La fede che sana le ferite

bartolomeo-20ISTANBUL, 15. Un appello alla concordia e all’unità del popolo e dei dei fedeli ortodossi in Ucraina è stato lanciato dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo. L’occasione è stata la celebrazione dei riti della domenica delle Palme, in cui il ricordo dell’entrata trionfale di Cristo a Gerusalemme, ha sottolineato Bartolomeo, «preannuncia il trionfo dell’amore sull’odio, della verità sulla menzogna e della vita oltre la morte».
Il patriarca ortodosso ricorda, innanzitutto, come «la Santa madre e grande Chiesa di Cristo di Costantinopoli guarda alla gente della nazione Ucraina come ai suoi preziosi figli e figlie, nati dalle acque battesimali del fiume Dnepr». Proprio per questo, la sede di Costantinopoli è ben consapevole delle «difficili sfide che il popolo ucraino si trova oggi ad affrontare», così come «riconosce le profonde cicatrici e le ferite aperte dall’Holodomor», dalle «guerre mondiali delXX secolo» e dalla «pressione subita in decenni di tirannia totalitaria». Tuttavia, proprio la celebrazione dell’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme è l’o ccasione propizia «per esortare tutti i pii ortodossi cristiani di Ucraina a mantenere l’unità dello spirito nel vincolo della pace». Anche perché «crediamo che la buona volontà del popolo ucraino riuscirà a portare guarigione e definitiva riconciliazione». Lo sguardo del patriarca ecumenico non si riferisce alle sole vicende politiche. «Per quanto riguarda le durature controversie ecclesiastiche», Bartolomeo pone grandi speranze nel Concilio panortodosso convocato per il 2016. «È nostra sincera speranza e preghiera che, da quel momento, tutte le divisioni possono essere guarite per il bene dell’unità del popolo ucraino». Parole e auspici di riconciliazione sono stati espressi sempre da Bartolomeo in una intervista all’agenzia Sir, in cui il leader ortodosso si sofferma sul significato dello storico incontro con Papa Francesco in programma nel maggio prossimo a Gerusalemme. «Siamo convinti che i leader delle Chiese devono intraprendere passi decisi per riconciliare la cristianità divisa e rispondere ai bisogni urgenti del nostro tempo. Certamente Papa Francesco è un leader sincero e altruista, che ha a cuore la divisione della Chiesa come anche la sofferenza del nostro mondo». Sono tante, del resto, le situazioni che necessitano di una presenza missionaria cristiana. «La sofferenza delle persone in ogni angolo del pianeta oggi; l’abuso della religione per scopi politici o di altro tipo; le difficoltà che i cristiani di tutto il mondo affrontano in particolare nelle aree dove la Chiesa cristiana, a prescindere dalle identità confessionali, è nata e cresciuta; le ingiustizie inflitte ai membri più deboli delle società contemporanee e l’allarmante crisi ecologica che minaccia l’integrità e la sopravvivenza stessa della creazione di Dio: tutto ciò chiede un’azione comune e la soluzione dei problemi che ancora ci dividono».

© Osservatore Romano - 16 aprile 2014