenziali egiziane. Condanna per l'attentato anche dai palestinesi di Hamas, che parlano del progetto di volere scatenare "odi settari" in Egitto.


(©L'Osservatore Romano - 3-4 gennaio 2011)