Meeting Rimini
Fare la volontà del Padre Nostro, dialogo tra Ebrei e Cristiani
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- Creato: 05 Settembre 2016
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lunedì 22 agosto 2016
Il dialogo tra cristiani ed ebrei, leitmotiv storico del Meeting, ha conosciuto una nuova, affascinante tappa questo pomeriggio in Auditorium B3 alle ore 15. Ignacio Carbajosa Pérez, Docente di Antico testamento della facoltà di Teologia dell’Università San Dámaso di Madrid e Eugene B. Korn, Direttore Accademico del Centro per la cooperazione e l’intesa ebraico-cristiana, si sono
confrontati sulla dichiarazione: “Fare la volontà del Padre Nostro in cielo: verso un partenariato tra ebrei e cristiani” redatta lo scorso dicembre da 28 rabbini. In essa si afferma che il Cristianesimo non è stato un incidente, ma è parte del piano divino di Dio. Alberto Savorana, Portavoce di Comunione e Liberazione e moderatore, spiega il senso dell’incontro a cui attribuisce un valore eccezionale. A partire dalla Nostra Aetate il moderatore fa un excursus storico (le cui date sono maggiormente concentrate in quest’ultimo ventennio) del cammino compiuto da entrambe le parti che testimonia il desiderio di un vero incontro tra ebrei e cristiani; non mancando di menzionare don Luigi Giussani, da sempre attento propositore della ricchezza ebraica per la vera comprensione del cristianesimo e don Julián Carrón agli ultimi Esercizi della fraternità di Comunione e Liberazione.
Il rabbino Korn spiega perché ci sono voluti cinquant’anni perché i rabbini prendessero una tale iniziativa: “prima della Nostra Aetate i sentimenti verso la Chiesa cattolica erano molto negativi” e descrive attraverso alcune slide un percorso storico che ha generato negli ebrei un senso di esclusione e umiliazione: “Dominava il pensiero diffuso che il cristianesimo avesse sostituito l’ebraismo, che l’ebraismo fosse quindi una religione falsa. Si pensava che gli ebrei fossero ciechi al messaggio del messia, maledetti perché considerati i responsabili della morte di Gesù”, solo per citarne alcuni giudizi infondati, fino a conseguenze storiche e di pesante persecuzione per il popolo ebraico ancor prima della Shoah.
“L’olocausto a danno degli Ebrei perpetrato nel cuore della cristianità nel secolo scorso, ha prodotto nella chiesa un passaggio di riflessione e purificazione fino ad arrivare alla Nostra Aetate; in essa si afferma che la Chiesa condanna tutte le forme dell’antisemitismo, che gli ebrei non sono responsabili della morte di Gesù e che l’ebraismo non è stato sostituito dalla Chiesa”, prosegue il rabbino citando il documento di dicembre. “Cristiani ed ebrei devono lavorare insieme. Il cristianesimo non è un incidente e un errore, ci sono solo importanti differenze teologiche. Né la Chiesa né la Sinagoga possono realizzare da sole il grande disegno di Dio nel mondo. Abbiamo in comune molto di più di ciò che ci divide: servizio verso il prossimo, amore, famiglia, pace nel mondo, sono i principi che condividiamo.” Cosa vuole Dio da noi? Una visione di libertà, pace, sicurezza dove tutti capiscono l’autorità e la moralità della legge di Dio e possiamo camminare insieme nel nome di Dio.
Carbajosa nel rispondere prova a considerare il corrompersi del rapporto con l’Antico Testamento sviluppatosi nel XVI sec in ambito protestante, esito di un processo storico iniziato da Gioachino da Fiore lungo un asse che comprende la scolastica posteriore a Tommaso d’Aquino, Lessing, Harnack. È tutto un processo storico di svalutazione dell’Antico Testamento che ha portato a promuovere il discorso antisemita. Ma all’inizio non era così. Nel secondo secolo l’eresia marcionita fu chiaramente condannata dalla Chiesa e nella lettera ai Romani (capitoli 9-10-11) l’apostolo aspetta dall’interno del disegno di Dio la partecipazione totale alla salvezza del popolo ebraico. Pio XI nel 1937 scrive un’enciclica per fronteggiare l’ideologia del Terzo Reich in cui parla di “bestemmia della parola di Dio”, se si condanna il Vecchio Testamento. “ Il nostro compito è tornare insieme alle nostre radici, alla missione tra ebrei e cristiani cioè che il disegno di Dio sia conosciuto nel tempo”, conclude il teologo spagnolo.
Il rabbino e il professore rispondono alternativamente ad alcune domande poste da Savorana: “Condividiamo la chiamata di Dio alla umanità attraverso Abramo e siamo teologicamente più vicini tra noi rispetto ad altre religioni”, precisa Korn. “L’ebraismo è intrinseco al cristianesimo. Noi condividiamo le scritture e molti valori, dobbiamo cercare di creare nuove categorie tra la concezione ebraica e il ruolo del cristianesimo”. Carbajosa condivide e rilancia: “È evidente il legame che c’è tra noi per la dinamica religiosa conosciuta nella storia dell’umanità: la primissima alleanza di questo cuore che cerca Dio, la prima mossa di Dio nella storia da cui nasce il popolo di Israele: è la vocazione di Abramo. Quella parola abita all’interno del popolo ebraico e per noi non è un’altra religione. Gesù era ebreo, nato da una donna ebrea. Dobbiamo entrare nel mistero delle nostre radici”.
Il rabbino, sollecitato dal portavoce di Cl, sottolinea le motivazioni del partenariato. “Ogni essere umano è creato ad immagine di Dio e la vita umana è sacra, ma viviamo in un mondo che non pensa questo. Dobbiamo diffondere questi valori e che Dio ci aiuti a farlo”. Carbajosa approfondisce l’origine: “Da dove viene una percezione dell’uomo così come la conosciamo oggi? Essa si capisce solo a partire da un avvenimento, la vocazione di Abramo. Solo da lì questa immagine può essere recuperata. Abbiamo questo seme storico che permette di guardare l’uomo con questa profondità e valore. Siamo responsabili di mostrare all’uomo il suo vero volto perché possa respirare di nuovo”. Infine si riflette sulla verità dell’affermazione del cardinale Touran sul fatto che le religioni non sono la causa delle guerre ma sono parte della soluzione: “C’è un equivoco su Dio, una non comprensione di esso quando si usa il suo nome per uccidere”, insiste Korn. “Dobbiamo rafforzare le religioni e combattere l’idolatria, creare un posto in terra per Dio”.
Carbajosa risponde: “Questa è una domanda decisiva che dobbiamo guardare sempre, una religione può diventare violenta quando diventa ideologia. L’uomo veramente religioso arriva a un livello di coscienza di una profonda dipendenza e nella misura in cui il cuore dell’uomo è soddisfatto vince la pretesa sull’altro. Il grande gesto di Giovanni Paolo II ad Assisi nell’86 nasce da questa libertà: possiamo guardare con simpatia tutti i movimenti dell’uomo che cercano Dio. Occorre un’educazione che essenzialmente è non violenta”.
Si conclude l’incontro con la certezza di aver ricevuto un contributo imponente per capire in modo più approfondito il titolo del Meeting. Si può guardare il mondo con misericordia e un senso di positività.
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