Il patrimonio dell'Oriente cristiano nella rubrica dedicata al Concilio Vaticano II

1_0_464898La ricchezza della tradizione spirituale e liturgica dell’Oriente cristiano va preservata senza modifiche che possano snaturarla. A questo mirarono in sostanza i padri conciliari quando nel approvarono il Decreto Orientalium Ecclesiarum, poi promulgato da Paolo Vi nel novembre del 1964. Sui contenuti del documento si sofferma il gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, nella 23.ma puntata della rubrica dedicata al Vaticano II:

Per secoli si è cercato di “latinizzare” l’Oriente cattolico. Il Concilio si è opposto a tali sforzi dicendo chiaramente che tutti gli orientali “possono sempre e devono conservare i loro legittimi riti e la loro disciplina, e che non si devono introdurre mutazioni, se non per ragione del proprio organico progresso” (n. 6). Il decreto sulle Chiese orientali sottolinea che esse sono patrimonio irrinunciabile della Chiesa universale.

Il Concilio esprime la speranza che proprio le Chiese orientali che sono in comunione con il Vescovo di Roma potranno promuovere l'unità di tutti i cristiani, specialmente orientali. Purtroppo capita che la realtà sia diversa – le Chiese orientali cattoliche sono a volte viste dalle Chiese ortodosse non come un ponte nel dialogo ecumenico, ma al contrario, come un cavallo di Troia.

Il decreto Orientalium Ecclesiarum formula diverse indicazioni particolari. Una di esse riguarda la festa di Pasqua, cioè la possibilità di arrivare – nella stessa regione o nazione – a un accordo tra i cristiani orientali ed occidentali, per celebrare la Pasqua nella stessa domenica. Questo invito rimane attuale, perché finora i cristiani dei diversi riti non sono riusciti a fissare un unico giorno per la comune celebrazione pasquale.

L’anno scorso si è tenuto a Roma il Sinodo dei Vescovi per la Chiesa cattolica in Medio Oriente, che costituisce una parte importante di tutta la tradizione orientale. I cristiani di quella regione sono spesso limitati nel loro spazio di espressione religiosa. “Allargare questo spazio […] diventa – ha detto Benedetto XVI – un’esigenza per garantire a tutti gli appartenenti alle varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede”. Si deve far tutto, per fermare l’emigrazione dal Medio Oriente dei cristiani locali che oggi subiscono diverse discriminazioni.

© www.radiovaticana.org - 12 aprile 2011