Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
La parola che lo ispira e che condivide col mondo è perseveranza. E altrimenti non si potrebbe dire della costanza con cui da sei mesi ormai Francesco correda in crescendo le sue riflessioni - in particolare nelle udienze generali e negli Angelus - con un appello, una sollecitazione, anche solo una semplice frase di solidarietà verso la gente ucraina - inseriti come una sommessa giaculatoria qualsiasi sia il tema da lui affrontato quel giorno.
Per la 13.ma volta consecutiva dal 5 giugno, anche questa volta dalla finestra del palazzo apostolico, frammisto ai saluti dei gruppi in Piazza San Pietro, nel dopo Angelus è arrivato dal Papa un nuovo richiamo al dramma, “immane”, che il Paese est europeo sta soffrendo:
Perseveriamo nella vicinanza e nella preghiera per il caro popolo ucraino, che sta vivendo una immane crudeltà.
Stillicidio di morti fra i civili
E sul terreno, mentre continuano i bombardamenti russi e la risposta armata ucraina, sono le persone comuni a trovarsi spesso di mezzo in zone trasformate in linea di fronte. Il servizio stampa dell’Amministrazione militare regionale di Zaporizhzhia, riportato da Ukrinform, ha riferito che solo ieri sono stati evacuate oltre mille persone, tra cui 324 bambini, dall’area della centrale nucleare occupata dall'esercito di Mosca. Ma ininterrotti sono i bollettini di varia provenienza che ogni giorno denunciano lo stillicidio di morti e feriti tra i civili, in particolare nella regione di Donetsk.