Le Chiese ucraine e gli edifici religiosi confiscati

Sv shevchukKIEV, 14. «Sarebbe opportuno che la restituzione delle proprietà ecclesiali in Ucraina venga effettuata con attenzione, senza favoritismi, rispettando ognuna delle denominazioni confessionali»: ad affermarlo è l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Shevchuk, che in un’intervista a «Skelia Tv» ha espresso la sua opinione riguardo il disegno di legge 9690 sulla privatizzazione dei santuari ucraini, in particolare del Pochayiv Lavra e del monastero delle Grotte di Kiev (con il trasferimento, per questi ultimi, al Patriarcato di Mosca). «Come ho già detto in passato — si legge in una sintesi della dichiarazione pubblicata sul Religious Information Service of Ukraine — il trasferimento di proprietà degli edifici religiosi a qualsivoglia denominazione non dovrebbe essere fatto favorendo qualcuno, essendo state, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, entrambe colpite durante l’epoca comunista». Per il rappresentante della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’operazione andrebbe eseguita con trasparenza e tenendo conto degli interessi di ciascuna comunità. «Sono contrario a trasferire tali monumenti senza tener conto del parere delle Chiese, in particolare dell’All-Ukrainian Council of Churches and Religious Organizations. Ciò — ha spiegato monsignor Shevchuk — darebbe un’immagine negativa della Chiesa nella società, soprattutto nel caso vengano utilizzare risorse amministrative». La restituzione deve dunque essere compiuta ma «in aperto dialogo tra le Chiese al fine di non provocare tensioni interconfessionali». Il disegno di legge 9690 — messo agli atti in Parlamento su richiesta del Partito delle regioni e del Partito comunista — è da tempo oggetto di discussione e non mancano i contrari. Il movimento I santuari ucraini alla nazione ucraina ha raccolto centomila firme per chiedere il ritiro del provvedimento, considerato una espropriazione.

© Osservatore Romano - 14 febbraio 2012