Libertà di culto · Appello della comunità protestante d’Algeria ·

preghiera algeriaAlgeri, 26. Quattro chiese chiuse negli ultimi sei mesi e la spada di Damocle su molti altri luoghi di culto e strutture assistenziali cristiane che già hanno ricevuto la notifica che ne intima la chiusura delle attività. È l’allarmata fotografia

scattata dal World Watch Monitor, organizzazione che si occupa della difesa del diritto alla libertà religiosa, che denuncia le crescenti difficoltà registrate a partire soprattutto dal novembre scorso dalla comunità cristiana algerina. L’ennesima segnalazione, rilanciata dal sito in rete Riforma.it, riguarda la chiusura di un asilo nido per bambini cristiani gestito direttamente dalla Église Protestante du Plein Évangile nella città nord-orientale di Tizi-Ouzou, nella regione della Kabylie.

L’accusa formale, per l’asilo come anche per i luoghi di culto, è di operare senza le necessarie autorizzazioni anche se tutte le strutture risultano affiliate alla Église Protestante d’Algérie, legalmente riconosciuta e principale organizzazione delle chiese protestanti nel paese. «Il centro esiste solo per insegnare i valori cristiani ai nostri figli nella loro prima infanzia», afferma il pastore Salah Chalah, che gestisce l’asilo nido. «Da quando è stato istituito 14 anni fa — aggiunge — il centro non è mai stato minacciato dalle autorità, anche se le strutture della chiesa sono state ispezionate regolarmente». Esattamente un anno fa sempre a Tizi-Ouzou, segnala ancora il World Watch Monitor, è stato rifiutato il permesso per l’apertura di una struttura per l’assistenza all’infanzia, nonostante l’osservanza di tutte le condizioni richieste dalla legge.

Nelle scorse settimane anche la Commissione per la libertà religiosa dell’Alleanza evangelica mondiale aveva lanciato un appello alle autorità algerine, denunciando l’intensificarsi delle restrizioni nei confronti delle comunità cristiane. Tanto che l'Église Protestante d’Algérie aveva chiesto alle chiese di tutto il mondo di unirsi in una settimana di preghiera e digiuno per la libertà di culto nella nazione nordafricana.

© Osservatore Romano   27.4.2018