Ringraziare Dio per i doni degli altri

giovani taizeGioia e Unità: sono gli ultimi due titoli dell’editrice Ave, che nella collana «Le parole di Francesco» raccoglie in piccole antologie temi ed espressioni care al Pontefice. Interventi da cui emerge la narrazione di un Vangelo amico dell’uomo, i cui frutti sono appunto la gioia» e l’unità. La prima antologia è introdotta dall’arcivescovo di Manila, cardinale Luis Antonio G. Tagle. La seconda (Roma, Ave, 2018, pagine 91, euro 9) dal priore della comunità di Taizé, della cui introduzione pubblichiamo ampi stralci.

Nel novembre 2014 il Papa è stato a Istanbul dal suo «carissimo fratello Bartolomeo», come egli chiama Sua Santità il patriarca ecumenico. Parlando nella chiesa patriarcale di San Giorgio, il Papa ha sottolineato l’importanza di ascoltare i giovani: «Sono proprio i giovani — penso ad esempio alle moltitudini di giovani ortodossi, cattolici e protestanti che si incontrano nei raduni internazionali organizzati dalla comunità di Taizé — sono loro che oggi ci sollecitano a fare passi in avanti verso la piena comunione. E ciò non perché essi ignorino il significato delle differenze che ancora ci separano, ma perché sanno vedere oltre, sono capaci di cogliere l’essenziale che già ci unisce».
Si comprende con queste parole quanto il Papa sia attento alla sete d’autenticità che caratterizza le nuove generazioni. Sa che per queste generazioni una parola è credibile solo se corrisponde a un modo di vivere. Quando i cristiani sono separati, ciò che possono dire sull’amore, l’unità, la riconciliazione diventa incomprensibile. Non possiamo trasmettere il messaggio di pace e comunione annunciato da Cristo se non siamo insieme. Ci sono stati momenti nella storia dove, in nome della verità del Vangelo, i cristiani si sono separati. Oggi, in nome della verità del Vangelo, è fondamentale fare tutto il possibile per riconciliarci.
Questo Papa venuto dall’America latina, con la sua semplicità, ha indicato fin dall’inizio del suo ministero quale fosse la fonte del vero rinnovamento nella Chiesa a beneficio di tutti: far vedere Cristo non solo attraverso parole, ma attraverso la vita concreta dei cristiani.
I cristiani potrebbero fare molto per favorire riconciliazioni nel mondo, essi potrebbero diventare fermento di pace nella famiglia umana. Ma un tale impegno è credibile solo se essi stessi vivono tra loro nell’unità visibile. Molti giovani aspirano a questa unità e il Papa desidera che la voce dei giovani venga ascoltata meglio.
Il Papa, come abbiamo visto sopra, ha aggiunto che i giovani chiedono l’unità non perché ignorino le differenze, ma perché sanno guardare oltre, individuando l’essenziale che già unisce. Questa osservazione è profondamente vera. Siamo stupiti nel constatare a Taizé che coloro che trascorrono insieme alcuni giorni sulla nostra collina — ortodossi, protestanti o cattolici — si sentono profondamente uniti, senza limitare la loro fede al minimo denominatore comune e nemmeno livellare i loro valori. Al contrario, essi approfondiscono la propria fede. La fedeltà alla loro origine si concilia con un’apertura verso coloro che sono differenti.

Questo da dove viene? Partecipando a una settimana d’incontro presso la nostra comunità, hanno accettato di mettersi sotto lo stesso tetto e guardare insieme verso Dio. Se è possibile a Taizé, perché non dovrebbe esserlo altrove? Cristiani di diverse Chiese, non dovremmo avere il coraggio di rivolgerci a Cristo insieme e, senza aspettare una totale armonizzazione teologica, decidere di “metterci sotto lo stesso tetto”? Non sarebbe possibile compiere la nostra unità in Cristo (Lui che non è diviso), sapendo che esistono differenze nell’espressione della fede, che certuni pongono delle domande ancora irrisolte, ma che altri, lungi dal dividerci, possono essere la fonte di un arricchimento reciproco?

di fratel Alois

© Osservatore Romano - 19-20 febbraio 2018