Pastorale senza contrapposizioni

Ukrainian Catholic CathedralKIEV, 20. La Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) non è impegnata in nessuna attività di proselitismo: è quanto emerge in una nota di commento, sulla quale riferisce il Religious Information Service of Ukraine (Risu), che in sostanza respinge alcune critiche avanzate da altre comunità religiose. Il presidente della commissione per l’ecumenismo dell’Ugcc, padre Ihor Shaban, ha ribadito che la Chiesa è principalmente impegnata nella cura pastorale dei suoi fedeli che, per varie ragioni, vivono in tutte le regioni dell’Ucraina e non si occupa di conversioni forzate, come affermato da rappresentanti di altre comunità religiose.
Il sacerdote ha spiegato che, dopo la caduta del regime comunista, gli ucraini si suddividono in tre grandi gruppi: i cristiani che consapevolmente appartengono a una Chiesa particolare e che apertamente professano la loro fede; i fedeli che si considerano appartenenti alla Chiesa di Cristo in generale, ma che non sono praticanti e raramente frequentano i luoghi di culto; e infine coloro che, per varie ragioni, non appartengono a nessuna comunità re l i g i o s a . Padre Shaban ha puntualizzato che, in generale, si pone troppa attenzione alla denominazione religiosa di appartenenza di un fedele e non abbastanza sulla necessità di promuovere, attraverso l’evangelizzazione, il buon esempio cristiano. Per tutte le persone che appartengono ai tre gruppi, vi è comunque la necessità, ha osservato il sacerdote, «di predicare la Buona Novella, insegnare la vita cristiana e, in altre parole, compiere una “nuova evangelizzazione”», aggiungendo che «ogni comunità religiosa è responsabile per l’evangelizzazione dei propri fedeli, di coloro cioè che consapevolmente appartengono a una comunità particolare e apertamente professano la loro fede e testimonianza». Padre Shaban ha concluso: «Se una persona trova Dio nella Chiesa, indipendentemente dalla denominazione di appartenenza, siamo lieti di questo risultato, perché per il Signore ogni anima è importante e deve essere salvata. Per noi cristiani è importante avere buone e fraterne relazioni». Nel 2011, in occasione della sua prima conferenza stampa, l’a rc i v e -scovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Schevchuk, aveva posto l’accento sulla necessità di promuovere la pastorale tra i fedeli ma in una logica di non contrapposizione con le altre comunità. L’a rc i v e s c o v o maggiore aveva quindi sottolineato l’importanza di collaborare con tutte e tre le espressioni ortodosse del Paese: la Chiesa ortodossa ucraina -Patriarcato di Mosca, la Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa ucraina autocefala. «La nostra linea di condotta, il nostro modo di comunicare con loro — ha detto — p ro g re d i r a n n o verso un dialogo costruttivo e verso la cooperazione». In un altro intervento, il presule aveva anche evidenziato che per rendere concreta la strategia dell’Ugcc per i prossimi anni è fondamentale lo sviluppo della pastorale, che potrebbe offrire nuovi modi per portare la Parola di Dio alla gente: «Dobbiamo studiare i processi sociali, conoscere e fare appello ai fedeli in tutti gli angoli della terra, e rendere il nostro messaggio a loro comprensibile. »

© Osservatore Romano - 21 giugno 2013