Alessio II e il lascito dell'unità

"Questa unità, che ci è stata trasmessa dai santi antenati, bisogna salvaguardarla come bene prezioso e trasmetterla ai nostri discendenti":  è una specie di testamento spirituale quello contenuto nel messaggio di Natale di Alessio II pervenuto alle diocesi della Chiesa ortodossa russa pochi giorni prima della morte del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, avvenuta il 5 dicembre scorso. Nel messaggio, Alessio, ricordando il milleventesimo anniversario del Battesimo della Rus' di Kiev, celebrato alcuni mesi fa, e la sua visita nella capitale ucraina ("culla della nostra Chiesa"), sottolinea come in quell'occasione "abbiamo pregato i santi di Kiev e provato daccapo la forte unità dei popoli illuminati in uno stesso battistero". Il "testamento" del patriarca è scandito da precisi riferimenti temporali, da ineludibili punti fermi riguardanti la comunità ortodossa. Parlando del concilio dei vescovi tenutosi a Mosca nel giugno 2008, durante il quale sono stati canonizzati "in quanto santi di tutta la Chiesa un gran numero di giusti di Dio venerati dal popolo di Dio", Alessio II spiega che quell'assemblea "ha completato l'insegnamento sociale della nostra Chiesa e preso decisioni che toccano numerose questioni importanti relative alla sua vita". E "nell'anno che si è concluso, a novant'anni dall'assassinio criminale dei martiri imperiali, durante i giorni della memoria - scrive il patriarca scomparso - migliaia di fedeli venuti sui luoghi della sofferenza hanno chiesto loro aiuto per il nostro popolo, per la sua rinascita spirituale, per la correzione del suo cammino storico. Siate fermi - dice rivolgendosi ai vescovi, ai presbiteri, ai diaconi, ai monaci e alle monache di clausura delle diocesi ortodosse - nella speranza che il Signore ci concederà di superare tutte le  conseguenze delle tragedie, delle dispute e dei crimini del XX secolo, elevando la santa Russia di forza in forza".
I temi dell'unità, della pace, della riconciliazione pervadono l'intero messaggio. Se "Dio Verbo incarnato ha portato la pace a tutti coloro che credono in lui e lo seguono, prendendo la loro croce", allora perché attorno a noi - si chiede Alessio - "ci sono tanti conflitti, tanti litigi, dispute e vessazioni? Perché continua a esserci astio fra le generazioni, i raggruppamenti politici, fra i ricchi e i poveri? Perché i genitori si separano obbligando i propri figli a soffrire? E perché - si domanda ancora il patriarca scomparso - popoli, anche ortodossi, si sollevano gli uni contro gli altri?". Non possiamo rispondere a tali questioni con rettitudine e onestà se non gettiamo lo sguardo nel profondo del nostro cuore:  "Non viviamo troppo spesso secondo la nostra propria volontà - si legge nel documento - dimenticando la volontà di Dio e i suoi comandamenti, poggiandoci esclusivamente sulle forze umane e scordando la forza divina? Non sostituiamo forse lo slancio verso la pace e la verità con la vanità peccaminosa che conduce inevitabilmente verso il vuoto che delude?".
Alessio II ricorda che la pace autentica "non è data che dal Signore" e che troveremo una vita piena di prosperità e di pace solo "seguendo la stella di Betlemme sul cammino di Cristo". La pace di Cristo, scrive il patriarca di Mosca scomparso, "trionfa sui conflitti di questo secolo", e solo acquisendo la pace nel suo cuore "l'uomo può resistere a tutte le tempeste di questo mondo e portare la riconciliazione a coloro che sono vicini e lontani, trasfigurando la vita con la fede, la verità, la purezza e l'amore". L'auspicio rivolto alla Chiesa ortodossa russa è che la pace di Cristo "ci prenda tutti, discepoli e seguaci, qualunque sia la nostra età, la nostra nazionalità, le nostre opinioni politiche e la nostra origine sociale", e che essa "si estenda anche sulle genti di altre fedi e convinzioni con le quali costruiamo la vita di uno stesso popolo".
Il messaggio di Natale di Alessio II è di speranza, nonostante il mondo sia "di nuovo nella discordia", nonostante in molti luoghi "sia versato sangue e le popolazioni soffrano". Ma "noi crediamo, noi, cristiani ortodossi, che il Signore ci aiuterà con il suo esempio e la sua azione piena di bontà a destare nei popoli la riconciliazione, una saggia e giusta soluzione di tutti i litigi e di tutti i disaccordi". La conclusione è affidata alle parole di san Paolo apostolo:  "Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi" (Seconda lettera ai Corinzi, 13, 11).

(©L'Osservatore Romano - 7-8 gennaio 2009)