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Nel messaggio finale affrontate questioni nevralgiche del mondo di oggi

03 cristo pantocratorCHANIA, 27. Dalla dichiarazione di unità e cattolicità della Chie- sa ortodossa al dialogo con le altre comunità cristiane, dalla minaccia rappresentata da una crescente secolarizzazione all’importanza del matrimonio (come «indissolubile relazione d’amore di un uomo e di una donna») e della famiglia («Chiesa domestica»), dal valore e i rischi del progresso scientifico alla grave crisi ecologica: sono solo alcuni dei temi trattati nel messaggio diffuso al termine del Santo e grande concilio ortodosso svoltosi nell’isola greca di Creta dal 19 al 26 giugno. Dodici punti e una breve premessa nella quale si sottolinea che «fondamento delle nostre ricerche teologiche è stata la certezza che la Chiesa non vive per se stessa. Comunica la testimonianza del Vangelo di grazia e verità e offre a tutto il mondo i doni di Dio: l’a m o re , la pace, la giustizia, la riconciliazione, la forza della croce e della resurrezione, l’attesa dell’eternità».
Netta, al punto 4, la denuncia delle «esplosioni di fondamentalismo che si osservano in seno a diverse fedi, espressione di malsana religiosità». Di contro, «il dialogo interreligioso contribuisce significativamente alla promozione della fiducia reciproca, della pace e della riconciliazione», poiché «l’olio del vissuto religioso deve essere adoperato per sanare ferite e non per riaccendere la fiamma dei conflitti bellici». La Chiesa ortodossa «condanna nettamente l’accrescimento della violenza bellica, le persecuzioni, l’espulsione e gli omicidi di membri delle comunità religiose, la coercizione per cambiare fede, il traffico di profughi, i rapi- menti, le torture, le efferate esecuzioni. Denuncia la distruzione di templi, simboli religiosi e monumenti culturali. In particolare manifesta la sua preoccupazione per la situazione dei cristiani e di tutte le minoranze perseguitate in Medio oriente e ovunque», e «rivolge un appel- lo all’intera comunità mondiale per la protezione degli ortodossi nativi e per tutti gli altri cristiani, come anche per tutta la popolazione della regione, che hanno un inviolabile diritto di rimanere nella loro patria come cittadini di uguali diritti». L’invito che viene dal concilio di Creta è «a tutti coloro che sono coinvolti» affinché compiano «senza ritardo sforzi sistematici per far cessare i con- flitti bellici in Medio oriente e per il rientro di coloro che sono stati espulsi. In particolare rivolgiamo un appello ai potenti della terra affinché prevalga la pace e la giustizia nei Paesi di arrivo dei profughi» ed «esortiamo le autorità politiche, i cittadini e i cristiani ortodossi a continuare a offrire aiuto nei limiti delle proprie possibilità». Il tema, più ampio, del rispetto dei diritti dell’uomo viene affrontato nei punti 9 e 10. «Davanti all’omogeneizzazione livellatrice e impersonale, che viene promossa in vari modi, l’ortodossia — si afferma — proclama il rispetto dell’individualità degli uomini e dei popoli», e «si oppone alla proclamazione di autonomia dell’economia dalle necessità basilari dell’uomo e nella sua trasformazione fine a se stessa. Il progresso del genere umano non si collega con lo sviluppo del tenore di vita o dell’economia, a scapito dei valori spirituali». Anche se «la Chiesa ortodossa non si mi- schia con la politica e la sua parola resta distinta ma profetica, come intervento necessario a favore dell’uomo», si sottolinea che i diritti umani «si trovano oggi al centro della politica come risposta alle società attuali, alle crisi e ai capovolgimenti politici, mirando alla protezione del cittadino dalla prepotenza dello Stato». Ci sono poi «i doveri e le responsabilità dei cittadini e la necessità della continua autocritica di politici e cittadini per un sostanziale mi- glioramento della società». Di più, «il dovere ortodosso per l’uomo supera l’orizzonte dei diritti umani sanciti, poiché “più grande di tutto” è l’a m o re che Cristo ha rivelato e che hanno vissuto quanti fedelmen- te lo hanno seguito». Diritto fondamentale «è an- che la protezione della libertà religiosa, ossia della libertà di coscienza, di fede, di culto e di tutte le sue manifestazioni personali e collettive, compreso anche il diritto di ogni fedele e di ogni comunità religiosa di celebrare, libera da ogni intervento statale, i propri doveri religiosi, come anche il diritto di insegnamento pubblico della religione». Inoltre la Chiesa ortodossa, «rispondendo al bisogno di testimoniare la verità e la sua fede apostolica, dà grande si- gnificato al dialogo, principal- mente con i cristiani eterodossi. In tal modo anche il restante mondo cristiano conosce in mo- do più preciso la purezza della tradizione ortodossa, il valore dell’insegnamento patristico, l’esperienza liturgica e la fede degli ortodossi». Precisando che «i dialoghi che la Chiesa ortodossa conduce non significano mai un compromesso su questioni di fede». Se «l’attuale sviluppo delle scienze esatte e della tecnologia apporta cambiamenti radicali nella nostra vita, offrendo signi- ficativi benefici», esso ha anche — ricorda il messaggio — «varie incidenze negative, come sono la protezione della libertà, la graduale perdita di preziose tradizioni, la distruzione dell’ambiente naturale, la contestazione dei valori etici». Non poteva mancare, al punto 8, un approfondimento sulla crisi ecologica, «dovuta a cause spirituali ed etiche», in quanto «le sue radici si collegano con l’avidità, l’ingordigia e l’egoismo, che conducono allo scon- siderato utilizzo delle risorse naturali, al peggioramento dell’atmosfera con dannose sostanze inquinanti e al cambiamento climatico. Il modo cristiano di affrontare il problema richiede un ravvedimento per gli abusi, moderazione ed ethos ascetico, che costituiscono un antidoto all’eccesso di consu- mo, e allo stesso tempo di coltivare nell’uomo la coscienza che egli è “economo” e non possessore della creazione. Le future generazioni hanno diritto sui beni naturali, che il Creatore ci ha affidato. Per questo motivo la Chiesa ortodossa partecipa attivamente alle diverse iniziative ecologiche internazionali» e «ha istituito il 1° settembre come giorno di preghiera per la protezione dell’ambiente naturale». Il messaggio finale del concilio si rivolge anche ai giovani, «i quali ricercano una completezza di vita piena di libertà, giustizia, creatività ma anche amore». La Chiesa li chiama «a presentarsi offrendo al corpo ecclesiastico la vitalità, le insicurezze, i problemi e le loro attese. I giovani non costi- tuiscono semplicemente il futu- ro della Chiesa, ma il presente dinamico e creativo su un piano locale e universale».

© Osservatore Romano - 27-28 giugno 2016