Il desiderio di un popolo ci interroga

russia-cristianadi CRISTIANA DOBNER
Curiosità, interesse culturale, agitazione sessantottina, sembrano ingredienti che difficilmente possono amalgamarsi e creare qualche cosa che sia solido e si imponga come un fatto reale, constatabile e misurabile.
Se non ci fosse un altro elemento, questa volta imprescindibile: la coscienza della persona umana. Questo il perno, perché qui abita Cristo e chiama e sollecita. Guardare a “Russia Cristiana” come si guarda e si osserva un fenomeno culturale è troppo poco e danneggia la sua propria fisionomia. L’aggettivo non indica contrapposizione ideologica bensì l’anima della Russia, con la ricchezza di fede e di bellezza che, nei secoli, ha donato all’Europa e al mondo. Non è un movimento o un gruppo sorto per contrapporsi al comunismo, la cui identità venga definita dall’anticomunismo, quanto piuttosto dalla percezione, fattasi evento, che l’ideologia, per quanto forte e potente, non sia mai riuscita a eliminare Dio dalla coscienza. La dimostrazione? Dopo la caduta del muro di Berlino quale ragione ci sarebbe stata per esistere e operare se il suo scopo fosse stato politico o sociologico? Invece, puntando sulla rinascita della persona e sulla sua relazione con Dio, ecco fiorire apertamente quanto da decenni operava nel silenzio, quasi un emergere da una grotta carsica che pervade la Russia e le nazioni dell’Est europeo senza farsi notare (o poco notare), soprattutto senza farsi bloccare o intimidire dall’oppressione politica. Mandel’štam non aveva detto: «Non è la situazione che ti fa grande, ma il tuo cuore»? In questa ricerca umana e divina bisogna agire guardando alla bellezza della liturgia bizantina che parla alla totalità della persona, con l’accostamento alla gente assetata di poter ascoltare, dopo decenni di oppressione, la parola di un prete, di accedere in libertà ai sacramenti. Ora nel dvd Russia Cristiana. Il desiderio di un popolo ci interroga(La Casa di Matriona) viene narrata una giornata con il fondatore e ispiratore di Russia Cristiana e delle iniziative in seguito sorte. Tutto inizia con un richiamo interiore a un giovane seminarista trentino, Romano Scalfi, che si orienta verso la Russia, ne assume la lingua, la cultura, ne celebra la splendida divina liturgia e attende, interrogandosi, i passi dello Spirito. Dopo la laurea e la specializzazione a Roma al Russicum, a Milano si intrecciano grandi esperienze di vita: Giussani, Modesto, Asnaghi, Galbiati, da questo germe vengono contagiati i giovani e si creano iniziative che, partite modestamente, nel 1957 con la fondazione del “Centro Russia Cristiana”, via via assumono un rilievo notevole in campo culturale e spirituale: l’attuale rivista «La Nuova Europa», nata con i modesti fascicoli di «Russia Cristiana» nel 1960, la prima Scuola iconografica d’Italia a Seriate, e infine la Biblioteca dello Spirito a Mosca. Non semplicemente punto vendita o market ma Centro ecumenico — sostenuto dalla diocesi cattolica e da un centro ortodosso — f re q u e n t a -tissimo nel pomeriggio e nella sera, con incontri, conferenze, concerti, contando ben oltre trecento eventi all’anno. Fu don Giussani, che vi vedeva coronato un sogno di gioventù, a denominarla “La casa del p op olo”. Vi lavorano venticinque persone di cui solo tre cattoliche, con un motto (che non è uno slogan) di un prete ortodosso: «I cattolici siano sempre più cattolici e gli ortodossi sempre più ortodossi. Preghiamo insieme il Signore, Lui ci unirà». Il comune denominatore infatti si può racchiudere in una sola parola: “insieme”, in totale rispetto dell’appartenenza di fede di ciascuno, per imparare a guardare il reale, in fraternità, fondati su Cristo. L’identità di ciascuno non viene sminuita o aggredita ma altamente qualificata, in amicizia reciproca e si fa ponte per studiare e creare un’esperienza comune, un ecumenismo vissuto perché la persona sia unita a Cristo, ecumenismo come via per l’unità: dalla persona, alla comunità, alla Chiesa, a tutti. Se il secolarismo ha ormai invaso la Russia, come peraltro tutta l’Europa, alcuni segni fanno riflettere: come spiegarsi una coda di 6 chilometri, giorno e notte, con le temperature del primo inverno moscovita, per poter solo sfilare dinanzi alla reliquia della Madre di Dio, portata dal Monte Athos alla chiesa del Santo Salvatore? È la ricerca della gente che interpella, quella gente comune che dimostra quanto l’iniziativa non sia un business o una propaganda, ma realmente un crocevia di verità e di bellezza, una sorta di restituzione di quella verità e di quella bellezza, divenute santità, alla Russia, tanto provata, quanto ci ha dato nei secoli. Quindi non tattica ma cammino insieme, per preparare l’unità, il dono dello Spirito, conoscendo la divina liturgia, il cuore della vita, e la ricerca del pensiero per una fede riflessa matura. La liberazione della persona umana passa per la rivoluzione nelle coscienze, nei cuori e il samidzat è stato strumento, cui Russia Cristiana ha dato voce in Italia e in Europa, un’editoria clandestina che con mezzi rudimentali, battendo a macchina cinque copie di poesie, riflessioni, ricerche, e affidandole ad amici sicuri, ha creato una catena che ad anello ha aggiunto anello. Così l’o ccidente è venuto a conoscenza di grandi personalità, di eventi coraggiosi, di persone modeste ma intrepide. Un progetto fattosi realtà, un desiderio che rende sempre più profondo e grande il desiderio stesso.

© Osservatore Romano - 15 - 16 luglio 2013