Messaggio dei rappresentanti delle comunità cristiane. Gerusalemme città della speranza

gerusalemme patriarchi leader religiosiPasqua è l’occasione per rinnovare la preghiera e la speranza di pace per quanti soffrono in Medio oriente e per quanti nel mondo intero hanno fame e sete di giustizia. È quanto affermano i patriarchi e i capi cristiani di Gerusalemme nel consueto messaggio pasquale. Un messaggio nel quale si auspica che la città santa possa continuare «senza ostacoli» la propria tradizionale missione che consistere nell’essere un «faro di speranza» per tutti, soprattutto i più oppressi e sofferenti. «Da Gerusalemme, il luogo in cui Cristo è risorto dai morti, offriamo le nostre benedizioni ai fedeli che celebrano la festa della risurrezione in questo tempo benedetto», scrivono i tredici rappresentanti delle comunità cristiane locali, tra cui il patriarca greco ortodosso Theophilos III e quello armeno apostolico, Nourhan Manougian, l’arcivescovo amministratore apostolico del patriarcato di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, il custode di Terra santa, Francesco Patton. «Per oltre due millenni — si ricorda nel messaggio — i pellegrini hanno seguito le orme di Gesù e si sono riversati a Gerusalemme per vedere la tomba vuota». E ancora oggi, «Gerusalemme, la città della speranza e della risurrezione, rimane un simbolo sacro della salvezza di Dio e un riflesso della Gerusalemme celeste che deve ancora venire». In realtà, proseguono i leader cristiani, «questo carattere sacro, comunitario e spirituale di Gerusalemme continua a essere un faro per la speranza, la pace e la vita per la gente di questa regione e del mondo intero». Di qui, l’auspicio che «noi qui in Terra santa possiamo continuare senza ostacoli ad adempiere al nostro sacro dovere come manifestazioni del Vangelo vivente per servire i poveri, cercare giustizia e camminare nella luce e nell’amore di Cristo risorto».
Ricordando come la gloria della risurrezione sia preceduta dalle ore della passione e della sofferenza, i patriarchi e i capi delle Chiese locali di Gerusalemme innalzano inoltre la preghiera a Dio onnipotente perché «le persone che camminano sulla via della croce possano trovare la via della speranza, della pace e della vita». In questo senso, aggiungono, «sosteniamo nelle nostre preghiere tutti coloro che soffrono nella nostra regione e in tutto il mondo, e anche tutti coloro che soffrono nel silenzio; per i rifugiati, i richiedenti asilo e gli sfollati, per coloro che vivono sotto l’oppressione, per chi è nel bisogno e nella privazione, per tutte le vittime di violenza e discriminazione e per tutti coloro che lottano per la giustizia e la riconciliazione».
Alla speciale speranza che sgorga dalla risurrezione ha fatto riferimento anche monsignor Pizzaballa nell’omelia della veglia pasquale celebrata presso la basilica del Santo Sepolcro. È una speranza, ha detto, «che illumina l’esistenza e che la supera, che supera anche la morte e proprio per questo illumina la vita di oggi. La speranza infatti apre la vita la nostra vita terrena a nuove prospettive: essa non rimanda a un domani per sottrarci all’impegno di oggi. Al contrario essa ci spinge ad agire qui, oggi e ora per dare un senso e prospettiva alle tante piccole attese del nostro tempo».

L'Osservatore Romano, 31 marzo - 1° aprile 2018