Dalla Russia al popolo siriano

chiesa-grecaMOSCA, 10. Fino al 2 luglio erano stati raccolti 7.155.000 rubli ma la nuova colletta, svoltasi domenica 7 limitatamente ad alcune diocesi, alzerà ulteriormente la cifra stanziata dai fedeli per le vittime del conflitto armato in Siria. Con la benedizione del Patriarca di Mosca, Cirillo, la raccolta è stata coordinata dal Dipartimento sinodale per la carità e il servizio sociale in seno alla Chiesa ortodossa russa. I fondi sono pervenuti dalle diocesi, dai monasteri, dalle chiese e dalle singole persone. «Sono sorpreso per la quantità di donazioni raccolte domenica 30 giugno nella nostra chiesa», ha detto il rettore di Santa Tatiana dell’Università statale di Mosca, arciprete Vladimir Vigilijanskij, secondo il quale «è un risultato molto buono raccogliere 50.000 rubli in un pomeriggio, d’estate, quando non ci sono molti parrocchiani. È molto più di quello che abbiamo messo insieme per i nostri fratelli bisognosi in Grecia. Sicuramente abbiamo avuto una buona risposta anche grazie all’appello del Patriarca, che è stato molto convincente». Nel suo appello, diffuso un paio di settimane fa, Cirillo ha ricordato che in Siria, negli ultimi due anni, sono state uccise decine di migliaia di persone (tra cui anziani, donne, bambini, civili innocenti) e che «una parte significativa del popolo siriano è composta da nostri fratelli nella fede: nel centro della città di Damasco si trova uno dei più antichi patriarcati ortodossi, quello di Antiochia. E ora, per le strade di questa città, che ricordano l’ap ostolo Paolo, le opere e gli scritti degli antichi santi, viene versato sangue umano. Su questa terra biblica in cui fianco a fianco sono vissuti in pace cristiani e musulmani — è scritto ancora nell’appello — oggi vengono profanate le reliquie, i templi sono distrutti e i cristiani cacciati dalle loro case, perseguitati, e molto spesso torturati e uccisi. A causa della distruzione di edifici e infrastrutture, per la mancanza di cibo e medicine, molte persone sono state private del proprio tetto. Qualcuno si è rifugiato presso parenti, altri hanno trovato riparo in aree speciali, altri ancora sono dovuti fuggire nei Paesi vicini, dove spesso non c’era nessuno ad attenderli». Se «non è in nostro potere fermare questa guerra, possiamo però pregare per una rapida fine di essa e aiutare le persone che soffrono, tra cui i nostri fratelli cristiani». Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite — citati dal Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca — il numero delle vittime della guerra civile in Siria è di oltre 90.000, mentre un milione di cittadini siriani hanno lasciato il Paese e sono diventati profughi. La Siria avrebbe perso circa 80 miliardi di dollari nei due anni di guerra. Secondo il vescovo di Seydnaya, Luka, della Chiesa ortodossa antiochena, ammontano a quasi 140.000 i cristiani cacciati dalle proprie case.

© Osservatore Romano - 11 luglio 2013