Più ortodossi in Russia ma pochi vanno in chiesa

preghiera-ortodossiIndagine del Pew Research Center di Washington

WASHINGTON, 17. «I russi tornano alla religione, ma non in chiesa»: è quanto afferma il titolo di uno studio del Pew Research Center di Washington pubblicato nei giorni scorsi. Tra il 1991 (anno dello scioglimento dell’Unione Sovietica) e il 2008 c’è stato un forte incremento del numero di persone che si identificano nel cristianesimo ortodosso, passato dal 31 al 72 per cento. Nello stesso periodo, la quota di coloro che si definiscono non credenti è scesa dal 61 al 18 per cento, mentre è cresciuta dall’1 al 6 per cento quella comprendente le religioni diverse dalla confessione ortodossa (i musulmani, da soli, sarebbero il 5 per cento della popolazione ma stime più recenti parlano del 6-7 per cento).
Eppure — afferma la ricerca, effettuata nell’ambito dell’International Social Survey Programme (coinvolti studiosi di una cinquantina di Paesi) — al ritorno alla religione non corrisponderebbe un aumento della pratica: solo un russo su dieci, fra gli intervistati, ha detto di frequentare le funzioni religiose almeno una volta al mese; coloro che si recano in chiesa con una certa frequenza erano il due per cento nel 1991, il nove nel 1998 e il sette nel 2008. Percentuali esigue che fanno pensare, a detta del Pew Research Center, che oggi i fedeli osservanti non siano molti di più rispetto al passato. Negli ultimi due decenni è salito dal 38 al 56 per cento il numero di coloro che dicono di credere in Dio e dall’11 al 54 il dato di chi si sente “in qualche modo” religioso. Inoltre, poco più del 30 per cento pensa che ci sia la vita dopo la morte. «Per secoli — si legge nel rapporto — il cristianesimo ortodosso è stato la religione dominante in Russia. Le cose sono cominciate a cambiare nel ventesimo secolo, dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917 e l’imposizione di un ateismo di Stato, facente parte dell’ideologia comunista. Durante il periodo sovietico, molti preti sono stati imprigionati, molte chiese convertite ad altri usi o lasciate cadere in rovina, e alle persone che professavano pubblicamente un credo religioso sono stati negati posti di lavoro di prestigio e l’ammissione alle università. Mentre è probabile che parte della popolazione abbia continuato, in privato, a identificarsi con la Chiesa ortodossa e con altri gruppi religiosi, è impossibile misurare quanto questa devozione sia sopravvissuta sotterraneamente durante il periodo sovietico e quanto invece sia svanita». Allo stesso modo, affermano i ricercatori, è difficile distinguere quanto il forte avvicinamento all’orto dossia emerso nell’indagine rappresenti un’espressione di fede di vecchia data oppure una vera e propria nuova ondata di appartenenza religiosa. «È possibile che, dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, i russi si siano sentiti più liberi di esprimere l’identità religiosa che avevano tenuto silente durante l’era sovietica. Tuttavia, dato che la quota di russi che si identifica con una religione è aumentata, fra il 1998 e il 2008, quasi quanto nel periodo 1991-1998, la statistica suggerisce che il cambiamento non è solo un effetto collaterale immediatamente successivo al crollo del sistema sovietico». Il dossier fornisce ulteriori analisi. Per esempio la percentuale di donne russe che si definiscono cristiane ortodosse è cresciuta di 38 punti fra il 1991 e il 2008, mentre è scesa di 36, nel medesimo periodo, quella delle non credenti. Ancora più pronunciato il cambiamento fra gli uomini: nel 2008 il 63 per cento si identificava come ortodosso (+46 per cento rispetto al 1991), con un crollo di 52 punti di quelli senza affiliazione religiosa. In assoluto, tuttavia, le donne restano più religiose degli uomini: 81 contro 63 per cento (fra gli ortodossi) nel 2008. L’adesione al cristianesimo ortodosso risulta forte sia tra i giovani che tra i più anziani, a tutti i livelli di istruzione, in particolare fra i laureati. La nota dolente resta la pratica: soprattutto fra gli uomini, entra in chiesa a pregare, almeno una volta al mese, non più del 10 per cento dei credenti.

© Osservatore Romano - 17-18 febbraio 2014