La regina delle città

bartolomeo agnellinoISTANBUL, 21. La sede del patriarcato ecumenico resterà sempre nell’antica Costantinopoli, la «regina delle città», testimone della fede, spesso eroica, di intere generazioni di cristiani.

Lo ha assicurato Bartolomeo celebrando nella sede del patriarcato con un gruppo di giovani la liturgia per l’inizio della quaresima ortodossa. «Abbiamo vissuto per anni, per secoli — ha affermato il patriarca ecumenico — su queste terre e in particolare in questa città, definita come la regina delle città, vicino a questa nostra martoriata Chiesa di Costantinopoli, la quale nonostante abbia sofferto, ha resistito e sopravvissuto e continua ad accogliervi e vi promette che persisterà assiduamente nella sua tradizione di servire il gregge del Nostro Signore, sino alla fine dei secoli». Le difficoltà, anche gravi, non mancano. Tuttavia, ha aggiunto Bartolomeo, «malgrado in queste parti della terra siano avvenuti grandi cambiamenti e le condizioni e congiunture politiche abbiano provocato grossi capovolgimenti, la sede del patriarcato ecumenico rimane stabilmente sempre qui, fissa e inamovibile, dedita a offrire i suoi servigi di diaconia ai cristiani ortodossi, a lavorare per l’unità dei cristiani e contribuire al bene dell’umanità e della sua civiltà». Per il patriarca ecumenico si tratta anche di assicurare una prospettiva ai cristiani di domani. «I nostri santi — ha detto il leader ortodosso — sono i nostri migliori ambasciatori e intermediari al cospetto del nostro Signore Salvatore e le nostre chiese e monasteri, fondati dai nostri antenati in loro onore, esigono che noi cristiani preserviamo e abbiamo cura di questi sacri monumenti, insieme al loro significato spirituale, per consegnarli così alle future generazioni. In tal modo la tradizione della nostra stirpe potrà continuare di generazione in generazione». E, anche se si assottiglia il numero dei fedeli, la posizione resta ferma. Infatti, ha aggiunto, «tutti noi, anche se siamo in pochi, insieme agli ortodossi nel mondo che vedono il patriarcato ecumenico come un punto di riferimento e che nei momenti di pericolo hanno alzato la loro voce per la sua salvaguardia, dobbiamo proseguire sulla stessa strada tracciata dei nostri predecessori».

© Osservatore Romano - 22 febbraio 2018