Cipro, nella zona turca saccheggio di chiese

Cipro ChiesaR375 30nov08Danilo Quinto - © www.labussolaquotidiana.it - 20 agosto 2011

L’isola di Cipro si trova nel Mediterraneo orientale, a sud della Turchia. La Repubblica di Cipro – nell’Unione europea dal 2004 – occupa i due terzi del territorio. La parte restante, quella settentrionale, è occupato dalla Repubblica Turca di Cipro Nord, che così si autoproclamò dopo l’intervento turco del 1974.

I greci di religione ortodossa rappresentano oltre l'80% della popolazione dell'isola (oltre 700.000 abitanti). Le altre minoranze sono costituite dai turchi (18% della popolazione, di religione musulmana), i quali risiedono per la maggioranza nella parte dell'isola il cui controllo è stato assunto dalla Turchia nel 1974. Sono inoltre presenti una minoranza armeno-cattolica, una maronita (Arcieparchia di Cipro), oltre ai cattolici di rito latino. I cattolici ciprioti ammontano a circa 25.000
fedeli.

Dura da decenni, nella Repubblica Turca di Cipro Nord, la distruzione dei luoghi sacri al cristianesimo e del patrimonio artistico, con il saccheggio di turiboli, arredi preziosi e la distruzione progressiva di dipinti millenari.
Gran parte dei beni culturali danneggiati o in rovina appartengono alla Chiesa ortodossa di Cipro, una delle 14 autocefale ortodosse, che rappresenta una delle Chiese più antiche, perchè fondata dall’apostolo Barnaba, originario dell’isola di Cipro.
Altri beni in pericolo sono proprietà della Chiesa cattolica, armena ortodossa, maronita e di alcune comunità ebraiche.

Nel 2010, Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, e capo della chiesa autocefala dell isola, rivolse un appello al Papa, che era presente all'incontro ecumenico celebrato nella chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa di Paphos. “La Turchia – disse - che ci ha attaccati barbaramente e, con il potere delle sue armi, ha occupato il 37% del nostro territorio, sta procedendo, con la tolleranza del cosiddetto mondo ‘civilizzato’, a implementare i suoi piani scellerati, per annettere prima i nostri territori occupati e poi tutta Cipro. Nel caso della nostra isola, come ha fatto altrove, la Turchia ha messo in atto un piano di pulizia etnica. Ha cacciato i cristiani ortodossi dalle loro case e ha portato – e continua a portare – centinaia di migliaia di coloni dall'Anatolia, alterando così il carattere demografico di Cipro. La nostra eredità culturale è stata implacabilmente saccheggiata, e i nostri monumenti cristiani vengono distrutti o venduti sui mercati dei commercianti illegali di antichità, nel tentativo di liberare l'isola da ogni traccia di tutto ciò che sia greco o cristiano. Chiediamo il suo aiuto per assicurare protezione e rispetto per i nostri monumenti sacri e la nostra eredità culturale, perché i valori diacronici del nostro spirito cristiano possano prevalere. Attualmente questi valori vengono brutalmente violati dalla Turchia – un Paese desideroso di unirsi all'Unione Europea”.

Come riporta il rapporto dell’Istituto di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, in una monografia pubblicata nel 2010 dalla University of Minnesota, intitolata “Partition through Foreign Aggression. The Case of Turkey in Cyprus, Modern Greek Studies Yearbook Supplement Number 20”, lo storico William Mallinson sostiene che l’occupazione turca del 37% del territorio dell’isola, equivalse ad “una pulizia etnica forzata”. Mallinson aggiunge che il governo turco promuove ciò che Mallinson definisce “una sistematica politica di colonizzazione” negli ex-territori greci di Cipro Nord. Nel 1973, i ciprioti turchi ammontavano a 120.000; da allora, oltre 160.000 cittadini della Repubblica di Turchia si sono insediati nei loro territori.

Secondo i dati riportati dal Rapporto “Destruction of Cultural Property in the Northern Part of Cyprus and Violation of International Law” - opera di numerosi esperti internazionali d’arte e presentato all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa - 500 chiese o cappelle ortodosse sono state saccheggiate, demolite o vandalizzate, 133 chiese, cappelle
e monasteri sono stati sconsacrati, oltre 15mila pitture sono scomparse, 77 chiese sono state trasformate in moschee, 28 sono invece usate dall’esercito turco come ospedali o accampamenti;
e 13 sono state trasformate in depositi.

Nelle 77 chiese trasformate in moschee, si sottolinea che dei brani tratti dal Corano hanno occupato il posto precedentemente assegnato alle icone cristiane; il monastero di Santa Anastasia è stato adibito ad albergo; nel monastero di Antiphonetes, di epoca bizantina, sono stati rimossi affreschi e dipinti per essere venduti a commercianti di beni artistici.

I rappresentanti della Repubblica Turca di Cipro Nord, sostengono che anche nella parte meridionale dell’isola avvengono furti d’arte sacra. Secondo i dati del governo di Nicosia, tuttavia, nella parte meridionale dell’isola sono stati spesi oltre 600mila dollari per il restauro di 17 moschee storiche. Jerome Bowers, professore associato di storia alla Northern Illinois University, ha potuto
accertare che la maggior parte delle opere a carattere religioso trafugate nel Nord dell’isola vengono poi rivendute illegalmente nella parte meridionale.

Attualmente, i rappresentanti delle due comunità cipriote stanno trattando per costituire un comitato congiunto per proteggere i beni culturali.