Una grande apologia del dialogo. E’ stato questo il messaggio finale del Grande Concilio delle Chiese ortodosse. Un'esaltazione dell’importanza del dialogo tra le varie confessioni ortodosse ma anche dialogo ecumenico con le altre Chiese cristiane, perché, come ha spiegato il Patriarca Bartolomeo I, “l’unità ortodossa serve anche la causa dell’unità dei cristiani”, e poi quello interreligioso per cercare di contrastare l’esplosione dei fondamentalismi, e perché unica strada per una reciproca fiducia pace e riconciliazione. A questo proposito forte è stato l’appello rivolto alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo possibile per “una risoluzione dei conflitti armati” in Medio Oriente.
Un lavoro intenso che ha visto la presenza di 290 delegati di 10 Chiese ortodosse, che hanno emendato i 6 documenti e pubblicato una Enciclica e un Messaggio finale, rivolto “Al popolo ortodosso e a tutte le persone di buona volontà”. Un incontro non del tutto semplice, sia per la complessità delle tematiche affrontate sia per l’assenza delle Chiese di Russia, Bulgaria, Georgia ed Antiochia che all’ultimo momento hanno deciso di non partecipare. “Ma – ha aggiunto Bartolomeo – tornando a casa, possiamo dire di aver dato prova ancora una volta della nostra unità in Cristo”.
Le Chiese ortodosse, come si legge nel messaggio finale, entrano nel Terzo millennio con un atteggiamento nuovo e accettano la sfida di farlo pur rimanendo fedeli alla loro tradizione. “Questo Concilio - si legge - ha aperto il nostro orizzonte verso il mondo. La Chiesa ortodossa, è sensibile all’invocazione di pace e giustizia dei popoli del mondo. E proclama la buona notizia della Sua salvezza, annunciando la Sua gloria e le Sue meraviglie tra tutti i popoli".
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