Più vicini alle persone

ilarion-4MOSCA, 7. Ciò che conta, per la Chiesa, è il contatto personale. Non sono le cifre che interessano, ma le persone. Ecco perché una delle riforme intraprese con più vigore dal patriarca di Mosca, Cirillo, è stata quella dell’amministrazione ecclesiastica, con la quale molte grandi diocesi (per numero di parrocchie o per grandezza di territorio) sono state divise in due, in tre, addirittura in quattro. Ciò ha consentito ai vescovi di avvicinarsi al popolo. Laddove ce n’era uno in migliaia e migliaia di chilometri quadrati e per cinquecento-seicento parrocchie, oggi se ne trovano tre o quattro. Il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, in un’intervista concessa a Sergey Brilev su «Russia 1» ha tracciato un bilancio dei primi cinque anni (festeggiati il 1° febbraio) di Cirillo alla guida della Chiesa ortodossa russa. «Questo rapporto personale del patriarca con i suoi fedeli, dei pastori, dei vescovi, che era reso difficile dal numero e dalla distanza, è ora facilitato dalla creazione di nuove diocesi», ha spiegato. Grazie a questa riforma, i vescovi, coordinati dal metropolita, sono effettivamente più vicini ai fedeli, e si creano nuovi centri diocesani dando impulso alla costruzione di chiese e alla vita religiosa in generale. Per Hilarion, l’elezione di Cirillo al trono patriarcale ha dato ulteriore respiro, grazie anche al carisma personale, al processo di rinascita della Chiesa ortodossa. E cita la creazione dell’Alto consiglio, organo di direzione composto dai presidenti di tutti i dipartimenti sinodali, vale a dire dei “ministeri” ecclesiastici. Nell’intervista il metropolita sottolinea che «la Chiesa non è orientata verso l’élite ma verso il popolo, non si rivolge a masse impersonali ma parla a persone concrete». Del resto la Chiesa «non è solo il clero, non è solo il prete che confessa o dà consigli», ma un sistema di comunicazione complesso, composto anche dai laici: «In questi ultimi anni — ha osservato — il ruolo dei laici si è ingrandito, anche all’interno dell’amministrazione ecclesiastica. I laici partecipano alla Conferenza interconciliare e discutono i documenti che verranno in seguito adottati dal Concilio episcopale. In ogni parrocchia capace di sostenere finanziariamente questo tipo di progetto, ci sono, oltre al maestro del coro, missionari, operatori sociali, docenti. Tutte queste funzioni sono generalmente occupate da laici». È «uno dei meriti del patriarca Cirillo che, come io penso, ha per obiettivo di utilizzare al massimo il potenziale esistente nella Chiesa. E il nostro potenziale — ha concluso Hilarion — sono milioni di persone pronte a compiere nel mondo la missione di servire il bene». Ma Cirillo, in Russia, ha dato anche il via a un approfondito dibattito sui valori tradizionali, messi in discussione dalla secolarizzazione. Il senso è «più antropologico che teologico» perché «si tratta della vita umana», spiega il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne. Ad esempio, la famiglia: «Per noi è l’unione di un uomo e di una donna, insieme per amore, e uno degli scopi di tale unione è la nascita e l’educazione dei figli. Il mondo liberale ci risponde: “Niente affatto, la famiglia è l’unione di non importa quale persone, per esempio due uomini, due donne o un altro tipo di configurazione. I figli sono un’opzione che non ha niente di obbligatorio”». Si assiste dunque a «uno smontaggio in piena regola della famiglia le cui conseguenze sono evidenti: crisi demografica e tensioni sociali». Questioni assai serie che «toccano i diritti dei nostri concittadini a conservare la propria identità, le loro famiglie. Alla fine è il diritto del nostro popolo a riprodursi, al proprio futuro, che è in gioco», osserva. Nell’intervista si parla anche di radicalismo, nozione complessa dice Hilarion. Esiste un radicalismo “militante”, come nel Vicino Oriente, per il quale si commettono perfino dei crimini, e un radicalismo indotto da una tendenza conservatrice di alcuni individui e gruppi: «La Chiesa ha bisogno di questi gruppi perché consentono di non cadere nell’abisso del liberalismo, altro estremismo. Il giusto mezzo consiste naturalmente — precisa il metropolita di Volokolamsk — nel comportarsi in maniera civile e nell’essere capaci di ascoltarsi qualunque siano le proprie opinioni». Una domanda era dedicata a un possibile incontro fra il patriarca Cirillo e Papa Francesco. «Non parliamo ancora di date, diciamo — ha risposto Hilarion — che un tale incontro è possibile, che le Chiese ne hanno bisogno nel contesto di ciò che sta accadendo nel Vicino Oriente. Ma non siamo pronti a parlare di date né di luoghi, perché ciò deve essere accuratamente preparato» e «una serie di fattori ostacolano questo incontro».

© Osservatore Romano - 8 febbraio 2014